di DANILO CARUSO
Camillo Finocchiaro Aprile è personaggio notissimo ai Lercaresi: un suo busto di bronzo troneggia all’interno della villa comunale in piazza Umberto I e una strada che dal corso permette di immettersi nella piazza del Duomo porta il suo nome. La sua attività di politico e il matrimonio con una sorella di Giulio Sartorio lo misero in condizione di allacciare un forte legame con il paese. Era nato il 28 gennaio 1851 a Palermo. Giovanissimo divenne un attivista politico mazziniano: il padre fu carbonaro e amico di Rosolino Pilo. Ebbe a cuore il tenore spirituale della gente, in un’epoca in cui l’analfabetismo era la norma: diede vita alla Società d’istruzione popolare e fu anche giornalista per conto dell’Umanitario (un periodico di tendenze repubblicane). Nel 1867 durante il tentativo di Garibaldi di conquistare Roma, tenente a Monterotondo nel manipolo comandato dal maggiore Antinori, si distinse per il suo eroismo al punto di riscuotere una menzione di merito da parte dell’eroe dei due mondi. Dopo aver abbandonato l’ideale repubblicano come il Crispi, strinse amicizia con questi, e non ancora laureatosi in giurisprudenza, ricoprì a Palermo l’ufficio di assessore comunale alla pubblica istruzione incentivando il ruolo della scuola elementare. Dal matrimonio con Giovanna Sartorio nacquero Andrea (1878-1964; il più famoso dei Finocchiaro), Emanuele, Lina e Sara. Nel 1882 venne eletto con i liberali – sarà in Sicilia il capocorrente dei nittiani – per la prima volta alla Camera nel collegio II di Palermo: vi rimarrà ininterrottamente fino alla morte, eletto successivamente nel collegio di Prizzi (di cui Lercara faceva parte con Bisacquino, Campofiorito, Castronovo, Chiusa Sclafani, Contessa, Giuliana, Palazzo Adriano). Dopo il suo matrimonio venne ripetutamente nel paese. Era ricevuto con tutti gli onori – musica e folla esultante – dato che i Sartorio Scarlata, suoi parenti, amministrarono Lercara dal 1878 al 1920. Soleva chiudere il suo arrivo rivolgendosi alla gente da un balcone di Palazzo Sartorio che dà sulla piazza. L’epidemia colerica del capoluogo isolano del 1885 lo vide molto impegnato. Nel 1887, sempre per il colera, Crispi lo mandò a Catania come rappresentante governativo: per il suo operato il re lo decorò con una medaglia d’oro (“benemerito della salute pubblica”) e l’arcivescovo di Catania cardinale Dusmet lo ringraziò pubblicamente. Favorì la nascita a Palermo, Catania e Napoli di enti assistenziali, che furono presi a modello in America, dove addirittura glieli intitolarono. Nel 1890 fu per sei mesi regio commissario nella capitale ottenendo come risultato il riordino urbanistico e il riassetto delle finanze. Nel primo governo di Giovanni Giolitti (15-5-1892/18-11-1893) fu ministro per poste e telegrafi. Dopo le sconfitte di Adua nel 1896 furono prese di mira le scuole italiane all’estero, reputandole inutili: Camillo Finocchiaro le difese e le sostenne. Ebbe poi il prestigioso incarico di ministro di grazia e giustizia tre volte: nel governo Pelloux (29-6-1898/14-3-1899), nel governo Fortis (28-5-1905/8-2-1906), nel governo Giolitti IV (30-3-1911/19-3-1914). Dirigendo questo ministero fece adottare nel febbraio del 1913 un nuovo codice di procedura penale e fece varare tra le altre una legge per l’istituzione del giudice unico in sede civile (legge che fu poi abrogata). Alla Camera dei deputati fu anche vicepresidente: nella XIX legislatura (presidente: 11-6-1895 Villa), nella XXII legislatura dal 9-5-1907 (presidenti: 1-12-1904 Marcora, 10-3-1906 Biancheri, 2-2-1907 Marcora), nella XXII sino al 30-3-1911 (presidente: 25-3-1909 Marcora). Alle ultime elezioni politiche cui partecipò ottenne nel 1909 2005 voti su un totale di 2016 votanti, nel 1913 4242 su 5163. L’impresa libica del 1911 lo aveva avuto già promotore in seno al governo nel 1898 e nel 1905, e nel 1914 fu esponente del fronte dell’interventismo. Fu presidente del Circolo giuridico di Roma, nella cui sede fu posto, dopo la morte, un suo busto di gesso opera di Ettore Ximenes. Si spense il 26 gennaio 1916 a Roma (città dove gli è stata intitolata una piazza). Dopo la conquista dell’Etiopia nella guerra del 1935-36 il figlio Andrea promosse la traslazione delle spoglie nel pantheon dei Siciliani insigni, la Chiesa di san Domenico a Palermo, che ebbe luogo il 5 aprile 1938: la salma è stata deposta in fondo nella parte destra dell’interno della chiesa in uno spazio vicino alla tomba di Francesco Crispi. Sul sepolcro compare la sua effigie e un epitaffio. Camillo Finocchiaro mostrò interesse per Lercara agevolando l’attuazione dei progetti di costruzione del Plesso Sartorio e della stazione ferroviaria di Lercara Alta.