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lunedì 7 settembre 2015

ANDREA FINOCCHIARO APRILE

di DANILO CARUSO

Lercara Friddi è stata anche il paese di Andrea Finocchiaro Aprile: il padre Camillo, più volte ministro del regno (tra il 1892 e il 1914), aveva infatti sposato Giovanna Sartorio, sorella di Giulio Sartorio. Andrea era nato a Palermo nel 1878. Laureatosi in giurisprudenza, come il padre, interagirà con la vita politica lercarese determinandone l’indirizzo. Dopo la morte di questi (1916) Andrea Finocchiaro ne prese il posto nella leadership della corrente dei nittiani in Sicilia. Negli anni ’10 e ’20, anni in cui venne eletto tre volte consecutive alla Camera dei deputati nel collegio di Corleone (1913-1924), fu con Vittorio Emanuele Orlando uno dei maggiori esponenti liberali nell’isola, collocati rispettivamente nel partito alla sinistra e alla destra interna. Fu sottosegretario alla guerra e al tesoro (governo Nitti, 1919) e professore di storia del diritto all’università di Ferrara e di diritto ecclesiastico a Pisa.
Durante le competizioni elettorali ricercò il sostegno che potevano fornire enti di ambienti non propriamente liberali, cattolici e socialisti, casse rurali e cooperative, alle quali prestava il suo interesse politico. All’avvento del fascismo i liberali siciliani si divisero: la destra di Orlando (in una prima fase) con Mussolini, i radicali guidati da Finocchiaro all’opposizione. Andrea Finocchiaro terrà questo atteggiamento, ma in tono ridotto, date le circostanze, durante tutto il ventennio, connotandolo con rivendicazioni di giustizialismo storico per la Sicilia di fronte al resto dell’Italia unitaria, atteggiamento che assumerà il suo clamore separatista negli anni ’40 dopo la caduta del fascismo. I fautori di queste idee si raccolsero attorno alla Società degli agricoltori siciliani, un raggruppamento dei latifondisti il cui principale rappresentante era il barone Lucio Tasca di Bordonaro.
A Lercara il fascismo si era costituito in forma organizzata a partire dal 1920, il 28 agosto 1921 il consiglio elesse un sindaco fascista. Nel paese all’opposizione rimase la Lega democratica di Finocchiaro: alle politiche del ’21 fecero il pieno i liberali di Orlando (1357 voti su 1894 votanti), la Lega democratica di Andrea Finocchiaro, sostenuta dai Sartorio Scarlata, si dovette accontentare di 436 voti, ma egli fu eletto; alle successive del ’24 il partito di Finocchiaro si rifece, risultò primo con 728 voti (53%) contro i 694 (43%) della Lista nazionale (l’alleanza degli orlandiani e dei fascisti, sostenuta anche da Gioacchino Germanà), ma stavolta non fu rieletto alla Camera. Il raggruppamento di Finocchiaro a Lercara dette filo da torcere ai fascisti, i quali però alle amministrative del 6 dicembre 1925 risultarono vincitori ed elessero sindaco Simone Teresi.
Sotto il fascismo Andrea Finocchiaro esercitò la professione forense nel suo studio romano. Dopo la vittoria nella guerra d’Africa del 1935-36 incoraggiò la traslazione della salma del padre, avvenuta il 5 aprile 1938, da Roma alla chiesa di san Domenico a Palermo (dove riposano i Siciliani illustri), poiché questo, dopo l’eccidio di Dogali (1887) e la sconfitta di Adua (1896) aveva mostrato una reazione fieramente nazionale. Questo gesto servì al Finocchiaro per attenuare i sospetti che il fascismo nutriva su di lui e la sua attività politica. Nel periodo 1939-41 iniziò a trattare con il governo inglese una secessione dell’isola. Le prime avvisaglie di separatismo si ebbero nel 1942 col barone Lucio Tasca (che, nel settembre 1943, sarà scelto dagli Alleati come sindaco pro tempore di Palermo).
Finocchiaro Aprile aveva lasciato Roma per Palermo, prima che gli Americani vi giungessero, costituendo il nucleo del movimento indipendentista. Dopo lo sbarco degli Alleati, quando questi giunsero a Palermo (23 luglio ’43), fece loro pervenire le richieste di indipendenza dell’isola. Questi intanto istituirono per amministrare la Sicilia (agosto ’43-febbraio ’44) l’AMGOT (allied military government occupied territories), con sede a Palermo e a capo Lord Rennel e il colonnello Charles Poletti. Finocchiaro era amico d’entrambi, tant’è che dei 76 sindaci che questi nominarono in provincia di Palermo, 67 erano indipendentisti. Il 10 gennaio 1944 gli Alleati revocarono l’ordine di divieto alle manifestazioni politiche, e Finocchiaro Aprile il 16 tenne a Palermo il suo primo comizio separatista, primo di una lunga serie.
