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sabato 15 dicembre 2012

ANNA ROSALIA CARUSO

di DANILO CARUSO

Nella mia ricerca dei Caruso che si sono distinti nella storia e nel mondo intellettuale ho avuto la ventura di rintracciare questo sonetto della poetessa Anna Rosalia, di cui purtroppo si sconosce la biografia.
Il componimento fu riportato la prima volta in una piccola pubblicazione di pochissimo posteriore alla vittoria di Austriaci e Polacchi nel 1683 contro l’esercito ottomano che assediava Vienna (vittoria che fermò l’espansionismo turco in Europa).
Comparve tra le “Poesie de’ Signori Accademici Infecondi di Roma, per le felicissime Vittorie riportate dalle Armi Cristiane contro la Potenza Ottomana nella gloriosa difesa dell’Augusta Imperial Città di Vienna l’Anno 1683. Consacrate alla Sacra Maestà Cesarea dell’Imperatrice Eleonora”.
Era consuetudine in tale accademia romana riunirsi settimanalmente in cenacoli poetici, pertanto non è da escludere che questa poetessa Caruso fosse vissuta nell’Urbe.
Il sonetto fu poi incluso nella raccolta di “Componimenti poetici delle più illustri rimatrici d’ogni secolo (1726)” della letterata Luisa Bergalli (1703-1779).


Luisa Bergalli
Vienna difesa contro gli Ottomani

Cesare, tu vincesti, omai dappresso
fuggì il campo Agareno e più non torna;
trema la luna, e l’argentate corna
d’orrori avvolge all’oriente appresso.

Il superbo visir vinto ed oppresso
del Bosforo alle sponde ecco ritorna,
ma la gloria che in te soggiorna
è tra le glorie tue vincer te stesso.

T’opprime il tradimento, e allor che morta
la tua pietà credea l’Unghero rio,
di cristiana virtù segui la scorta;

e per serbarti il titolo pio,
l’aquila tua real s’innalza e porta
a te gli allori e le saette a Dio.

lunedì 12 novembre 2012

ROSA SCAGLIONE

di DANILO CARUSO

Rosa Scaglione Teresi (1917-2005), meno nota sorella del giudice Pietro Scaglione (1906-71), nacque a Lercara Friddi. Furono in tutto sette fratelli. Dopo essersi laureata alla facoltà palermitana di lettere e filosofia andò a insegnare nella scuola superiore in vari istituti. Si sposò a Palermo nel ’47 – anno in cui il fratello Pietro entrò alla procura – con il vicequestore Giuseppe Guccione (ebbero una figlia: questa e il marito moriranno prima di lei). La passione per le materie del suo insegnamento – la storia e la filosofia – la spinsero verso un impegno ulteriore di ricerca e di studio delle vicende isolane. Fu così componente della Società siciliana per la storia patria: scrisse sul bollettino societario Archivio storico siciliano; fece parte dell’organo di direzione, in cui dal ’74 sino alla sua scomparsa (avvenuta l’undici gennaio 2005) ricoprì l’ufficio di segretaria generale; fu proclamata presidentessa onoraria poche settimane prima della sua dipartita. Divenne inoltre membro laico (cioè non appartenente all’ordine giudiziario) del tribunale per i minori con sede nel capoluogo. Diverse furono le sue opere, qualcuna in collaborazione con Massimo Ganci, dedicate ad analizzare aspetti storici della Sicilia.

