di DANILO CARUSO
Giulio Sartorio è
per Lercara Friddi “il sindaco” per antonomasia. La sua scomparsa, avvenuta a
Palermo il 6 febbraio 1921, costituì un momento di profonda commozione tra i
cittadini.
A un mese dalla morte gli fu
intitolato il principale corso urbano, sin allora Corso nazionale.
L’altra intenzione di dedicargli un
monumento attese un trentennio, quando all’inizio degli anni ’50 l’on. Gioacchino
Germanà fece ristrutturare la villa in piazza Umberto I, dove tra gli altri
trovò alloggio un busto bronzeo del Sartorio (opera di E. Montana del 1952; nel
’21 si pensava al marmo).
Avvocato, il biondo Giulio Sartorio,
si era laureato presto dopo aver superato i vent’anni; si sposò poi con la
baronessa Maria Sutera, ebbero undici figli.
Possidente e gestore di alcune
miniere locali (la Grande e la Piccola Sartorio sul Colle Croce), è stato,
oltre che assessore comunale, sindaco di Lercara per quasi un ventennio: dal
1878 al 1901 nove anni in cinque mandati, e dal 1911 al 1920 in due mandati.
La sua azione politica fu foriera di
grandi innovazioni per Lercara che ebbe dal nulla un nuovo impianto idrico e
fognario, spazi pubblici pavimentati (tra cui la piazza Duomo), l’edificio
della scuola elementare (Plesso Umberto I, oggi Sartorio), l’illuminazione
pubblica alimentata dall’elettricità (prodotta dalla cosiddetta “pompa
elettrica”), la nuova sede comunale (palazzo Palagonia).
La prima guerra mondiale – durante
la quale era morto al fronte il nipote Attilio Scarlata (1881-1918), fidanzato
di Mabel Rose e delfino di Giulio Sartorio – impedì l’attuazione di altri progetti.
Nella sua vita – essendo nato nel
1844 non ebbe un’età sufficiente per partecipare ai principali avvenimenti
politici isolani preunitari e unitari – ricevette delle onorificenze, fra le
quali il titolo di “Grande ufficiale della corona d’Italia” e di “Cavaliere dei
santi Maurizio e Lazzaro”.
La tomba nel cimitero lercararese |
Ricoprì anche l’incarico di
consigliere alla Provincia di Palermo e di vicedirettore del Consorzio
zolfifero siciliano.
Nell’ultima circostanza pubblica in
cui si rivolse ai Lercaresi, nelle elezioni comunali del 1920, prese congedo
dal suo impegno politico con queste parole: «Ormai son vecchio e malato, a voi
tutto io diedi, o miei amati concittadini, ora null’altro posso darvi che il
mio bacio, vi bacio e vi stringo tutti sul mio cuore!».
In articulo mortis il suo ultimo
pensiero fu per Lercara dove volle che la sua salma fosse tumulata e dove si
svolsero le esequie.
Il cimitero comunale di Lercara
Friddi ospita la comune monumentale sepoltura gentilizia di Giulio Sartorio e
della consorte Maria (1847-1922).