di DANILO CARUSO
Di recente per quanto concerne le mie ricerche e riflessioni su civiltà extraterrestri sono venuto a conoscenza delle idee dello scienziato John Brandenburg. Prima di riallacciarmi a lui è d’uopo una premessa1. E dico innanzitutto – come già chiarito in passato – che mai nei miei scritti ho vantato la pretesa dell’originalità. In alcuni casi mi è capitato di notare, in un secondo momento, che elaborazioni per me autonome avessero avuto i loro risultati già indicati da qualcun altro prima: ciò non è stato frustrante, anzi è stata – tutto sommato – una soddisfacente prova che avevo visto bene e che le mie capacità analitiche sono valide. Riguardo all’argomento di adesso ricapitolerò il mio pensiero (allora autonomo e inoltre distinto dalle ipotesi di Zecharia Sitchin il quale da tempo conoscevo). Sono partito coll’ipotizzare l’arrivo degli umani sulla Terra prendendo a modello le migrazioni e gli spostamenti sul pianeta: perché una simile cosa non doveva essere possibile su scala interplanetaria? Pertanto nella cesura “flora, fauna preistoriche” / “presenza umana e nuovo sistema naturale” ho visto una demarcazione così forte da farmi rifiutare il dogma evolutivo, da un lato, e da indurmi a credere che tutto l’apparato preistorico fosse stato rimosso con passaggi non naturali (anche deliberate intenzionali distruzioni/alterazioni ambientali). Dalle notizie su Marte di cui disponevo allora – le quali non erano gran che – credetti che la desolazione del pianeta rosso seguisse a un ecosistema uguale a quello terrestre umano (andato in rovina per cause non naturali). In quest’idea mi sosteneva l’approfondimento su Venere: è più vicino al Sole, però mantiene la sua atmosfera e possiede un ambiente di superficie paragonabile a un pianeta vittima di un inquinamento letale (là piove acido). Marte è più lontano dal Sole, tuttavia rimane in condizioni peggiori. Allora, secondo me, quanto era successo lì non doveva essere un prodotto non artificiale. Misi in campo l’ipotesi bellica interplanetaria e la già evocata distruzione ambientale a causa di eccessiva industrializzazione sregolata. Accanto a tutto ciò – altra autonoma idea, la quale non avevo rilevato da nessuna parte – mi convinsi che la fascia degli asteroidi del nostro complesso planetario solare fosse non un pianeta mancato bensì un pianeta distrutto per motivi bellici. Ipotizzo (ignoro se qualcun altro lo abbia fatto prima di me) che Plutone sia un pezzo di tale pianeta distrutto, un pezzo catapultato verso l’esterno e restato ancorato alla gravità solare. Ho notato che l’orbita di tutti gli altri pianeti (Plutone è stato declassato) sta sullo stesso piano, mentre quella di Plutone è inclinata sensibilmente (come se fosse un acquisto disomogeneo posteriore). Legai la distruzione del pianeta mancante alla catastrofe marziana. Nei periodi in cui io pensavo, e scrivevo poi, suddette cose, più o meno contemporaneamente John Brandenburg ha scoperto sulla superficie di Marte nel 2011-14 due teatri di eventi nucleari non naturali. Due punti precisi e ravvicinati dove i parametri fisici sono soltanto riconducibili a esplosioni nucleari di probabile origine bellica (simile discorso è stato basato da parte del fisico americano sopra una stringente analogia la quale non offre alternativa migliore). Durante l’azione di approfondimento dell’ipotesi brandenburghiana mi sono reso conto, grazie a nuove informazioni, che il mancante pianeta previsto dalla legge di Titius-Bode nell’orbita della fascia degli asteroidi non fosse stato un postulato astronomico solo ai miei occhi ma addirittura avesse ricevuto un nome: Fetonte. La denominazione non si mostra casuale poiché il mito greco dà di costui un racconto che ben si addice. Fetonte era figlio di Apollo. Il padre un giorno acconsentì alla di lui richiesta di condurre il carro solare. Tuttavia il figlio non ne fu pienamente capace e si schiantò sulla Terra devastando il Nord Africa. Zeus dunque lo uccise fulminandolo, e caduto in un fiume fu infine trasformato in un cigno. Il pianeta mancante ha dato adito a riflessioni circa le ragioni della sua scomparsa. È stato colpito e mandato in frantumi accidentalmente centrato da un corpo naturale vagante nello spazio? Negli anni ’60 lo scrittore sovietico e cultore di ufologia Kazantsev chiese a Niels Bohr se la fascia degli asteroidi attuale potesse essere un pianeta annientato dalla tecnologia nucleare, e il fisico danese rispose che era possibile. A me piace la tesi della causa (prossima o remota) intelligente. Dunque proseguirò l’analisi attraverso due romanzi russi di fantascienza. Un primo romanzo uscito nel 1960, “Sul decimo pianeta” di Anatoly Ivanovich Mitrofanov, narra di una missione spaziale diretta verso la fascia degli asteroidi. Nello spazio planetario a ridosso della Terra si trova la stazione satellitare sovietica Komsolia. I cosmonauti terraformano la Luna e scoprono su Marte presenze di una civiltà. Ricevuto un SOS proveniente da Cerere raggiungono il frammento di Fetonte abitato. La spedizione promossa dall’URSS e capeggiata da Komsomol Medvedev trova su Cerere i sopravvissuti della distruzione di Fetonte. Gli antichi