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lunedì 7 settembre 2015

FRANCESCO CALÌ

di DANILO CARUSO

La nuova Caserma dei Carabinieri di Lercara Friddi– dal 1908 al 1955 ebbe sede nella villa inglese del paese (Villa Lisetta) – fu intitolata a un giovane carabiniere lercarese, Francesco Calì, scomparso tragicamente nell’esercizio del suo dovere all’età di ventitré anni.
Era nato il 7 gennaio 1915 a Lercara Friddi. Mortogli il padre da bambino in una sciagura mineraria si era arruolato nell’Arma dei Carabinieri e prestava servizio in Puglia.
La sera del 4 maggio 1938 si trovava con il compagno Antonio Lorusso (un Pugliese nato ad Andria l’uno gennaio 1906) ad attendere sulla spiaggia in località Pizzone che dei ladri tentassero di recuperare una bobina metallica, ivi nascosta, illecitamente sottratta dal vicino Arsenale militare marittimo di Taranto (in cui entrambi svolgevano attività di sorveglianza da un paio d’anni).
Tre criminali giunsero con una barca dal mare intorno alle 20:00, ma vistisi scoperti si diedero tutti alla fuga senza refurtiva dopo che appena uno di loro era sceso a riva.
Presili di mira infruttuosamente con le proprie armi Calì e Lorusso si gettarono in mare con sprezzo del pericolo alla volta della loro imbarcazione per catturarli.
Calì, essendosi aggrappato con una mano alla prua, perso il suo punto d’aggancio morì come Lorusso che stando in acqua, afferrato alla poppa, era riuscito a uccidere uno dei tre inseguiti.
I cadaveri furono recuperati (gli altri due delinquenti superstiti furono arrestati e condannati).
Il loro gesto gli valse la Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria conferitagli con regio decreto il 19 maggio 1939.
Lercara ha ricordato Francesco Calì prima inserendo il suo nome, con quelli presenti, nella parte frontale del Monumento ai Caduti nel ’15-’18, e poi, quando su iniziativa dell’on. G. Germanà, la caserma si trasferì in un edificio che era stato sede del magazzino del Consorzio generale della Sicilia (ristrutturato nel 1949-54), intitolandogliela con cerimonia ufficiale il 21 novembre 1955.
Il complesso fu realizzato in due lotti di lavori dall’impresa Manto (nov. ’49-mag. ’53 per L 12.427.000) e dall’impresa Loriano (feb. ’52-mar. ’54 per L 15.350.000 relative alla sopraelevazione).
Il Comune vi fece apporre all’ingresso nel ’56 una lapide commemorativa della medaglia d’oro, temporaneamente rimossa all’inizio degli anni Ottanta.
Una via dell’abitato è pure dedicata a lui.
Anche Palermo ricorda Francesco Calì: l’Istituto del nastro azzurro fece erigere una stele in sua memoria nel Giardino inglese.


Francesco Calì

[da ALBO D’ORO DEI CARABINIERI, ENTE EDITORIALE PER L’ARMA DEI CARABINIERI (1979)]

«Con altro carabiniere, sorpresi in flagrante tentativo di furto tre pericolosi pregiudicati, che con una barca avevano raggiunto la riva di un Regio arsenale militare marittimo e che, al fermo da essi intimato, cercavano di riguadagnare il mare, non esitava a slanciarsi in acqua completamente vestito allo scopo di assicurarli alla giustizia. Riuscito ad afferrare un bordo della barca, tentava, sino all'estremo delle sue forze, di imporre ai malviventi il rispetto della legge; ma sopraffatto da essi, trovava in mare morte gloriosa. Nobile esempio del dovere e di alto spirito di sacrificio.»


Antonio Lorusso

[da ALBO D’ORO DEI CARABINIERI, ENTE EDITORIALE PER L’ARMA DEI CARABINIERI (1979)]

«Di notte, in un Regio arsenale militare marittimo, per assicurare alla giustizia tre pericolosi malfattori che, sorpresi in flagrante tentativo di furto, cercavano scampo a bordo di un battello, pure essendo inesperto del nuoto e conscio del grave pericolo, cui andava incontro, si slanciava in mare, riuscendo ad aggrapparsi all'imbarcazione. Stando immerso sosteneva disperata lotta contro i malfattori, abbattendone uno con gli ultimi colpi della sua pistola, sino a che, sopraffatto dal numero e dal furore degli avversari, trovava morte gloriosa nel mare. Fulgida espressione di virtù militare, educata al culto di una tradizione secolare.»