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martedì 12 giugno 2012

LA BALLATA DI MULAN

di DANILO CARUSO

La ballata (di autore anonimo) che narra la storia di Mulan – la cui reale esistenza non è accertata – è circoscrivibile ai tempi delle dinastie cinesi settentrionali Wei (386-535) e Sui (581-618). Funse da piano di proiezione e coagulo di superstiti simili racconti, che avevano una protagonista sulla falsa riga di Mulan ma non necessariamente allo stesso modo chiamata. Nell’arco temporale 316-589 in cui la Cina non godette di unità politica la letteratura delle regioni nordiche, finite sotto il controllo di etnie barbare, sviluppò temi differenti rispetto a quella meridionale: la figura femminile socialmente più autonoma e impegnata alimentò non solo il disorientamento della tradizionale visione dei ruoli ma anche forme creative originali. Caso unico vista la sua articolazione (ha cinque sequenze d’azione: vv. 1-16 / 17-32 / 33-42 / 43-58 / 59-62), ne esiste un’elaborazione più breve (44 versi) e diversa, forse precedente, d’ispirazione confuciana. Il nome Mulan (木 兰) significa magnolia (letteralmente: orchidea-di-legno; Mù: legno, làn: orchidea), e da Magnolia si presentò in Italia in un’antologia (curata da Giorgia Valensin) che aveva un’introduzione di Eugenio Montale il quale la menzionava. La prima selezione specialistica di poesie cinesi pubblicata in Europa fu un’edizione tedesca del 1830; una seconda francese, destinata a lettori più comuni, fu stampata nel 1882 in lingua italiana. Esistono tre varianti originarie del cognome della nostra eroina: Wei, Ren, Zhu. Con quest’ultimo è nota in una narrazione in cui quattordicenne si sostituisce al vecchio genitore malato nell’esercito (che mirava a far fronte a un’invasione di nomadi barbari) travestendosi da uomo. Potrebbe essere promossa grazie ai suoi meriti per volere dell’imperatore Tang Tai Zong, ma rifiuta desiderosa di tornare a casa. Riceve comunque la possibilità di fregiarsi del cognome Li – originario appartenente alla famiglia regnante – e del titolo offertole di generale. Alla fine in seguito a un oracolo che prevedeva la dinastia imperiale al potere spodestata da una donna col suo nome, scoperta la sua identità femminile e ingiustamente accusata da calunniatori, al fine di rendere manifesta la sua buona fede, si suicida. Come Wei è conosciuta in altre due leggende. La prima la dice nativa di Shangqiu e vissuta all’epoca di Wen (primo regnante Sui riunificatore della Cina). In entrambe prende sempre il posto dell’anziano padre nella chiamata alle armi per resistere all’invasione. Nella prima cade in combattimento e ottiene un appellativo (xiaolie) che onora il suo coraggio e la pietas verso il genitore. Nella seconda, ambientata durante la dinastia Sui, sostenuta dalle sue eccellenti qualità, raggiunge il rango di generale, però in conclusione rifiuta un ulteriore incarico di governo da parte dell’imperatore Yang per fare ritorno al suo villaggio. Qui i vecchi commilitoni scoprono che era una donna. La notizia giunge al sovrano, il quale la vorrebbe includere tra le sue concubine: tuttavia lei contraria si suicida e riceve postumo l’epiteto di xiaolie. Tale filone sembra aver ispirato la ballata: lo dimostrerebbero le tangenze narrative. Proveniente dall’abbiente famiglia Ren la dipinge infine una versione d’epoca Tang (618-907) che la pone alla testa di un esercito da lei arruolato con risorse familiari, sedante una ribellione nella sua regione. Dei secoli successivi sono altre diverse rielaborazioni di varia natura (che, va detto, misero pure in evidenza piccoli aspetti erotici). In particolare un dramma di Xu Wei (1521-1593) contribuì decisamente a far conoscere la nostra come Hua Mulan, causando l’abbandono di tutti gli altri nomi e cognomi (hu vorrebbe dire fiore). Nel 1975 fu dato alle stampe negli USA il romanzo di Maxine Hong Kingston (n. 1940) “La donna guerriero” a ella dedicato. Svariati anche gli adattamenti cinematografici e televisivi. Film di produzione cinese: due muti (’27 e ’28) cui hanno fatto seguito altri (’39, ’51, ’56, ’57, ’61), più uno musicale con Ivy Ling Po (n. 1939) del ’64 e quello del 2009 con Zhao Wei (n. 1976). L’attrice Zhang Ziyi (n. 1979) sarebbe dovuta essere protagonista in una realizzazione cinoamericana – annunziata nel settembre 2010 – arenatasi per mancanza di finanziamenti. Ancora cinese è una serie televisiva in 20 puntate andate in onda su TVB nel 1998 con Mariane Chan (n. 1972), mentre a Taiwan l’anno successivo su CTV è stata trasmessa una nuova serie di 43 episodi con Anita Yuen (n. 1971). Celeberrimo è il film d’animazione della Disney del 1998, che ha avuto un sequel nel 2004. Tra le curiosità degne di citazione sono: un cratere di Venere, del diametro di 24 km, che porta il nome di Hua Mulan, e il fatto che le furono dedicati tre templi a Yucheng, Bozhou e Huangpi, città che rivendicarono di averle dato i natali. Gli spunti ideali offerti dalla ballata sono stati di volta in volta colti e valorizzati: la parità tra uomo e donna, il patriottismo strumento di difesa del benessere collettivo e individuale. Sullo sfondo di tutto uno dei temi canonici della letteratura cinese: l’allontanamento dalle persone care. Il sistema metrico di una ballata popolare del genere ha solitamente versi di cinque o sette caratteri. A ognuno di questi ultimi corrisponde una parola avente nella pronunzia un puntuale andamento sonoro. Esistono quattro toni vocali: ascendente (si-re), discendente-ascendente (la-sol-do), discendente (re-sol), piano (re). Gli otto versi iniziali ricalcherebbero un comune schema usato da poeti: i suoni onomatopeici del primo (, separati da un avverbio centrale) provenivano da canti in cui una ragazza sospirava per via del suo sposalizio reso incerto. L’uso del termine Khan ( ) nel v. 10 riconduce alla dinastia Wei settentrionale: la grande chiamata alle armi ( ) potrebbe riferirsi a un momento delle iniziative di difesa da tribù nordiche condotte tra 424 e 451. La triplice ripetizione di caratteri () tra la fine dell’undicesimo verso e il principio del dodicesimo può essere indizio della contaminazione di più fonti. Il richiamo alle Montagne Nere ( ) del v. 26 molto probabilmente fa riferimento alla cima più orientale dei Monti Yin a est della quale si trovano i Monti Yan (v. 28, ): la società Wei settentrionale risentì della lingua dei Mongoli presso cui quella serie montuosa era denominata Le diciassette montagne nere. I vv. 29-32 sembrano essere un mero ossequio a una consuetudine letteraria.