e progrediti Fetontiani, cercando di bloccare pericolosi fenomeni di vulcanesimo provocati dalla vicinanza di Giove mediante l’uso di esplosioni atomiche, avevano mandato in pezzi il pianeta. I superstiti su Cerere, in pericolo di completa estinzione, poiché tale pianetino rischiava di essere colpito da asteroidi circolanti della fascia tra Marte e Giove, vengono dunque trasferiti sulla Terra. Non è da trascurare un dettaglio di questo romanzo fantascientifico (romanzo che si ricollega alla mia originaria idea che Atlantide potesse trovarsi sopra un altro pianeta: al di là delle colonne d’Ercole, in alto, al di là del cielo). L’uso di cariche termonucleari, il quale ha distrutto Fetonte, è stato con successo applicato nel corso dell’adeguamento lunare da parte dei Sovietici allorché il periodo di rotazione sul proprio asse del satellite naturale terrestre è stato portato a 24 ore. Il secondo romanzo di cui parlerò è “Fetonte” di Aleksandr Petrovich Kazantsev, uscito all’inizio degli anni ’70. Il testo, tripartito, consente di nuovo l’accostamento col mito platonico atlantideo. Nella prima sezione si tratta delle vicende sul pianeta precedenti la sua distruzione. Due potenze mondiali, due razze (i faccia-lunga e i testa-tonda), si contendono il dominio. La civiltà fetontiana dispone della forza nucleare. Un forte incremento demografico induce i faccia-lunga a emigrare parzialmente su Marte e sulla Terra (pianeti abitabili). Nello schieramento dei testa-tonda alcuni pensano di sbarazzarsi dei rivali grazie alle armi nucleari al fine di recuperare zone di occupazione popolare. A causa di un complotto scoppia il conflitto bellico. Un gruppo misto (lunghi e tondi) ripara sulla Terra. La guerra nucleare devasta Fetonte e dalle loro basi orbitanti marziane Fobos e Deimos i testa-tonda colpiscono i nemici sul suolo di Marte. I Fetontiani sulla terra vedono in cielo il disastro nucleare cancellare il loro pianeta d’origine. Le donne dei testa-tonda di Fobos e Deimos optano alfine a beneficio di una pacifica esistenza sul futuro pianeta rosso. Sulla Terra e su Marte proseguono dunque delle discendenze miste. Detta storia raccontata viene collocata un milione di anni fa. La seconda sezione dell’opera letteraria kazantseviana ricomincia la narrazione da 13.000 anni or sono. Il matriarcato marziano decide di riprendere un contatto colla Terra e invia una spedizione. I Terrestri scambiano per divinità gli arrivati e poi vengono salvati dall’impatto di una Luna ancora vagante, e non ancorata in modo satellitare stabilmente e senza pericolo a seguire, grazie a loro. È ipotesi dello scienziato sovietico Felix Yurievich Ziegel – accolta da Kazantsev – che la Luna, Fetonte e Marte corressero in principio lungo la medesima orbita planetaria (quella della fascia degli asteroidi): mi chiedo però, sulla base della legge di Titius-Bode, cosa ci fosse nell’orbita (libera?) pro Marte (Plutone?). La terza sezione del romanzo salta ai secoli futuri XXI e XXII. In quest’epoca si scopre tutta la verità, e che i Sumeri hanno radici culturali nelle quali vennero a mettere mano i (post-Fetontiani) Marziani. Il matriarcato di Marte però giudicò inopportuno, infruttuoso, difficile, il mantenimento di quel contatto con una civiltà molto primitiva. E la cosa fu sospesa in vista di un avvenire più consono. Nel finale del testo sono ora i Terrestri in virtù della loro tecnologia a restaurare l’ecosistema marziano abitabile. I Marziani, i quali sino allora, dalla distruzione della superficie di Marte, non avevano avuto più un suolo adatto alla vita possono tornarvi uscendo dalle città sotterranee ormai in decadenza avanzata. Nelle mie riflessioni ho giudicato possibile che i pianeti abitati da esseri umani nel nostro sistema solare possano essere stati anche quattro (quelli da Venere a Fetonte) e che eventi bellici promossi da una temibile e nefasta espansione capitalistica e industriale abbiano prodotto i danni ormai visibili. A proposito della matrice capitalistica nel disastro interplanetario voglio rammentare che ho rintracciato i semi di una simile vocazione nell’antica società sumerica, la quale riprodurrebbe la forma mentis di un passato cancellato2. Alcune cose intraviste sulla superficie marziana dei nostri giorni sembrano prodotti non naturali (ad esempio il celebre volto di pietra). Riguardo a Venere e a Fetonte non si può parlare di oggetti archeologici. Comunque, sulla Terra le cose strane non sono poche: le piramidi, le pietre di Nazca, et cetera. Vedere nella letteratura più antica memoria di qualcosa che sia potuto succedere su un diverso pianeta, a mio modestissimo avviso, non costituisce fantascienza. Senza dubbio ci vuole chirurgica precisione a ritrovare tali reperti conoscitivi, giacché non rappresenta una passeggiata in un testo, o presso qualsiasi testimonianza, scorporare la sovrastruttura mitologica dal possibile sostrato reale, e quindi localizzare questo.
NOTE
Questo scritto fa parte del mio saggio intitolato “Partita a scacchi”
https://www.academia.edu/88052996/Partita_a_scacchi
https://www.academia.edu/88052996/Partita_a_scacchi
1 Per ulteriori approfondimenti:
2 Si veda questo mio studio: