di DANILO CARUSO
Francesi e Spagnoli all’inizio del ’500, mentre procedevano (sulla base di un piano concordato) alla spartizione dell’Italia meridionale, entrarono in contrasto a causa di una parte di Puglia settentrionale. In una di questa serie di battaglie, con l’aiuto di soldati italiani, l’esercito spagnolo, dislocato a Barletta, sconfisse i militari francesi. Quelli catturati furono trattati con molto riguardo, tant’è che si trovavano a banchettare assieme ai loro nemici. Capitò così che il 20 gennaio 1503, in una taverna di Barletta, nell’attuale via Cialdini, che apparteneva ad un certo Veleno, lo stratega vincitore di questo scontro menzionato, Diego de Mendoza, riconoscesse pubblicamente il merito degli alleati italiani in questo successo. Dal canto suo il Francese Guy de La Motte si spropositò nell’infangare il decoro dell’Italia qualificandoli come traditori, codardi ed inaffidabili. L’ingiusta offesa provocò una richiesta di riparazione: si convenne così che tredici cavalieri italiani si misurassero in tenzone con altrettanti francesi in campo aperto, in un luogo a metà strada tra le città di Andria e Corato, il pomeriggio del 13 febbraio (c’è chi sostiene che la disfida si sia svolta nello stesso giorno di settembre o novembre). Gli Italiani con a capo Ettore Fieramosca erano Francesco Salamone da Sutera, Romanello da Forlì, Miale da Troia, Ettore Giovenale, Bartolomeo Fanfulla da Lodi, Marco Casellario, Guglielmo Albamonte, Mariano Abignente da Sarni, Ludovico Abenavolo, Giovanni Capoccio Romano, Giovanni Brancaleone detto Bracalone (questi ultimi due in rappresentanza si recarono di persona a sfidare gli avversari). Tutti costoro, dopo un giuramento nella cattedrale di Barletta, giunsero sul luogo dello scontro, l’odierno “Campo di sant’Elia”, allora con Trani possesso della Repubblica veneta. Iniziato il confronto Giovanni Capoccio e Miale da Troia vennero buttati giù da cavallo, il primo riuscirà a disarcionare dei Francesi, il secondo perirà. Il capitano degli Italiani Fieramosca prese di mira La Motte, lo buttò giù da sella, scese anche lui da cavallo spontaneamente e lo batté: il Francese per aver salva la vita fu costretto ad arrendersi. I festeggiamenti per accogliere i vincitori di ritorno a Barletta furono memorabili. Tra i tredici di parte francese si era trovato l’opportunista Graiano d’Asti che morì nella disfida. Il monumento commemorativo sul posto dell’evento risale al 1583.
Francesi e Spagnoli all’inizio del ’500, mentre procedevano (sulla base di un piano concordato) alla spartizione dell’Italia meridionale, entrarono in contrasto a causa di una parte di Puglia settentrionale. In una di questa serie di battaglie, con l’aiuto di soldati italiani, l’esercito spagnolo, dislocato a Barletta, sconfisse i militari francesi. Quelli catturati furono trattati con molto riguardo, tant’è che si trovavano a banchettare assieme ai loro nemici. Capitò così che il 20 gennaio 1503, in una taverna di Barletta, nell’attuale via Cialdini, che apparteneva ad un certo Veleno, lo stratega vincitore di questo scontro menzionato, Diego de Mendoza, riconoscesse pubblicamente il merito degli alleati italiani in questo successo. Dal canto suo il Francese Guy de La Motte si spropositò nell’infangare il decoro dell’Italia qualificandoli come traditori, codardi ed inaffidabili. L’ingiusta offesa provocò una richiesta di riparazione: si convenne così che tredici cavalieri italiani si misurassero in tenzone con altrettanti francesi in campo aperto, in un luogo a metà strada tra le città di Andria e Corato, il pomeriggio del 13 febbraio (c’è chi sostiene che la disfida si sia svolta nello stesso giorno di settembre o novembre). Gli Italiani con a capo Ettore Fieramosca erano Francesco Salamone da Sutera, Romanello da Forlì, Miale da Troia, Ettore Giovenale, Bartolomeo Fanfulla da Lodi, Marco Casellario, Guglielmo Albamonte, Mariano Abignente da Sarni, Ludovico Abenavolo, Giovanni Capoccio Romano, Giovanni Brancaleone detto Bracalone (questi ultimi due in rappresentanza si recarono di persona a sfidare gli avversari). Tutti costoro, dopo un giuramento nella cattedrale di Barletta, giunsero sul luogo dello scontro, l’odierno “Campo di sant’Elia”, allora con Trani possesso della Repubblica veneta. Iniziato il confronto Giovanni Capoccio e Miale da Troia vennero buttati giù da cavallo, il primo riuscirà a disarcionare dei Francesi, il secondo perirà. Il capitano degli Italiani Fieramosca prese di mira La Motte, lo buttò giù da sella, scese anche lui da cavallo spontaneamente e lo batté: il Francese per aver salva la vita fu costretto ad arrendersi. I festeggiamenti per accogliere i vincitori di ritorno a Barletta furono memorabili. Tra i tredici di parte francese si era trovato l’opportunista Graiano d’Asti che morì nella disfida. Il monumento commemorativo sul posto dell’evento risale al 1583.
Il castello di proprietà della famiglia di Francesco Salamone a Sutera (in provincia di Caltanissetta). |
La lapide apposta presso i resti del castello. |