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giovedì 5 gennaio 2012

IMPEGNO CIVILE NELLA MUSICA DEL MAESTRO LA ROSA

di DANILO CARUSO

La storia della musica ha vissuto nella sua lunga vita momenti intensi di partecipazione alle vicende umane e sociali. Lo spirito trasmesso da note e parole ha acceso nei tempi gli animi degli uomini sostenendoli e incitandoli nel loro tendere verso la libertà e il progresso.
Pensiamo all’“Inno alla gioia” di Schiller e Beethoven (ora inno ufficiale dell’Unione europea), alla “Marsigliese”, alla marcia peronista (“Los muchachos peronistas”), al significato simbolico e allegorico di certa produzione verdiana nel periodo risorgimentale. Questo valore della creazione musicale si rinnova con vigore nell’opera del Maestro Giuseppe La Rosa, docente al Conservatorio “Vincenzo Bellini” di Palermo.
La sua attività di composizione – che contempla più di 200 titoli di vario genere (per solisti, coro e orchestra, etc.) – ha previsto un ciclo di opere civili legate da un progressivo filo conduttore che celebrasse la grandezza dell’umanità nella sua specifica esperienza storica siciliana (senza tuttavia trascurare il complesso nazionale in cui questa si inserisce e di cui è parte fondamentale: basti ricordare “Per Sempre Eroi”, rivolto a quelli italiani). Questo suo lavoro di promozione della Sicilia, di consistente valenza, si alimenta di varie idee e si sostanzia in determinate tappe, le 14 di questa serie: “Inno di Sicilia”, “Per Sempre Eroi”, “Eroi di Sicilia”, “Vespri siciliani”, “C’è chi dice sì… (per una Sicilia onesta)”, “Lottiamo per la Libertà”, “Gli angeli di Sicilia”, “Sicilia libera”, “Le meraviglie di Sicilia”, “Un futuro c’è… (anche in Sicilia)”, “Siciliani nel mondo”, “Sicilia natura viva”, “La Sicilia può cambiare”, “Sogno siciliano: rifiuti zero”.
Al loro centro si pongono i sacrifici di grandi uomini come Padre Pino Puglisi, Libero Grassi, Falcone e Borsellino. In relazione a questi ultimi due la rievocazione della rivolta del vespro si trasfigura in protesta e lotta contro la sopraffazione e l’ingiustizia. Vengono commemorati ed esaltati tanti altri: Peppino Impastato, Norman Zarcone, etc.
Il pezzo che apre questo ciclo musicale civile canta la chiara essenza di fondo dell’Isola, a cui difesa ne “La Sicilia può cambiare” La Rosa rammenta e cristallizza il severissimo monito di Giovanni Paolo II pronunziato nella sua visita ad Agrigento durante la primavera del 1993. Il desiderio di miglioramento è continuamente ravvivato partendo pure da evocazioni mitologiche classiche (Demetra che regola la natura naturans e produce ricchezza) e da connotazioni materiali (le bellezze artistiche e paesaggistiche isolane), o traendo spunto dall’impegno sociale o di studio (Biagio Conte e la sua missione, Antonino Zichichi, Charles DeLisi e così via).
Il creatore di queste composizioni, che è di Lercara Friddi, coglie idealmente l’offerta storico-monumentale del suo paese, che fu inoltre di Andrea Finocchiaro Aprile e Gioacchino Germanà, e il cui sito archeologico di Colle Madore era stato sede nell’antichità del finto taphos di Minossecollegato a un tempio di Afrodite (che come Demetra poteva presiedere alla produttività naturale). La rivendicazione della specificità siciliana è saggiamente attuata nel rispetto della superiore unità italiana per trasmettere un messaggio universale di carità, fratellanza e pace: «La storia che fa trionfare l’amor ci apre gli occhi e ci fa sperar!» (da “La Sicilia può cambiare”).
Una musica, la sua, che – come sostiene Schopenhauer – diventa veicolo di trasporto e di rapimento nella verità, un tentativo di voler illustrare a scopo pedagogico una vichiana storia ideale eterna perché si realizzi.
Il Maestro La Rosa, seguace dei metodi d’insegnamento di Abreu, Dalcroze, Orff, ha coniugato alla sua ricca e apprezzata produzione (sue pubblicazioni con l’Eridania di Mantova) l’elaborazione di un proprio metodo eclettico – LIM, live informal music – alla cui diffusione si dedica. Qui lo studente parte sin dall’inizio con la pratica maneggiando strumenti facili a suonarsi, prassi accompagnata da esercizi di canto, d’improvvisazione compositiva, e di ritmica attraverso precisati movimenti del corpo che favoriscano l’acquisizione di una consapevolezza.
Sono usati brani da lui scritti ad hoc (o in sostituzione dagli stessi allievi). L’apprendimento tradizionale può essere parallelo o successivo a questo corso.
Questo lato teorico completa ed eleva il piano creativo di La Rosa ispirato da Euterpe, e gradito non solamente da intellettuali ed esperti del settore: la musica – nobile arte dei suoni – ha un suo ruolo autorevole che va oltre i confini della res publica optimarum litterarum.



SICILIA CELEBRATA

di DANILO CARUSO

Il patrimonio artistico-culturale siciliano si arricchisce di un nuovo inno dedicato alla terra madre simboleggiata dalla triscele, un inno di esaltazione composto dal Maestro Giuseppe La Rosa.
L’autore, nativo di Lercara Friddi, proviene da un paese che è stato “materno” per Andrea Finocchiaro Aprile, leader dopo l’ingresso degli Angloamericani in Sicilia durante l’ultimo conflitto mondiale della più ardita ed estrema richiesta di autonomia regionale: quella come Stato indipendente.
Ma il creatore di questa celebrazione musicale (corale e orchestrale) non ha d’altro canto dimenticato la particolare evoluzione di questo progetto in un’efficace posizione autonomista nel solido quadro dell’unità nazionale espressa dall’operato dell’onorevole Gioacchino Germanà (Lercarese, ex indipendentista, più volte parlamentare e assessore regionale).
L’incipit verbale (nella I delle cinque parti della composizione) si risolve, attraverso il carattere maestoso ed eroico di questa sezione, in una pura e nitida esaltazione ideale che comprende nel suo slancio tutta l’immagine dell’Isola.
Spazio, tempo e passioni vengono tematizzati inoltre nei tre successivi tratti strumentali: il solenne tempo di marcia (II) rievoca la dimensione mitologica, il tempo di minuetto (III) con spirito arcadico-barocco richiama alla memoria natura e tradizioni, il ritmo di valzer (IV) esprime un’idea positiva dell’esistenza.
In conclusione (V) viene ripetuta la parte corale d’apertura, che culmina adesso con un’incalzante sequenza, manifestazione di «ardore» e di «amore» verso la «Sicilia» il cui nome viene inciso a suggello nei cuori da una polifonia terminale di varie e sovrapposte altezze vocali.
Questo inno tocca i vari aspetti di pregio della terra siciliana e della spiritualità isolana, rende onore a un insieme di cultura e di valori il cui retaggio risale glorioso e indomito i secoli per giungere all’antichità più remota.