di DANILO CARUSO
Ogni femmina
che si fa maschio entrerà nel Regno dei cieli.
Vangelo copto di Tomaso1
Yentl è la protagonista femminile di un racconto dello scrittore
Isaac Singer (1904-1991): un autore nativo della Polonia, cresciuto nella
cultura giudaica ortodossa (dai cui tratti formali si distaccò), divenuto
cittadino degli USA (dove emigrò negli anni Trenta a causa del barbaro antisemitismo
europeo). Yentl è una ragazza bruna di inizio Novecento, la quale assistita dal
padre riesce a studiare i testi e la teologia dell’Ebraismo, in casa e di
nascosto: ciò sarebbe stato impossibile in maniera aperta, giacché la comune
prassi giudea dell’epoca discrimina le donne. Rimasta completamente orfana, lei
allora decide di vestirsi da uomo, celando la sua identità sessuale. Venduta
l’abitazione di famiglia, e travestita, la sua vocazione la conduce in una
comunità di studio teologico (yeshivà). Con il nome maschile di Anshel fa
conoscenza di Avigdor, il quale diverrà suo compagno di studi e di cui si
innamorerà. Quest’ultimo era reduce dal mancato matrimonio con Hadass, andato a
monte perché era stato scoperto che un di lui fratello si era suicidato: cosa
ritenuta molto compromettente in un ambiente di osservanza religiosa rigida.
Una simile comunità ebrea polacca, tratteggiata da Singer, rappresenta uno
sfondo distopico alla narrazione della vicenda. È possibile rilevare la
dimensione sociale dello Stato etico veterotestamentario, con tutto il suo
portato prescrittivo, non poche volte, nutrito di pregiudizi misogini. Non è un
caso accidentale quello che ha portato lo scrittore premio Nobel nel ’78 a
redigere un siffatto racconto (dal titolo paradossale: “Yentl, il ragazzo della
yeshivà”). La tradizione antifemminista uscita fuori del Tanak ha rappresentato
la base della radicale misoginia transitata nel Cristianesimo. L’antropologia
biblica dell’Antico Testamento maltratta le donne. Le presenta responsabili
ingiustificate dei peggiori mali (a partire da Eva2), ne comporta
uccisione in vario aberrante modo (la moglie di Lot, la figlia di Iefte, la
regina Gezabele), le dipinge inaffidabili e cattive compagne (Dalila, la moglie
di Giobbe). Riserva loro un ruolo subalterno, apprezzato soltanto se funzionale
al benessere del popolo eletto; e non si tratta sempre di figure encomiabili
(le incestuose figlie di Lot, l’omicida Giuditta). La donna porterebbe
scompiglio nella mente di un uomo (Betsabea, ad esempio), il Tanak dice che se ne impossessa e che costei è peggiore della morte. Pure
Yentl si fa portavoce di simili assurdi pregiudizi nell’esprimere
considerazioni su Peshe (colei che diverrà moglie pro tempore di Avigdor): «Anshel
disse ad Avigdor che tale matrimonio era cattivo. Peshe né era di bella
presenza né intelligente, era soltanto una vacca con un paio di occhi. Inoltre,
impersonava la cattiva fortuna, perciò suo marito morì il primo anno del loro
matrimonio. Tali donne erano ammazzamariti». Singer ha voluto offrire un
esempio concreto di tale grottesca ottica nel suddetto personaggio: Avigdor e
Peshe alla fine divorzieranno. Yentl rimasta di sua spontanea iniziativa
intrappolata nella sua facciata pubblica maschile – una simulazione che la turberà
a tratti parecchio – si adopera al fine di riunire Avigdor e Hadass. «Spogliata
di gabardina e pantaloni, ella ancora una volta era Yentl, una ragazza in età
adatta di matrimonio, innamorata di un giovane che era fidanzato con un altra.
[…] Anshel non poteva ritornare a essere una ragazza, non poteva mai più
rimanere senza libri e una casa di studio.
[…] L’anima era perplessa, giacché si trovava incarnata in un corpo
improprio». Lei sposa Hadass: «Anshel rammentò che fu Avigdor che aveva voluto
che lei si sposasse con Hadass. […] Raccoglierebbe la vendetta per Avigdor, e
parallelamente, attraverso Hadass lo trascinerebbe in migliore intimità». Poi ripudiatala,
de facto la consegna tra le braccia del suo amato. Il racconto è articolato, e
passa attraverso la rivelazione di Yentl inerente alla di lei vera identità
sessuale ad Avigdor. «Benché i loro corpi fossero differenti, le loro anime
erano di unico genere. [...] Egli vide in modo nitido che questo era quello che
lui aveva voluto sempre: una moglie la cui mente non fosse presa da interessi
materiali… [...]. Lei aveva l’anima di un uomo e il corpo di una donna». Avigdor
vorrebbe sposarla, avendone apprezzate le doti umane e intellettuali, tuttavia
ella rifiuta la prospettiva di un’esistenza muliebre secondo il canone ebraico.
Preferisce lo studio. Il brano del vangelo apocrifo riportato sopra in
apertura, che cita delle parole di Cristo, afferma un punto di vista che non è
eccentrico nella tradizione giudaicocristiana. Yentl rimane oppressa in un distopico
meccanismo di omologazione normativa: non può essere intellettuale senza
rinunziare alla sua femminilità. Rimarrà vittima, assieme a uno sconsolato
Avigdor (il quale darà il nome di Anshel al figlio avuto da Hadass), di una
totalitaristica cornice prescrittiva. Dal racconto esaminato di Singer, Barbra
Streisand ha tratto occasione di realizzare un film (dove è la protagonista),
prendendo altresì spunto da una di esso trasposizione per il teatro di Leah
Napolin. “Yentl” uscì nel 1983, anno in cui l’americano Seminario di teologia giudaica decise di aprire le sue porte
all’ammissione del gentil sesso. Nel film intorno al minuto 47 si accenna
superficialmente al nevralgico tema della “tsela” di cui ho chiarito gli
aspetti nel mio studio indicato nella nota 2: fianco o costola? Anticipo in
breve che l’adam biblico originario è un androgino, scisso poi in due unità: il
lato femminile rappresenterà la donna, a modo di vedere del Tanak motivo di
degrado ontologico nonché antropologico. Yentl di Singer, in qualche maniera,
costituisce anche una parodia di questa maschilistica concezione di perfezione:
l’androgino annullerebbe il negativo del femminile nella sua forma individuale.
In seguito a ciò, Yentl assume connotati a volte grotteschi a volte distopici, che
gridano vendetta.
NOTE
Questo scritto è un estratto del mio saggio “Percorsi di analisi umanistiche (2018)”.
http://www.academia.edu/37182356/Percorsi_di_analisi_umanistiche
http://www.academia.edu/37182356/Percorsi_di_analisi_umanistiche
1 Gesù / Il
racconto dei vangeli apocrifi (Volume X de “I grandi libri della religione”),
Mondadori.
2 Non mi dilungherò in questa sede a parlare della
negativa visione del “femminile” in “Genesi” inserita nel contesto della
produzione degli esseri umani, dato che ho già trattato l'argomento in
dettaglio altrove, in un testo che invito a leggere: “Antropogonia e androginia
nel Simposio e nella Genesi”, contenuto nel mio saggio “Considerazioni
letterarie (2014)”.