Pietro Di Vitale, sesto di otto fratelli – di cui due morti prima della sua nascita – venne al mondo il 14 dicembre 1916 a Castronovo di Sicilia, da Vitale e Anna Scimeca, in una modesta famiglia di contadini ma di solide tradizioni cristiane.
Venne battezzato il 21 dicembre e ricevette l’unzione crismale il 2 maggio 1921.
Entrò nella scuola elementare, sostenuto da una particolare intelligenza, nell’anno scolastico 1922-23.
Di profonda buona indole sin dall’infanzia in quegli anni fece il chierichetto alla Chiesa Madre della Santissima Trinità con uno zelo che era presago della sua vocazione sacerdotale (uno zio e una zia materni erano entrati in convento).
A causa della disagiata situazione economica della sua famiglia nel 1926 dovette interrompere la frequenza della scuola, ma in campagna dove badava alle mucche portava con sé i libri su cui studiava.
L’ambiente castronovese, oltre al clima familiare, con la presenza dei cappuccini fu di ulteriore stimolo alla maturazione spirituale del servo di Dio: nella sua breve esistenza ebbe contatti tra gli altri con fra Vitale Lino (1868-1960) morto in fama di santità.
Nel 1930 Pietro Di Vitale manifestò alla zia suora il proprio desiderio di aderire alla vita religiosa, e con il di lei sostegno e l’aiuto economico di amici per pagare la retta del seminario vi entrò l’anno successivo, dopo che l’arciprete di Castronovo Calogero Reina lo aiutò a completare gli studi elementari e lo avviò per quelli seminarili.
In quel periodo si iscrisse all’Azione cattolica castronovese (che frequentò nei suoi ritorni in paese suscitando apprezzamento) e divenne pure terziario francescano.
Entrato in seminario (l’otto dicembre 1931 aveva vestito nella rituale cerimonia la veste talare) ottenne per concorso una borsa di studio: costante obiettivo fu l’adeguamento della sua persona al progetto di santificazione che Dio ha in serbo per ogni uomo, perseguito con semplicità e vigore.
Sempre zelante nella sua condotta e ottimo conoscitore del latino ottenne, con altri seminaristi, in premio la possibilità di recarsi a Roma nell’Anno santo straordinario del 1933.
Fu dedito allo studio, nel suo diario personale scriveva: «Il Signore mi ha dato una intelligenza aperta e una volontà energica, un giorno di questi doni dovrò rendergli strettissimo conto; perciò bisogna che ne faccia buon uso col farmi santo e dotto per la sua gloria».
Ben presto divenne oggetto dell’ammirazione dei superiori e del rispetto degli altri compagni.
Verso la fine del 1933 passò dal seminario minore a quello maggiore.
Di ritorno per le non molto lunghe vacanze si prestava a Castronovo a opere di carità per i più bisognosi e di sensibilizzazione del prossimo ai valori della fede con particolare predilezione per i fanciulli in uno spirito di letizia francescana durato anche quando la malattia non gli permise più di allontanarsi da casa.
Ebbe una intensa devozione verso il Santissimo Sacramento e la Madonna: si tramanda che durante le sue estasi di preghiera nella sacrestia della Matrice di Castronovo si sollevasse da terra.
Nel 1934 si presentarono sintomi di malattia allo stomaco, che lo condurrà alla morte, e che lo costrinse nel tempo a ritornare diverse volte a casa per soggiorni di riposo più protratti.
Nel ’37 il servo di Dio Pietro Di Vitale ebbe temporaneamente, tramite Padre Giuseppe Germanà, un guanto di san Pio da Pietralcina, a cui era stata rivolta richiesta di intercessione in favore del suo recupero.
In questi anni al seminario venne preposto in infermeria come aiutante al fine di esentarlo da tutti gli obblighi cui, a causa della malattia, era impedito di attendere.
Molto debilitato finì per fare definitivo ritorno a Castronovo, recandosi a Palermo qualche volta per delle visite mediche.
Morì nella propria abitazione il 29 gennaio 1940, le sue ultime parole, rivolto alla madre, furono: «Mamma, viva Gesù e Maria!».
Il giorno seguente il suo corpo non manifestava i segni del rigor mortis, e i medici verificarono, ma invano, di un possibile caso di apparente decesso.
L’omaggio alla salma della gente castronovese fu così grande che questa fu trasportata nella chiesa di san Sebastiano.
Le esequie furono celebrate il 30 nella chiesa di san Francesco d’Assisi, per l’indisponibilità della matrice, alla presenza di molte delegazioni (tra cui quella del seminario).
Si racconta che quel giorno e in quella circostanza fossero caduti petali dal cielo.
Le spoglie vennero deposte in un loculo offerto dall’Opera castronovese dopolavoro tra quelli del gruppo riservato ai propri iscritti.
Il resti mortali del servo di Dio furono riesumati il 9 maggio 1986 e traslati il 14 dicembre nella Chiesa Madre della Santissima Trinità (dopo un passaggio nella sepoltura gentilizia dei Tramontana).
