di DANILO CARUSO
Alla fine dell’Ottocento Lercara era un grande paese con 13.000 abitanti, e ciò era dovuto soprattutto alla ricchezza prodotta dal bacino zolfifero. Considerata la necessità del consumo d’acqua in un centro così popolato, l’amministrazione comunale diretta dai Sartorio Scarlata (in carica dal febbraio del 1878) decise, al fine di offrire una forma di risoluzione al problema, di dar corpo ad un progetto d’impianto di pubbliche fontanelle all’interno dell’abitato. Il consiglio comunale nel novembre del 1877 aveva deliberato l’attuazione di un progetto elaborato dall’ingegner Vincenzo Distefano Isaia. Un altro progetto, per condurre l’acqua a Lercara da Filaga, era stato abbandonato perché troppo costoso (L 500.000 di previsione di spesa). In seguito al nulla osta del Genio civile il Comune si adoperò per reperire i fondi, e chiese un prestito alla Cassa di soccorso per le province siciliane: ma il presidente dell’istituto – Emanuele Notarbartolo – respinse la richiesta perché una direttiva governativa stabiliva la soglia massima del prestito in L 30.000, con predilezione per la realizzazione di strade urbane. Quindi la richiesta di un mutuo fu avanzata presso la Cassa di risparmio Vittorio Emanuele, che lo concesse nell’aprile del 1878: L 100.000 al 6%, versate in un libretto col 4% d’interesse. Dopo un decreto prefettizio in merito alla pubblica utilità, l’opera andò in appalto all’impresa BORGETTI di Torino. Alla fine del 1878 una rata del mutuo di L 12.500 veniva pagata dal Comune.La costruzione dell’acquedotto iniziò nella primavera del 1879: diresse i lavori l’ingegner Distefano Isaia. L’impianto di approvvigionamento idrico compiva in origine un tragitto di conduzione delle acque allacciandosi a tre sorgenti: Depupo, San Luca, San Francesco (tutte vicine alla strada provinciale Lercara-Prizzi. Successivamente si allungò di un tratto che partiva da una vasca di deposito nei pressi del Laghetto della Cannella in località Carcaci e proseguiva con quello testé detto. La nuova rete idrica comprendeva (dopo questo successivo allungamento) un sistema di incanalamento delle acque che era lungo quasi 11 km. Lungo il canale di condotta, che aveva una potenza di erogazione di 5 l al secondo, esistevano vasche di deposito e pozzi di raccolta. Le tubature erano, a seconda dei tratti, di ghisa (diametro interno 9,3 cm) e d’argilla (14 cm). Nelle vicinanze di Lercara, l’acqua, passando da una valvola atmosferica attraverso un grande sifone riempiva un grande serbatoio denominato comunemente “vasca”. Posta per ragioni tecniche – per far scendere l’acqua – nel punto cacuminale dell’abitato (su Colle Croce), quello che ne resta si trova salendo in fondo alla via Pietro Diliberto dopo via Alfonso Giordano). È stata un’enorme cisterna da cui il paese attinse la preziosa bevanda a partire dal 1880: venne inaugurata nel giorno in cui si tiene la processione in onore alla Madonna di Costantinopoli (20 agosto). Il poeta dialettale lercarese Giovanni Campisi scrisse di quell’evento una poesia di venticinque quartine in versi liberi con rime ABCB. La “vasca” è chiamata in termini tecnici castello magistrale: questo era collocato ad un’altezza di 700 m s.l.m. Da quella zona scende il paese di Lercara lungo un declivio che nel segmento “vasca”-fontana sant’Anna ha un orientamento est-ovest: questi due punti dell’acquedotto urbano erano il più alto – come visto – ed il più basso (la fontana sant’Anna era posta a 652 m s.l.m). In questa rete interna l’acqua aveva una pressione di 5 atmosfere, e la quantità media pro capite quotidiana era di 23 l: ad avviso degli igienisti, questa quantità, per un centro come Lercara, doveva essere di 80 l. L’asse principale di conduzione passava lungo le seguenti vie: Pietro Diliberto, Alfonso Giordano, Armando Diaz (costituenti la vecchia via delle Zolfare), dell’Orologio, sant’Alfonso. Inizialmente le fontane furono nove:
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La planimetria della rete idrica. |
