di DANILO CARUSO
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(una scultura
di Pablo Vidal)
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Valentina Nappi è una
pornostar, la quale coltiva interessi intellettuali, come ricordato da Paolo
Dai Prà, youtuber filosofico, nel video riportato. Il tema affrontato riguarda
il rapporto tra l’Io e il corpo nella società capitalistica odierna mediante la
sessualità. Dai Prà rileva come la Nappi intraveda uno strato ideologico
sovrastrutturale nell’agire umano a tal punto, nella di esso sostanza
moralistica e politica, da configurarsi “naturale”. Sorge a proposito una serie
di spunti che ho voluto portare un po’ più in là rispetto a quanto viene detto.
Ho trovato interessante l’accostamento della Nappi al monachesimo orientale per
quanto concerne il rifiuto della sovrastruttura sociale nel tentativo di
raggiungere qualcosa in seno alla Natura di autentico e puro. Nel mio fare un
passo aggiuntivo a simile riflessione, mi è venuto in mente un aspetto che ho
evidenziato nel mio saggio su “Brave New World” di Aldous Huxley1,
dove ho parlato dell’esercizio della sessualità in quella distopica società, la
quale rappresenta le estreme conseguenze del capitalismo (visto alla maniera di
Weber). Ho spiegato il fatto che venga là apprezzata la varietà di partner
sessuali come una forma agapica portata al limite massimo: il dono gratuito di
sé a tutti, di cui d’altro canto la Nappi (in particolare evocata in
conclusione del video) dice della prostituta (porne); una donna la quale dovrebbe
concedersi gratuitamente. Vale a dire come le donne osservanti della “nuova
morale” dello huxleyano Mondo Nuovo: nella visione della Nappi l’etichetta di
“distopico” al discorso penso possa apparire un dettaglio irrilevante in una
teorica (futura) fase emancipatrice non ancora totale, ma anzi ancora legata a
vincoli di controllo e manipolazione sociali. Dai Prà e la Nappi presentano
l’argomento in termini di una libido freudiana, con l’ES che svolge il ruolo
non tanto di forza coercitiva nell’ambito sessuale quanto invece di strumento
volto a scardinare un “naturale sovrastrutturale”. Io sono junghiano e riguardo
a ciò cerco di vedere le cose in un modo che non abbia uno sbocco ideale
anarchico. Ritengo, pur condividendo le critiche all’ipocrisia dell’apparato
sociale imperniato sui consumi segnalati dall’ES, che la meta sia elevarsi a
un’idea di libido junghiana. Jung nella sua psicologia analitica auspica,
attraverso la dinamica formativa degli archetipi, l’adozione di comportamenti
non dettati da anarchia. A differenza di Valentina Nappi, di cui apprezzo nella
lettura di Dai Prà il pensiero, io inserirei (ma è ovviamente il mio personale
punto di vista) il tema del legame intercorrente fra corpo e mondo sotto il
profilo della sessualità in un contesto non freudiano, bensì junghiano. Sono
consapevole che quanto suggerisco apra una prospettiva alquanto differente.
Comunque, a sostegno della Nappi, debbo ricordare come la sessualità sia in
effetti inquadrata in cornici ideologiche (la consumistica, la religiosa) le
quali riducono il congresso carnale al solo fine procreativo, e come il
femminile fenomeno fisiologico dello squirting, per niente legato a una
meccanica riproduttiva della specie (infatti non è necessario), sia la
dimostrazione dell’insussistenza di una veduta circoscritta. Secondo la
dottrina della Chiesa cattolica il congresso carnale ha il principale obiettivo
di contribuire alla nascita di nuovi esseri umani, così imitando il potere
creativo di Dio stesso. Nelle dinamiche fisiologiche connesse, tuttavia, sotto
il profilo teologico esiste qualcosa che non viene preso in considerazione:
l’orgasmo femminile. Mentre l’eiaculazione maschile procede sempre mantenendo
quella possibilità procreativa, a prescindere da come e con chi avvenga, lo
squirting (il quale è parimenti una possibilità naturale), è del tutto
sconnesso dalla funzione riproduttiva: giacché opera in maniera non inerente
alla fecondazione di uno o più ovuli (provenienti dalle ovaie). L’orgasmo
femminile, dunque, non è necessario alla riproduzione umana, ma d’altro canto
rimane fisiologico e possibile. Se Dio ha inserito lo squirting, allora,
significa che un amoroso convegno non abbia l’esclusivo fine procreativo, ma
anche uno parallelo, e non secondario, di natura edonistica per tutti i
partecipanti. Ad esempio, in un congresso omoerotico femminile la facoltà
procreativa rimane del tutto tra parentesi, l’orgasmo no: il fatto che questo
possa accadere o meno (in qualsiasi tipo di rapporto) contraddice
l’insegnamento della Chiesa. Se lo scopo procreativo non si mette in atto,
neanche dovrebbe sorgere il problema: tra le cose previste dalla dottrina
cattolica c’è la castità. Cioè non celebrare convegni amorosi, e quindi non
avere figli. Però nella fisiologia umana è possibile non concepire (in vari
modi), pur attuando un congresso carnale. Se Dio ha previsto lo squirting in
una dimensione edonistica indipendente e accidentale, vuol dire che l’esercizio
della sessualità in generale non è legato in maniera totalitaria alla
riproduzione: a quasi tutti i religiosi cattolici è vietato avere figli, però
imporgli un innaturale divieto antiedonistico non è coerente. Dovrebbero
proibire, per coerenza, di avere polluzioni e mestruazioni; tuttavia la natura
fa il suo corso. Perché l’orgasmo femminile dovrebbe essere ritenuto in ambito
teologico così preoccupante da non essere tematizzato e contestualizzato, se
non per ragioni tradizionalmente sessuofobiche e antifemministe? L’antica idea
della “porta del diavolo” si rivela una nevrosi maschilista e misogina. Che la
repressione sessuale presso i religiosi poi si converta in patologia pare
allora non sia un fenomeno molto legato ai singoli, bensì dipenda da simile
sistema di ingabbiare la libido. Alla fine, sembra di poter raggiungere in
maniera ragionata (filosofica) la naturale (fisiologica) smentita di un
nevrotico castello teologico: lo squirting è, e non può essere che non sia (al
pari di mestruazioni, e polluzioni). Naturalmente, come in qualsiasi cosa, la
ricerca dell’eccesso e dell’uso di forme violente non è pertinente al
benessere, così come d’altro canto la proposta di restrizione della libertà
personale sulla base di motivazioni religiose che non rispettano la liceità di
normali possibilità naturali compiute nel rispetto della sanità psichica e corporale
dei soggetti convenuti.
NOTA
1 Il capitalismo impazzito di Aldous Huxley