lunedì 15 ottobre 2012

ERNESTO PACI

SACERDOTE E ASTRONOMO

di DANILO CARUSO

Ernesto Paci nacque a Lercara Friddi il 6 febbraio 1877, nella casa di famiglia che si trovava sul corso principale (allora Corso nazionale) all’altezza della traversa culminante con la scomparsa Chiesa del rosario.
Suo padre Francesco Paci (un farmacista coniugato con Vincenza Nicosia) era fratello di Giacomo Paci, arciprete a Lercara (periodo 1871-1904): schierati con il partito locale dei Nicolosi, entrambi i fratelli furono esponenti dell’amministrazione comunale, il primo come consigliere e il secondo come assessore.
Fu lo zio a battezzare il nipote il 13 febbraio 1877 (padrini Giuseppe Scarlata e Giuseppa Sartorio). Entrò nel seminario di Palermo, e raggiunta la dignità sacerdotale, proseguì gli studi all’università nel capoluogo regionale conseguendo la laurea in matematica nel 1905.
Coltivò contemporaneamente l’approfondimento dell’astronomia: dal 1905 sino al 1913 rimase nell’osservatorio astronomico palermitano con l’incarico di assistente straordinario, poi passò in quello catanese (1913-21) col compito di assistente ordinario.
A Catania ottenne la libera docenza, e fu anche direttore pro tempore dell’osservatorio nel 1919 in seguito alla scomparsa di Annibale Riccò direttore in carica.
Intraprese successivamente l’attività d’insegnamento di matematica e fisica in istituti scolastici di Palermo (tra cui il seminario) e di Catania.
Durante gli anni della prima guerra mondiale si concentrò sull’analisi di una stella da lui scoperta a cui diede il nome di Stella pacis (nome che rievocava il titolo della Madonna Regina pacis).
A Lercara ritornava durante l’estate in vacanza.
L’arcivescovo di Palermo cardinale Lavitrano lo annoverò nel capitolo metropolitano.
Si spense il 9 gennaio 1937 a Palermo, dove furono celebrate le sue esequie e fu sepolto.

domenica 14 ottobre 2012

LE DUE TELE

IL MISTERO DELL’AUTORE

di DANILO CARUSO

Un dipinto simile a quello della Pentecoste che si trova nel Duomo di Lercara Friddi è stato da me visto a Sutera nella chiesa di sant’Agata durante la primavera del 2008.
Purtroppo non si sapeva chi fosse l’artefice di quello lercarese, che date le straordinarie somiglianze figurative ho reputato lo stesso di quello di Sutera.
Ho perciò provato a scoprire qualcosa di nuovo in questo paese, ma anche là niente. Questo pittore sembrava restare avvolto nell’ombra. Anni or sono avevo datato l’opera a Lercara sulla base dello stato di conservazione alla prima metà dell’Ottocento: potrebbe essere un acquisto sotto l’arciprete Giglio.
Chi ha voluto tale dipinto alla Matrice lercarese?
Ciò non si può dire con precisione.
Questo quadro, confrontato con quello di Sutera, pare verosimilmente essere stato ritagliato almeno da ambo i fianchi.
È evidente che le sue misure erano superiori rispetto allo spazio che offriva l’altare in cui si trova tuttora: ciò potrebbe dire di una sua originaria provenienza come collocazione che disconosco.
L’identità del plausibile autore cui attribuisco le due pitture di mano anonima  è venuta fuori da una mia analisi seguente: Giuseppe Carta. Costui, Palermitano (1809-1889), realizzò diversi dipinti nella Sicilia centrale; stette anche all’estero, e a Istanbul, per la cattedrale di rito latino, dipinse un indicativo quadro rappresentante LA DISCESA DELLO SPIRITO SANTO SULLA MADONNA E GLI APOSTOLI.
Vi è in generale compatibilità cronologica e territoriale del campo di attività, e dei tratti stilistici.


LA DISCESA DELLO SPIRITO SANTO SULLA MADONNA E GLI APOSTOLI

a Lercara Friddi (Duomo) e a Sutera (chiesa di sant’Agata)