La ballata di Mulan

(versione in italiano a cura di Danilo Caruso)

1.    Un sospiro dopo l’altro,

2.    Mulan sta tessendo davanti all’uscio.
3.    Non si sente il rumore della spoletta,
4.    solamente i sospiri della ragazza
5.    Le chiedi: «Cosa pensi?».
6.    Le chiedi: «Di cosa hai nostalgia?».
7.    «Non penso a niente,
8.    non ho nostalgia di nulla.
9.    La notte scorsa ho visto le insegne,
10.  il Khan sta arruolando una grande forza,
11.  la lista dei soldati occupa una dozzina di rotoli,
12.  e in ognuno è il nome di mio padre.
13.  Non c’è un figlio adulto per lui,
14.  Mulan non ha un fratello più grande.
15.  Andrò a comprare un cavallo e una sella
16.  per combattere al posto di mio padre.»
17.  Al mercato dell’est comprò un eccellente destriero,
18.  al mercato dell’ovest comprò una sella completa,
19.  al mercato del sud comprò le briglie,
20.  al mercato del nord comprò una lunga frusta.
21.  All’alba salutò i genitori,
22.  all’imbrunire si accampò vicino al fiume Giallo.
23.  Non ascoltava più la voce chiamante di suo padre e sua madre,
24.  sentiva solo l’acqua fluente del fiume [ , suoni onomatopeici aggiuntivi].
25.  All’alba abbandonò il fiume Giallo,
26.  al crepuscolo riposò sulle Montagne Nere.
27.  Non ascoltava più la voce chiamante di suo padre e sua madre,
28.  sentiva solo il fragore dei cavalieri nemici sulle Montagne Yan [ , suoni onomatopeici aggiuntivi].
29.  Le truppe in guerra percorsero grandi distanze,
30.  attraversarono passaggi di montagna come se stessero volando.
31.  Le raffiche della tramontana portavano il segnale dell’ora fatto dalle sentinelle notturne,
32.  alla luce della luna [ , letteralmente luce fredda] brillavano le armature.
33.  Generali morirono in tante battaglie,
34.  guerrieri coraggiosi fecero ritorno a casa dopo dieci anni.
35.  Al loro ritorno furono ricevuti dal Figlio del Cielo
36.  che sedeva nella sala degli splendori.
37.  Si concessero dodici promozioni,
38.  grandi ricompense si assegnarono a migliaia di uomini valorosi.
39.  Il Khan chiese a Mulan cosa desiderasse.
40.  «Non ho bisogno di un incarico di governo,
41.  desidero una bestia per cavalcare leggermente
42.  e tornare finalmente al mio villaggio.»
43.  Quando i genitori udirono la figlia ritornare
44.  uscirono ad accoglierla fuori delle mura del villaggio appoggiandosi fra di loro.
45.  Quando la sorella maggiore la sentì avvicinarsi
46.  si truccò di rosso [colore simboleggiante per i Cinesi sorte favorevole e vitalità] e l’aspettò davanti alla porta.
47.  Quando il fratello minore la sentì avvicinarsi
48.  affilò il coltello per uccidere maiali e capre.
49.  «Apro la porta della mia camera orientale,
50.  siedo sul mio letto nella camera occidentale.
51.  Mi tolgo l’armatura che portavo in battaglia
52.  e mi metto i vestiti del tempo passato.»
53.  Vicino alla finestra si accomodò i capelli,
54.  davanti allo specchio si adornò con un impasto di fiori gialli.
55.  Lei uscì fuori della porta e vide i suoi camerati
56.  che rimasero tutti stupiti e perplessi:
57.  «Dodici anni siamo stati insieme nell’esercito
58.  e nessuno sapeva che Mulan fosse una ragazza.»
59.  «Le zampe del coniglio maschio saltellano su e giù,
60.  mentre il coniglio femmina ha occhi confusi e sconcertati.
61.  Quando due conigli corrono lungo la terra,
62.  come puoi capire se io sono maschio o femmina?»
 
 
1.       
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3.       
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10.     
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13.     
14.     
15.     
16.     
17.     
18.      西
19.     
20.     
21.     
22.      宿
23.     
24.     
25.     
26.      宿
27.     
28.     
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30.     
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48.     
49.     
50.      西
51.     
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