L’undici febbraio fu anche revocato lo stato di occupazione militare in Sicilia e l’isola fu di pertinenza amministrativa del governo del regno del sud. Il 1944 fu per il MIS l’anno del boom: 480.000 iscritti contro i 110.000 degli altri partiti. Dal canto loro le forze politiche di levatura nazionale si ricostituirono apertamente: nel giorno del natale di Roma e della festa dei lavoratori del ’45, manifestanti rispettivamente di destra e di sinistra distruggeranno le sedi del MIS di Palermo e Catania. Il 27 maggio 1944 a Regalbuto, durante un comizio, Finocchiaro scampò a un attentato. In quest’anno nel giorno della vigilia dell’anniversario della caduta del fascismo rinnovò le istanze d’indipendenza attraverso le Nazioni Unite.
Il MIS terrà nella sua breve ma intensa vita tre congressi: a Taormina nell’ottobre del ’44, a Palermo il 14-16 aprile 1945, nuovamente a Taormina il 31 gennaio 1947.
All’inizio del ’45 si cominciò a parlare di autonomia regionale e l’alto commissario per la regione Sicilia, figura impiantata nel marzo del ’44, istituì una commissione per l’elaborazione dello statuto: la cosa non piacque agli indipendentisti che rinnovarono agli Alleati le loro richieste di secessione e di repubblica, o in alternativa il ritorno dello stato di occupazione militare. Nel dibattito politico di allora si fantasticavano diverse ipotesi di risoluzione del problema Sicilia: due corone unite nella persona del monarca sabaudo, una Sicilia indipendente federata al resto della penisola o agli USA. Il disinteresse degli Alleati stimolò la formazione dell’EVIS (esercito volontario per l’indipendenza siciliana, fondato dal professore catanese Antonio Canepa ucciso in uno scontro con i carabinieri il 17 giugno 1945, che aveva il comando generale a Palermo e che operò tra la fine del ’44 e il ’45) i cui componenti, considerati dei fuorilegge - già le sedi del MIS erano state chiuse per disposizione dell’alto commissario Aldisio, notoriamente antiseparatista - furono braccati dalle forze di polizia, con cui ci saranno diversi conflitti a fuoco provocando purtroppo diverse vittime. Andrea Finocchiaro fu arrestato a Palermo il 2 ottobre, tradotto all’isola di Ponza, e liberato cinque mesi dopo a marzo.
Dopo le dimissioni di Aldisio, che aveva sostituito Francesco Musotto, all’inizio del ’46 da alto commissario, i leaders del separatismo incontrarono a Roma alla fine di marzo il ministro per gli affari interni Romita a cui Finocchiaro Aprile, recentemente scarcerato, ribadì le canoniche richieste.  Ritornato a Palermo fu accolto trionfalmente: tenne due comizi, davanti a una marea di gente, a Boccadifalco e a piazza Castelnuovo (Politeama), e in serata si rivolse ai Siciliani alla radio. Per le elezioni alla costituente gli indipendentisti, che appoggeranno la monarchia, dopo aver abbandonato le posizioni repubblicane nella speranza di trovare un interlocutore ben disposto, poterono tornare alla luce. Lo statuto autonomistico fu concesso alla Sicilia prima del voto istituzionale (referendum e costituente). A quest’ultima risultarono eletti 4 indipendentisti: nella Sicilia occidentale Andrea Finocchiaro Aprile (34.068 voti), Antonino Varvaro (18.520); in quella orientale Concetto Gallo (14.749), Attilio Castrogiovanni (10.514: subentrato ad Andrea Finocchiaro Aprile, 12.867). Gallo e Castrogiovanni erano in stato di reclusione al momento dell’elezione in seguito alla quale furono scarcerati. Dopo la vittoria della repubblica nel referendum la dirigenza del MIS diramò un comunicato stampa: «[…] Il Referendum del 2 giugno 1946, decidendo, in difformità dalla maggioranza del popolo siciliano, la eliminazione di quella dinastia che, pel Plebiscito del 1860, costituì il vincolo di unione della Sicilia, col Regno di Savoja, ha sciolto di diritto il vincolo medesimo. Conseguenza di ciò è che il popolo siciliano, con la caduta della Monarchia di Savoja, ha riacquistato la propria sovranità […]. E pertanto spetta al popolo siciliano il diritto a un