1. FONTANA SANT’ANNA, in piazza Umberto I;
2. FONTANA PERGOLA, in via della Pergola (oggi Giuseppe Verdi);
3. FONTANA ROSARIO, in piazza Rosario (oggi via Ireneo Pucci);
4. FONTANA SALERNO, in via de Amezcua (oggi Francesco Salerno);
5. FONTANA COMMERCIO, in via Purgatorio (proseguendo da via del Commercio oggi via Giuseppe Scarlata);
6. FONTANA FRIDDI, in via Friddi (oggi via Ludovico Germanà; l’attuale via Friddi si chiamava corso Duca Amedeo);
7. FONTANA GENCHI, in via Cimò (oggi via Silvio Pellico);
8. FONTANA MARCELLO, in via Marcello (oggi via Francesco Petrarca);
9. FONTANA POZZILLO, in via Pozzillo (oggi Emanuele Filiberto).
Successivamente, date le esigenze, se ne aggiunsero altre cinque:
10. FONTANA SERRA CALANDRA, a Porta Girgenti (all’uscita del paese che metteva sulla strada provinciale per Agrigento);
11. FONTANA GIGANTI, al Cantone Giganti (in via della Fortuna);
12. FONTANA SAN GIUSEPPE, in piazza san Giuseppe;
13. FONTANA COSTANTINOPOLI, in via Costantinopoli;
14. FONTANA SANT’ALFONSO, in fondo a via sant’Alfonso.
Le originarie nove furono comprate dall’impresa parigina KERMAM, ed erogavano l’acqua per mezzo di un bottone a pressione. Le successive furono più modeste: la struttura era costituita da conci provenienti da san Luca.
Il testo dell’articolo del Giornale di Sicilia (24 agosto 1880) sull’inaugurazione dell’acquedotto.
«Le feste per la condotta delle acque a Lercara riuscirono animatissime e governate dall'ordine più perfetto. Non possiamo darne i particolari perché, con nostro rammarico, non vi potemmo assistere quantunque quell'egregio Sindaco ci abbia cortesamente invitato, del che gli rendiamo pubbliche grazie. Intervennero a quelle feste il Prefetto della Provincia, il Sottoprefetto di Termini ed altre autorità, non che numerosi invitati, fra i quali alcuni rappresentanti della stampa. Vi furono fuochi di artifizio, corse di berberi, beneficiata in favore dei poveri. Gli invitati poi convennero in casa del signor Marcello Furitano, dove fu loro servito un lautissimo banchetto e si scambiarono degli brindisi. Disse prima belle parole il Sindaco, cui rispose il Prefetto; brindaron poscia il Serra, Direttore dell'Amico del popolo, ed altri distinti cittadini di Palermo e di Lercara. «Il brio, la cordialità, la temperanza (scrive la Nuova Gazzetta) regnarono sovrani al banchetto, e quando si passò nelle stanze a fumare tutti eran contenti di quell'ora tanto celeremente, passata.»
Noi ci congratuliamo con quell'egregio Sindaco signor Sgarlata di aver recato a compimento un'opera tanto utile pel suo comune, mercé quella perseveranza e quel buon uso del pubblico denaro. La condotta delle acque è un avvenimento per Lercara, e ricorderà sempre con affetto il nome di coloro che seppero dotare il paese di sì grande benefizio.»
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Una delle vecchie fontanelle. |
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Il prospetto del castello magistrale (“la vasca”). |
I testi delle lapidi (come compaiono da sinistra a destra) sulla facciata della “vasca”.
ALL’INTEMERATO CITTADINO / ASSESSORE GIULIO SARTORIO / PER LE CUI INCESSANTI CURE / LERCARA SI HA LA CONDOTTA DI QUESTE ACQUE / SGORGATE ALLE ORE 10 E MEZZO POMERIDIANE / DEL 19 LUGLIO 1880 / IL CASINO DEI CIVILI / A PERPETUA MEMORIA QUESTO MARMO POSE
A 30 DICEMBRE 1877 / IL CONSIGLIO COMUNALE DI LERCARA / SINDACO AVV. GIULIO SARTORIO / DELIBERAVA / LA CONDOTTA DELLE ACQUE POTABILI / DI CARCACI, DEPUPO, S. FRANCESCO E SANTO LUCA / IN PAESE / IL PREFETTO CONTE BARDESSONO / LA INAUGURAVA / A 20 AGOSTO 1880
AI BENEMERITI SIGNORI / SINDACO GIUSEPPE SCARLATA / ASSESSORE GIULIO SARTORIO / E A TUTTA LA COMUNALE RAPPRESENTANZA / CHE CON AMMIREVOLE PATRIOTTISMO / LERCARA DISSETARONO / CON QUESTE ACQUE LIMPIDISSIME / CONDOTTE IL XVIV LUGLIO MDCCCLXXX / AD IMPERITURA MEMORIA / E PERPETUA RICONOSCENZA / IL CASINO CONCORDIA