Nella giurisprudenza italiana in virtù della legge 248 del 18 agosto 2000 anche i testi pubblicati su internet godono della tutela del diritto d’autore già stabilito dalla precedente legge 633 del 22 aprile 1941. La loro riproduzione integrale o parziale è pertanto libera in presenza di scopi culturali e al di là di contesti di lucro, da questo lecito uso fuori del consenso dello scrittore si devono necessariamente poter evincere i seguenti dati: il link del testo, il titolo, l’autore e la data di pubblicazione; il link della homepage del suo contenitore web. Copiare non rispettando queste elementari norme rappresenta un illecito.

lunedì 7 settembre 2015

LUDOVICO GERMANÀ

di DANILO CARUSO

Ludovico Germanà
[Donazione Germanà,
Biblioteca comunale
di Lercara Friddi]
Ludovico Germanà nacque a Lercara Friddi il 16 dicembre 1872 (alle ore 8,00), da Gioacchino (n. 1838, un ex garibaldino) e da Isabella Amonelli: venne battezzato il giorno successivo in casa dall’arciprete Giacomo Paci (padrini Onofrio e Carmela Amonelli Sarpa).
Studiò giurisprudenza e divenne avvocato.
Unitosi in matrimonio con Rosina Nicolosi ebbe nove figli (quattro femmine e cinque maschi, tra cui il ben noto Gioacchino).
Fu un esponente politico liberale dell’ala sinistra.
A Lercara ricoprì la carica di consigliere comunale e di assessore.
Entrò in consiglio nel 1895 come rappresentante della minoranza avversa ai Sartorio Scarlata, e infatti il 28 luglio espresse un parere negativo sull’elezione del sindaco Giuseppe Scarlata, esponente di un gruppo – a suo dire – che non voleva rimuovere le partigianerie e a cui imputava come conseguenza della propria condotta i tragici eventi del 24/25 dicembre 1893.
Rimase all’opposizione sino alle elezioni comunali del 15 ottobre 1911, quando un’alleanza tra le diverse anime liberali (allora divise) sconfisse lo schieramento cattolico.
Il 21 ottobre il consiglio comunale elesse il sindaco (Giulio Sartorio) e la giunta (tra gli assessori Ludovico Germanà).
Nel 1913, poiché si era trasferito a Palermo, rassegnò le dimissioni da assessore con questa lettera al sindaco.
«Per ragioni speciali che sono da qualche tempo sorte a ostacolare l’esplicazione della mia personale attività politica, rassegno le mie dimissioni da assessore e decisamente fermo nella presa determinazione prego la S. V. Ill.ma a che voglia degnarsi di farmene prendere atto senz’altro come di competenza.»
Le quali dimissioni però furono respinte dal consiglio, ma ribadite con un telegramma.
«Apprendo sospensione adottata riguardo mie dimissioni, ringrazio delicato pensiero e dichiaro insistervi.»
Alla fine furono accolte dal consiglio comunale che nella stessa seduta del 27 aprile 1913 lo rimpiazzò con il consigliere Rosolino Scianna.
Il 22 agosto 1913 per mezzo di una missiva si dimise anche da consigliere comunale, dimissione che il consiglio discusse il 31 respingendole, ma l’otto novembre in seguito ad altra lettera le accolse.
«Ill.mo Signor Sindaco del Comune di Lercara. Ho preso nota dell’atto deferente e cortese compiuto a mio riguardo dall’on. Consiglio comunale nella tornata del 31 agosto u. s. e per tale atto prego la S. V. Ill.ma perché voglia degnarsi di rendersi interprete presso il Consiglio medesimo dei sensi di mia doverosa riconoscenza. Però debbo nel tempo istesso e mio malgrado comunicarle che date le ragioni cui sono dovute le mie dimissioni, da Assessore prima e da Consigliere dopo, non posso, né intendo recedere dalla presa determinazione.»
Il 21 giugno 1914 Ludovico Germanà fu candidato al consiglio provinciale di Palermo, assieme all’altro lercarese Calcedonio Mavaro.
Finita la prima guerra mondiale aderì allo schieramento di Vittorio Emanuele Orlando (Unione Nazionale), dopo aver lasciato quello di Eugenio Rossi (Partito democratico del lavoro): e ritornò a fare il consigliere comunale a Lercara dopo le elezioni del 12 settembre 1920.
Nella seduta consiliare del 29 settembre, dall’opposizione, mostrò la disponibilità a sostenere l’attività amministrativa del sindaco avv. Rosolino Scianna, sollecitando una maggiore attenzione al settore dell’annona e a quello del pubblico servizio locale che, a causa dell’indisciplina, non soddisfaceva i cittadini.
Nella seconda metà del 1921 aderì al fascismo (la sezione fascista lercarese era nata l’anno prima).
Il 5 agosto 1923 il consiglio comunale, presieduto dal sindaco fascista avv. Francesco Salerno, dopo essersi riunito si recò a casa del consigliere Germanà, di cui si era appreso uno stato di malattia, per esprimergli i migliori auguri di rimettersi in salute quanto prima.
Tempo dopo si ebbe notizia della gravità del male, e il consiglio comunale rinnovò anche a nome del paese gli auguri.
Ludovico Germanà morì il 13 maggio 1925.
Il 24 giugno 1925 il commissario prefettizio al comune di Lercara, Francesco Matranga, dietro richiesta di molti, data la ventennale partecipazione del Germanà nel novero dei consiglieri comunali, determinò di intestargli l’allora via Friddi (attuale via Ludovico Germanà).