di DANILO CARUSO
2 benefattrice dei
descamisados.
3 Parlavi dal balcone
di Perón
4 alla gran folla di
aficionados:
5 tutti rivolti in un
coro amico.
6 Speranza di una
popolazione,
7 dopo l’arcobaleno un
nemico
8 oscuro ti strappò
alla nazione.
9 Immenso della gente
il dolore.
10 E il cielo divenne grigio,
sordo:
11 pioggia, lacrime ormai
era finita.
12 Nessuno allora più
gridava Evita.
13 Però la fiamma del tuo
ricordo
14 accesa rimarrà nel
nostro cuore.
Ho composto questo sonetto nel 1998. Per un approfondimento storico
sulla figura di Evita e dell’ideologia del giustizialismo peronista rinvio a
questi miei studi:
- http://danilocaruso.blogspot.it/2013/07/il-giustizialismo-peronista.html
- LA MORTE DELLE IDEOLOGIE, Palermo dicembre 2011 (in questo merito: pagg. 21-30)
Qui mi limiterò a integrare il testo delle sufficienti note
esplicative.
Sonetto: rime ABAB ABAB ABC
CBA
Metro: endecasillabo
v. 1 –
Evita (1919-1952) è entrata nella storia, non solo dell’Argentina, come una
portabandiera degli umili (abanderada de los humildes). Caratteristica tra le
sue pettinature quella con i capelli raccolti sulla nuca.
v. 2 –
Durante le prime due presidenze di Juan Domingo Perón (1946-55), la sua
fondazione stette al centro di un’azione, in parte anche internazionale, di
sostegno ai più bisognosi.
vv. 3-5 –
Il balcone della Casa Rosada (palazzo presidenziale a Buenos Aires) rappresentò
un palcoscenico di suoi discorsi a cui interveniva una marea di gente
acclamante.
v. 7 – Il
cosiddetto viaggio dell’arcobaleno, in Europa nel 1947, fu un giro ufficiale di
Eva Perón che toccò anche l’Italia.
vv. 7-8 –
Hanno un particolare enjambement sintagmatico. Il «nemico oscuro»: il tumore
all’utero che ne causò la morte.
vv. 10-11
– Evita scomparve il 26 luglio, periodo invernale nell’emisfero australe.
v. 12 –
Questo verso si ricollega all’aggettivo «sordo» del v. 10: non si udivano più
le gioiose acclamazioni.
vv. 13-14
– Con sentimento di affettuoso rispetto gli Argentini sinceri e tutti quanti
hanno ammirato e condividono il suo ideale di giustizia sociale ricordano oggi
Evita.
Nel sistema delle rime la quartina d’apertura ha l’iniziale
(chignon-Perón) che mostra la coppia presidenziale di fronte ai
descamisados-aficionados: altro accostamento che si fonde in maniera integrale
per divenire folla relazionato al precedente. Il passaggio dal 4° verso, ultimo
di questa quartina, al 5°, primo della successiva, tramite i due punti
d’interpunzione, dilata e rende l’ampiezza di questa coralità di gente
festosa. La seconda quartina ha coppie di rime differenti: una antitetica (amico-nemico),
l’altra analogica (popolazione-nazione). La rima baciata dei vv. 11-12 è il
perno concettuale delle due terzine, in cui le altre (sordo-ricordo,
dolore-cuore) compaiono a guisa di onde che si irradiano in uno stagno, gettato
un sasso, allargandosi circolarmente e alla fine acquetandosi.
A Eva Perón
(versione in spagnolo a cura di Danilo Caruso)
Ave madonna del rubio moño,
bienhechora de los descamisados.
Hablabas desde el balcón de Perón
a la gran muchedumbre de aficionados:
todos dirigidos en un coro amisto.
Esperanza de una población,
después del arcoiris un enemigo
oscuro te arrancó de la nación.
Inmenso de la gente el dolor.
Y el cielo se volvió gris, sordo:
lluvia, lágrimas ya era acabada.
Nadie entonces ya gritaba Evita.
Pero la llama de tu recuerdo
encendida quedará en nuestro corazón.