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domenica 15 luglio 2012

SANTA ROSALIA SINIBALDI

di DANILO CARUSO

Non si conoscono con esattezza gli anni di nascita (1130 ca) e di morte (4 settembre 1160 ca) di santa Rosalia.
Proveniva dalla famiglia dei nobili Sinibaldi: suo padre Sinibaldo era duca dei feudi di Quisquina e del Monte delle Rose, sua madre Maria Guiscarda (Viscardi), che discendeva da Carlo Magno, era parente di Ruggero II primo sovrano normanno di Sicilia.
Ciò le permise di frequentare la corte siciliana nella quale fu pretendente alla sua mano il principe belga Baldovino.
Respinta la proposta di matrimonio e seguendo la sua vocazione religiosa lasciò Palermo intorno ai quindici anni: andò a vivere in un’isolata grotta sui monti della Quisquina, ricadente in un feudo paterno, allora nei pressi di un monastero.
Il vicino centro di Santo Stefano risale al 1200.
Dopo un certo periodo ritornò a Palermo spostando il suo luogo di eremitaggio in un nuovo antro – divenuto oggi santuario – sul Monte Pellegrino, centro del suo ultimo ritiro, stavolta nelle vicinanze di una chiesa (nei dintorni c’era pure un convento).
Santa Rosalia era già venerata dalla fine del XII secolo.
Sul Monte Pellegrino presero a vivere degli eremiti francescani che cercarono di rintracciare infruttuosamente il suo sepolcro; mentre a Santo Stefano Q., dove si trova un quadro del 1464 che la accosta ad altri santi, venivano narrati alcuni miracoli compiuti per sua intercessione.
A Bivona alla fine del ’400 le fu eretta una chiesa.
Era invocata contro la peste.
Nel 1624 un’epidemia dilagò a Palermo: un’ammalata prossima a morire – pare poi miracolosamente rimessasi in salute – dichiarò di aver visto in sogno Rosalia che le parlava; costei con altre compagne si recò quindi in pellegrinaggio su Monte Pellegrino.
Si tramanda che in un altro sogno santa Rosalia dicesse il posto in cui trovare le sue reliquie, scoperte il 15 luglio.
La peste, secondo la tradizione, terminò a Palermo nel 1625 dopo che le sue ossa furono portate in processione.
Al 25 settembre 1624, durante la costruzione del convento domenicano della Quisquina, in seguito a ricerche, sollecitate dai recenti accadimenti e dalla locale memoria che ne ricordava il soggiorno, risalirebbe pure la scoperta della grotta di Rosalia con l’iscrizione all’ingresso.
In quest’entrata fu trovato un altare in rovina testimonianza di un culto a lei devoluto.
L’iscrizione recita: «EGO ROSALIA / SINIBALDI QVISQVI/NE ET ROSARVM / FILIA AMORE / D[OMI]NI MEI / IESV CRISTI / IN HOC ANTRO / HABITA/RI DECREVI / 12»; traduzione: «Io Rosalia Sinibaldi, figlia del signore [dei feudi] della Quisquina e [del Monte] delle Rose, per amore del mio Signore Gesù Cristo ho deciso di abitare in questo antro / 12».
A Santo Stefano Q. si celebra annualmente la festività della patrona santa Rosalia per cinque giorni a partire dalla prima domenica di giugno, nella quale vengono portate in processione alcune sue reliquie arrivate da Palermo nel 1625 (anno a cui risale la sua chiesa vicino all’antro restaurata nel 1877).
L’insieme maggiore dei suoi presunti resti mortali sono custoditi all’interno della cattedrale palermitana.
Il 26 gennaio 1630, sotto il pontificato di Urbano VIII, Rosalia Sinibaldi è stata canonizzata: viene ricordata nel Martirologio il 15 luglio ed il 4 settembre.
Nel 1666 divenne patrona di Palermo.
Nello spiazzale dell’eremo della Quisquina, accanto all’inizio del sentiero che porta alla grotta, il 7 giugno 1990 il Comune di Santo Stefano scoprì una statua bronzea di santa Rosalia realizzata dallo Stefanese Lorenzo Reina.


L’EREMO DELLA QUISQUINA

Nelle immagini è possibile vedere il bronzo di Lorenzo Reina, il settecentesco altare maggiore della chiesa di santa Rosalia posta di fronte all’entrata del lungo corridoio che porta all’antro, l’ingresso della grotta di Rosalia e l’interno dove si trova il suo simulacro del ’700.



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