La causa di beatificazione di Pietro Di Vitale è stata aperta il 6 marzo 1987: nel 1997 si è chiuso il processo diocesano col passaggio alla seconda fase in Vaticano alla Congregazione per le cause dei santi.
Venne battezzato il 21 dicembre e ricevette l’unzione crismale il 2 maggio 1921.
Entrò nella scuola elementare, sostenuto da una particolare intelligenza, nell’anno scolastico 1922-23.
Di profonda buona indole sin dall’infanzia in quegli anni fece il chierichetto alla Chiesa Madre della Santissima Trinità con uno zelo che era presago della sua vocazione sacerdotale (uno zio e una zia materni erano entrati in convento).
A causa della disagiata situazione economica della sua famiglia nel 1926 dovette interrompere la frequenza della scuola, ma in campagna dove badava alle mucche portava con sé i libri su cui studiava.
L’ambiente castronovese, oltre al clima familiare, con la presenza dei cappuccini fu di ulteriore stimolo alla maturazione spirituale del servo di Dio: nella sua breve esistenza ebbe contatti tra gli altri con fra Vitale Lino (1868-1960) morto in fama di santità.
Nel 1930 Pietro Di Vitale manifestò alla zia suora il proprio desiderio di aderire alla vita religiosa, e con il di lei sostegno e l’aiuto economico di amici per pagare la retta del seminario vi entrò l’anno successivo, dopo che l’arciprete di Castronovo Calogero Reina lo aiutò a completare gli studi elementari e lo avviò per quelli seminarili.
In quel periodo si iscrisse all’Azione cattolica castronovese (che frequentò nei suoi ritorni in paese suscitando apprezzamento) e divenne pure terziario francescano.
Entrato in seminario (l’otto dicembre 1931 aveva vestito nella rituale cerimonia la veste talare) ottenne per concorso una borsa di studio: costante obiettivo fu l’adeguamento della sua persona al progetto di santificazione che Dio ha in serbo per ogni uomo, perseguito con semplicità e vigore.
Sempre zelante nella sua condotta e ottimo conoscitore del latino ottenne, con altri seminaristi, in premio la possibilità di recarsi a Roma nell’Anno santo straordinario del 1933.
Fu dedito allo studio, nel suo diario personale scriveva: «Il Signore mi ha dato una intelligenza aperta e una volontà energica, un giorno di questi doni dovrò rendergli strettissimo conto; perciò bisogna che ne faccia buon uso col farmi santo e dotto per la sua gloria».
Ben presto divenne oggetto dell’ammirazione dei superiori e del rispetto degli altri compagni.
Verso la fine del 1933 passò dal seminario minore a quello maggiore.
Di ritorno per le non molto lunghe vacanze si prestava a Castronovo a opere di carità per i più bisognosi e di sensibilizzazione del prossimo ai valori della fede con particolare predilezione per i fanciulli in uno spirito di letizia francescana durato anche quando la malattia non gli permise più di allontanarsi da casa.
Ebbe una intensa devozione verso il Santissimo Sacramento e la Madonna: si tramanda che durante le sue estasi di preghiera nella sacrestia della Matrice di Castronovo si sollevasse da terra.
Nel 1934 si presentarono sintomi di malattia allo stomaco, che lo condurrà alla morte, e che lo costrinse nel tempo a ritornare diverse volte a casa per soggiorni di riposo più protratti.
Nel ’37 il servo di Dio Pietro Di Vitale ebbe temporaneamente, tramite Padre Giuseppe Germanà, un guanto di san Pio da Pietralcina, a cui era stata rivolta richiesta di intercessione in favore del suo recupero.
In questi anni al seminario venne preposto in infermeria come aiutante al fine di esentarlo da tutti gli obblighi cui, a causa della malattia, era impedito di attendere.
Molto debilitato finì per fare definitivo ritorno a Castronovo, recandosi a Palermo qualche volta per delle visite mediche.
Morì nella propria abitazione il 29 gennaio 1940, le sue ultime parole, rivolto alla madre, furono: «Mamma, viva Gesù e Maria!».
Il giorno seguente il suo corpo non manifestava i segni del rigor mortis, e i medici verificarono, ma invano, di un possibile caso di apparente decesso.
L’omaggio alla salma della gente castronovese fu così grande che questa fu trasportata nella chiesa di san Sebastiano.
Le esequie furono celebrate il 30 nella chiesa di san Francesco d’Assisi, per l’indisponibilità della matrice, alla presenza di molte delegazioni (tra cui quella del seminario).
Si racconta che quel giorno e in quella circostanza fossero caduti petali dal cielo.
Le spoglie vennero deposte in un loculo offerto dall’Opera castronovese dopolavoro tra quelli del gruppo riservato ai propri iscritti.
Il resti mortali del servo di Dio furono riesumati il 9 maggio 1986 e traslati il 14 dicembre nella Chiesa Madre della Santissima Trinità (dopo un passaggio nella sepoltura gentilizia dei Tramontana).
La causa di beatificazione di Pietro Di Vitale è stata aperta il 6 marzo 1987: nel 1997 si è chiuso il processo diocesano col passaggio alla seconda fase in Vaticano alla Congregazione per le cause dei santi.