di DANILO CARUSO
- L’impresa dei Mille (1860)
Nel 1859 si concluse vittoriosamente la seconda guerra d’indipendenza contro l’Austria. Il 4 aprile 1860 Palermo insorse contro i Borboni. L’insurrezione nel capoluogo venne sedata dall’esercito, ma divampò nell’entroterra. Tra i primi ad aderirvi un gruppo di Lercaresi guidati dall’abate Agostino Rotolo (spretatosi, a guerra finita, esercitò il mestiere di commerciante abbiente in piazza Marina a Palermo). L’undici maggio Garibaldi sbarcò a Marsala, puntando su Palermo. I picciotti lercaresi si congiunsero con le truppe dell’eroe dei due mondi sulle montagne di Gibilrossa, la mattina del 25 maggio dopo essere stati raccolti nei giorni precedenti da Giuseppe La Masa (intervenuto personalmente a Lercara per restaurare l’ordine) che reclutava squadre, in tempo per partecipare alla presa di Palermo (27-30 maggio). Di loro in quella circostanza ne morirono circa cinque. I Lercaresi che diedero il loro contributo all’unità d’Italia vestendo la camicia rossa furono complessivamente una trentina, alcuni ricevendo in seguito anche delle onorificenze militari. Nobile gesto sarà quello del Rotolo di disporre dopo la sua morte, avvenuta nel 1908, un lascito per la comunità lercarese con il vincolo di depositare la rendita patrimoniale «sino a quando rendita e capitale depositati potessero far fronte alla erezione di un ospedale». Venti reduci lercaresi dell’impresa dei Mille costituirono nel 1910 un circolo, ed un paio di loro arrivò pure a vestire la camicia nera.
- La prima guerra italo-etiopica (1894-1896)
Nel 1894 l’Italia crispina cercò di ampliare i propri territori coloniali nel corno d’Africa iniziando l’occupazione dell’Abissinia: la guerra si concluse con un fallimento dopo le sconfitte di Amba Alagi (1895), Macallé ed Adua (1896). A questa avventura coloniale presero parte pochi militi lercaresi, ed in memoria di uno di essi, Gioacchino Miceli, morto in battaglia ad Adua, il Comune, che in sede di dibattito consiliare aveva prestato vigile attenzione per gli sviluppi delle sconfitte di Amba Alagi ed Adua, fece apporre nel 1903 una lapide marmorea sulla parte destra della facciata del Plesso Sartorio, tra la seconda e la terza finestra del pianterreno, in posizione simmetrica rispetto ad altra lapide posta contemporaneamente che commemora i garibaldini lercaresi.
- La guerra italo-turca (1911-1912)
Nel 1911 l’Italia giolittiana, al canto di “Tripoli”, riprese il sogno colonialista, stavolta con pieno successo, strappando la Libia ed il Dodecaneso all’Impero Ottomano. Nello stesso anno il torpediniere lercarese Giuseppe Francesco Serra cadde all’età di 20 anni in Marmarica il 24 novembre, quasi un mese dopo lo sbarco a Tripoli: una lapide posta alla fine del 1914 nella saletta d’ingresso del Plesso Sartorio, sul muro a destra, lo ricorda ai posteri.
Nel 1914 scoppiò il primo conflitto mondiale: l’Italia stette alla finestra per dieci mesi; alla fine, cedendo alle sirene dell’Intesa, lasciò la Triplice Alleanza e dichiarò guerra all’Austria (che era disposta a cedere il Trentino all’Italia in cambio della sua neutralità). Al completamento del processo di riunificazione nazionale parteciparono alcune centinaia di Lercaresi: 260 caddero al fronte, i loro nomi furono incisi ad imperitura memoria sul marmo del monumento a loro dedicato nel 1922; 33 fra i superstiti furono decorati. Il punto in cui questo è collocato è piazza Abate Romano (accanto al Plesso Sartorio, alle spalle Palazzo Palagonia). La scultura in bronzo (v. foto) è opera di Cosmo Sorgi (1892-1979; studiò tra l’altro a New York, perciò questa assomiglia alla famosa statua della libertà).
Il Lercarese Antonino Granatelli (1889-1977) nella sua carriera nell’esercito, durata più di quattro decenni (combatté nella guerra italo-turca e nelle due guerre mondiali), e nella quale giunse ad essere colonnello, ottenne nel ’15-’18, da tenente, la medaglia di bronzo al valor militare (in seguito ad un’avanscoperta, condotta sul monte Grappa, in cui fu esposto ai colpi dell’artiglieria austriaca).
- La seconda guerra mondiale (1940-1945)
Lercara fu durante il secondo conflitto mondiale, dall’aprile del ’43, in seguito al bombardamento di Palermo, sede del Distretto militare presso il Plesso Sartorio, che si rivela in definitiva oggi anche un museo delle guerre. Il paese fu preso di mira dagli aerei degli Alleati (che partendo da Malta nella prima metà del ’43 bombardarono la Sicilia) causando alcuni morti. Nell’estate del ’43 vi transitarono i soldati americani della VII armata, entrando nel paese nella prima mattinata del 21 luglio con alla testa un soldato con bandiera e mitra spianato, provenienti dall’agrigentino e diretti a Palermo. Dopo la caduta del fascismo e l’armistizio, nell’Italia occupata dai Tedeschi nacque la RSI contrapposta al regno del sud occupato dagli Angloamericani. I caduti lercaresi in questa guerra furono 60, tre le medaglie al valore:
- Ermando Decio Maciocio (Lercara Friddi, 25-9-1923 – Cengio, 2-11-1944), partigiano, ucciso in uno scontro con un gruppo di fascisti in provincia di Savona (oro, 1950);
- Filippo Vicari (Lercara Friddi, 28-11-1904 – Mediterraneo centrale, 14-11-1942), sergente maggiore, morto durante un’operazione di salvataggio (argento, prima dell’armistizio);
- Gioacchino Catalano (Lercara Friddi, 22-2-1915 – Nanthannan, 21-4-1945), aiutante di batteria (bronzo, prima dell’armistizio).
Lercara ospitò nell’ultimo periodo di guerra (1944-45) anche un centro di accoglienza degli sfollati da aree di guerra provenienti dall’Italia continentale e dall’Africa: ne furono concentrati circa duecento.
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1861 - 17 marzo - 2011
ANNIVERSARIO DELL’UNITÀ D’ITALIA
IL MONUMENTO AI CADUTI LERCARESI NELLA GRANDE GUERRA
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