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sabato 7 aprile 2012

PADRE GIROLAMO CARUSO

di DANILO CARUSO

Alessandro Caruso vide la luce nel 1549, proveniva da una famiglia di possidenti e di professionisti (il padre Antonino era notaio, egli fu il secondogenito – di quattro – di Margherita La Lomia, i genitori erano gente perbene e devota: il primogenito Agostino fu pure lui notaio e i suoi quattro figli diverranno tutti sacerdoti).
Sin da piccolo mostrò un comportamento indirizzato alla santità, e da giovane fece parte della confraternita del Santissimo Sacramento del suo paese.
A Cammarata acquisì una solida cultura con studi umanistici (filosofia e giurisprudenza) proseguendo nel solco di una incipiente vocazione a offrire il suo operato alla gloria di Dio.
Il padre di Alessandro non gradì questa inclinazione poiché sperava che continuasse la tradizione familiare come professionista, e cercò di dissuaderlo dal sacerdozio mandandolo a Palermo al fine di perfezionarsi nella conoscenza del sistema giudiziale.
Dopo una travagliata decisione, la sua richiesta di entrare nei cappuccini fu accolta dal padre provinciale appena eletto dal capitolo svoltosi a Polizzi, dove Alessandro lo aveva raggiunto da Palermo.
Ritornato a Cammarata, dopo aver ottenuto l’approvazione dei genitori e verificata la fondatezza della sua vocazione partì alla volta di Lentini per il noviziato.
In quel convento, con il nome di Girolamo, entrò nell’ordine: il culto di san Girolamo era noto nella terra d’origine, e Girolamo si chiamava il nonno.
Per via di insorti problemi di salute, dovuti al nuovo tenore di vita, che gli impedivano totalmente una normale attività, con l’approvazione dei suoi superiori, decise di far ritorno in famiglia per rimettersi e riprendere successivamente il noviziato.
Guarito, da Cammarata tornò a Lentini, da cui fu mandato a Ragusa per il noviziato, e, trascorso quel periodo annuale, nel 1570 a Vizzini pronunziò la professione di piena adesione.
Per le sue qualità gli fu prospettato il sacerdozio, sebbene avesse preferito, per lo spirito di umiltà che lo animava, dedicarsi a mansioni più modeste: il 27 marzo 1574 dal vescovo di Mazara ricevette l’ordinazione.
Fu una persona molto modesta (una volta un frate suo ammiratore ne aveva conservato un dente a mo’ di reliquia, egli informato lo spinse a buttarlo); molto caritatevole con il prossimo e disponibile all’assistenza non solo spirituale verso i più disagiati, i reietti e gli ammalati (che per mezzo della sua preghiera si dice guarissero), sino al punto di farsi rimproverare per la sua bontà che andava oltre i limiti di ragionevoli precauzioni e di farsi sospettare ingiustamente di un comportamento non consono a causa del suo continuo riserbo a non ostentare il proprio slancio servizievole; incline alle pratiche penitenziali e ligio osservante di quelle religiose, si dispiaceva per le punizioni e le penitenze da lui o da altri superiori, laddove necessario, imposte ai confratelli.
Aveva riconosciuto pure il dono della veggenza.
Padre Girolamo sentiva intensamente durante il periodo pasquale i misteri dolorosi e osservava più digiuni durante l’anno liturgico.
Nel suo ministero fu responsabile dei novizi e superiore, in ordine cronologico, nei conventi di queste località: Bivona (1578-79), Castronovo di Sicilia (1579-80), Cammarata (da qui fu trasferito – dopo aver accertato i fatti – perché da alcuni frati illecitamente sospettato di aver convalidato irregolarmente l’elezione del fratello Luca, allora suo compagno di convento, come accompagnatore al capitolo provinciale), Burgio, Ciminna (in questo luogo Padre Girolamo dichiarò di aver visto durante la celebrazione liturgica a loro dedicata la beatitudine dei santi martiri; altrove in altra circostanza gli sarebbe comparsa un’anima del paradiso), Licata, Agrigento, Cammarata, Caltanissetta (lasciato questo monastero, diretto in altro posto, assieme a un altro cappuccino, dopo essersi persi sarebbero stati guidati alla meta e rifocillati da un angelo con le sembianze di un ragazzo passante), Cammarata, Corleone (di qua si narra un miracolo in cui pregando fece sì che un malefico influsso, che creava disordine tra i frati, fosse scacciato dal convento: miracoli del genere si sarebbero ripetetuti in altri casi su altre persone), Naro (1594), Castronovo di Sicilia, Naro (1596), Bivona, Licata (1599-1600); nel ’600 trascorse la sua vita perlopiù a Naro (non sempre da superiore): qui – tra i vari – per opera della sua preghiera è creduto il risanamento di una bambina moribonda: diversi i miracoli attribuiti alla sua intercessione non solo in vita ma anche dopo la morte (tra questi si annovera un caso di rianimazione tramite una sua reliquia di un bambino morto da poche ore).
Già da vivo i fedeli lo ricordavano nelle proprie invocazioni come intercessore.
Fu guida spirituale della serva di Dio suor Serafina Maria Pulcella Lucchesi (1590-1673).
Padre Girolamo ebbe due fratelli pure loro ordinati sacerdoti per la cui rettitudine s’impegnò: Simone, che condusse vita disordinata, e Luca, già menzionato, che invece si avvicinò al suo esempio scegliendo la via del sacerdozio dopo la morte di questo fratello nella cui cattiva influenza era stato attratto.
Fra i pesanti malanni che l’afflissero nell’anzianità, egli pregò Dio di porre rimedio alla sordità limitatamente ai momenti di ascolto del Vangelo durante la messa: la sua richiesta pare fosse stata esaudita e l’udito gli rimanesse completamente.
Il convento dei cappuccini di San Giovanni Gemini
Morì nel convento di Naro il 22 febbraio 1627.
Sparsasi la notizia della sua scomparsa si riversò una marea di gente che voleva venire in contatto con la sua salma, esposta nella chiesa del monastero: la cosa provocò dei problemi, tant’è che il corpo fu spostato per ben due volte verso parti più interne e interdette al pubblico accesso.
Le autorità locali presenziarono ufficialmente alle esequie: impedirono che Padre Girolamo fosse tumulato nella sepoltura comune del convento e fecero in modo che fosse posto assieme a un memorandum in un loculo riservato a lui, a destra dell’altare maggiore di quella chiesa, su cui fu scritto HIC JACET PATER HIERONYMUS A CAMERATA, SACERDOS. PIETATE CLARUS.
L’urna con le reliquie
Monsignor Francesco Traina, vescovo di Agrigento, fece aprire il processo per la beatificazione nello stesso 1627, ma il procedimento giunto in Vaticano si fermò a causa di una notevole mole di casi di santità da esaminare provenienti dai cappuccini.
I resti di Padre Girolamo furono traslati da Naro (dalla vecchia chiesa espropriata e dal 1866 adibita a deposito) a San Giovanni Gemini il 21 dicembre 1973 e posti in una cappella, ricavata nel monastero dove lui era stato, solennemente benedetta il 24 marzo 1974 (all’interno si trovano dei quadri – uno del ’600, proveniente dal convento, raffigura Padre Girolamo – e dei simulacri). 
San Giovanni Gemini e Cammarata sono paesi contigui: il primo sino al 1879 era denominato San Giovanni di Cammarata.