Plebiscito affinché, liberamente e sovranamente, si pronunzi su i termini e sulla forma di una nuova unione con i popoli italiani.». Il quartetto alla costituente subì la defezione di Varvaro, fino a quel momento segretario del movimento, condizionato dalle pressioni della sinistra, avversa alla concessione delle larghe autonomie contenute nello statuto, nella discussione sul coordinamento con la nuova costituzione repubblicana. Finocchiaro Aprile denunciò a Montecitorio lo stato di segregazione e di emarginazione e l’ostilità con cui erano stati trattati gli indipendentisti; numerosi i suoi interventi durante i quali attaccò anche la DC per il suo monopolio del potere, rischiando di essere assalito dai democristiani durante il dibattito. Quando Varvaro abbandonò l’ufficio di segretario del MIS gli subentrò temporaneamente Antonino Di Matteo, il quale per riordinare il partito diede due mandati: al triumvirato Gioacchino Germanà - De Simone - Zalapì per Sicilia occidentale, e all’on. Castrogiovanni per la Sicilia orientale. Il triumvirato dal capoluogo il 3 novembre dichiarò decadute, a eccezione di quella di Finocchiaro Aprile, tutte le cariche nel MIS, e programmò un congresso per il 17-18 novembre a Palermo, che saltò per via delle imminenti elezioni amministrative. I tre avevano proclamato: «Reputiamo traditore della nostra santa causa chi, in seno al M.I.S., agita questioni istituzionali o sociali o politiche che, essendo per noi siciliani indipendentisti assolutamente premature, mirano soltanto a indebolire le nostre forze».
I nuovi incarichi furono conferiti a fine mese dal comitato nazionale del partito: Andrea Finocchiaro Aprile, presidente; Attilio Castrogiovanni, segretario; Gioacchino Germanà, vicesegretario. Le precedenti elezioni amministrative a Lercara, materna roccaforte di Finocchiaro, avevano visto al consiglio comunale la candidatura di Gioacchino Germanà, che divenne poi sindaco.
All’inizio del ’47 Varvaro fu espulso dal MIS che avrebbe voluto trasformare in MISDR (movimento per l’indipendenza della Sicilia democratico repubblicano), di indirizzo appunto repubblicano e appoggiato alla sinistra, mentre il MIS finocchiariano flirtava con i monarchici. Alle elezioni regionali del 20 maggio 1947 la lista del MIS per il collegio unico regionale, che attribuiva una parte dei seggi all’ARS utilizzando i resti di ogni lista nelle circoscrizioni, era composta da nove elementi, uno in rappresentanza di ogni provincia: Palermo, Gioacchino Germanà; Trapani, Michele Bono; Agrigento, Salvatore Fallea; Caltanissetta, Michele Sanfilippo; Ragusa, Gabriello Cannata; Siracusa, Michele Bonanno; Enna, Giuseppe Salemi; Catania, Concetto Gallo; Messina, Gaetano Drago. Il MIS ottenne 171.470 voti e otto deputati: Andrea Finocchiaro Aprile, Gioacchino Germanà, Concetto Gallo, Attilio Castrogiovanni, Giuseppe Caltabiano, Rosario Cacopardo, Gaetano Drago, Pietro Landolina. Varvaro col MISDR nessun deputato e appena 19.542 voti. Alla fine del 1947 la Costituente stabilì che i deputati che avessero alla spalle quantomeno tre legislature fossero nominati automaticamente membri del senato repubblicano: Andrea Finocchiaro fieramente rifiutò, poiché preferiva la competizione aperta e democratica. Ma alle politiche del 18 aprile del ’48 il MIS non ottenne nessun seggio e Andrea Finocchiaro lasciò la presidenza del partito. Già si era dimesso dall’ARS il 2 marzo (gli era subentrato Vincenzo Bongiorno). Nel 1951 all’ARS non fu eletto nessun indipendentista (fu adottata nell’imminenza del voto una legge che aboliva il collegio unico regionale e lasciava solamente le nove circoscrizioni provinciali). Andrea Finocchiaro fu nell’ultimo tratto della sua carriera politica anche membro effettivo dell’Alta Corte per la Regione siciliana (artt. 24-30 dello Statuto). Morì a Palermo nel 1964, dove fu anche docente di diritto.


I dati elettorali dell’indipendentismo a Lercara e in provincia
http://www.scribd.com/doc/130184148/Gioacchino-Germana#page=23”