mercoledì 3 ottobre 2012

CAMILLO FINOCCHIARO APRILE E LERCARA

di DANILO CARUSO

Camillo Finocchiaro Aprile è personaggio notissimo ai Lercaresi: un suo busto di bronzo troneggia all’interno della villa comunale in piazza Umberto I e una strada che dal corso permette di immettersi nella piazza del Duomo porta il suo nome. La sua attività di politico e il matrimonio con una sorella di Giulio Sartorio lo misero in condizione di allacciare un forte legame con il paese. Era nato il 28 gennaio 1851 a Palermo. Giovanissimo divenne un attivista politico mazziniano: il padre fu carbonaro e amico di Rosolino Pilo. Ebbe a cuore il tenore spirituale della gente, in un’epoca in cui l’analfabetismo era la norma: diede vita alla Società d’istruzione popolare e fu anche giornalista per conto dell’Umanitario (un periodico di tendenze repubblicane). Nel 1867 durante il tentativo di Garibaldi di conquistare Roma, tenente a Monterotondo nel manipolo comandato dal maggiore Antinori, si distinse per il suo eroismo al punto di riscuotere una menzione di merito da parte dell’eroe dei due mondi. Dopo aver abbandonato l’ideale repubblicano come il Crispi, strinse amicizia con questi, e non ancora laureatosi in giurisprudenza, ricoprì a Palermo l’ufficio di assessore comunale alla pubblica istruzione incentivando il ruolo della scuola elementare. Dal matrimonio con Giovanna Sartorio nacquero Andrea (1878-1964; il più famoso dei Finocchiaro), Emanuele, Lina e Sara. Nel 1882 venne eletto con i liberali – sarà in Sicilia il capocorrente dei nittiani – per la prima volta alla Camera nel collegio II di Palermo: vi rimarrà ininterrottamente fino alla morte, eletto successivamente nel collegio di Prizzi (di cui Lercara faceva parte con Bisacquino, Campofiorito, Castronovo, Chiusa Sclafani, Contessa, Giuliana, Palazzo Adriano). Dopo il suo matrimonio venne ripetutamente nel paese. Era ricevuto con tutti gli onori – musica e folla esultante – dato che i Sartorio Scarlata, suoi parenti, amministrarono Lercara dal 1878 al 1920. Soleva chiudere il suo arrivo rivolgendosi alla gente da un balcone di Palazzo Sartorio che dà sulla piazza. L’epidemia colerica del capoluogo isolano del 1885 lo vide molto impegnato. Nel 1887, sempre per il colera, Crispi lo mandò a Catania come rappresentante governativo: per il suo operato il re lo decorò con una medaglia d’oro (“benemerito della salute pubblica”) e l’arcivescovo di Catania cardinale Dusmet lo ringraziò pubblicamente. Favorì la nascita a Palermo, Catania e Napoli di enti assistenziali, che furono presi a modello in America, dove addirittura glieli intitolarono. Nel 1890 fu per sei mesi regio commissario nella capitale ottenendo come risultato il riordino urbanistico e il riassetto delle finanze. Nel primo governo di Giovanni Giolitti (15-5-1892/18-11-1893) fu ministro per poste e telegrafi. Dopo le sconfitte di Adua nel 1896 furono prese di mira le scuole italiane all’estero, reputandole inutili: Camillo Finocchiaro le difese e le sostenne. Ebbe poi il prestigioso incarico di ministro di grazia e giustizia tre volte: nel governo Pelloux (29-6-1898/14-3-1899), nel governo Fortis (28-5-1905/8-2-1906), nel governo Giolitti IV (30-3-1911/19-3-1914). Dirigendo questo ministero fece adottare nel febbraio del 1913 un nuovo codice di procedura penale e fece varare tra le altre una legge per l’istituzione del giudice unico in sede civile (legge che fu poi abrogata). Alla Camera dei deputati fu anche vicepresidente: nella XIX legislatura (presidente: 11-6-1895 Villa), nella XXII legislatura dal 9-5-1907 (presidenti: 1-12-1904 Marcora, 10-3-1906 Biancheri, 2-2-1907 Marcora), nella XXII sino al 30-3-1911 (presidente: 25-3-1909 Marcora). Alle ultime elezioni politiche cui partecipò ottenne nel 1909 2005 voti su un totale di 2016 votanti, nel 1913 4242 su 5163. L’impresa libica del 1911 lo aveva avuto già promotore in seno al governo nel 1898 e nel 1905, e nel 1914 fu esponente del fronte dell’interventismo. Fu presidente del Circolo giuridico di Roma, nella cui sede fu posto, dopo la morte, un suo busto di gesso opera di Ettore Ximenes. Si spense il 26 gennaio 1916 a Roma (città dove gli è stata intitolata una piazza). Dopo la conquista dell’Etiopia nella guerra del 1935-36 il figlio Andrea promosse la traslazione delle spoglie nel pantheon dei Siciliani insigni, la Chiesa di san Domenico a Palermo, che ebbe luogo il 5 aprile 1938: la salma è stata deposta in fondo nella parte destra dell’interno della chiesa in uno spazio vicino alla tomba di Francesco Crispi. Sul sepolcro compare la sua effigie e un epitaffio. Camillo Finocchiaro mostrò interesse per Lercara agevolando l’attuazione dei progetti di costruzione del Plesso Sartorio e della stazione ferroviaria di Lercara Alta.