di DANILO CARUSO
Il patrimonio artistico-culturale siciliano si arricchisce di un nuovo inno dedicato alla terra madre simboleggiata dalla triscele, un inno di esaltazione composto dal Maestro Giuseppe La Rosa.
L’autore, nativo di Lercara Friddi, proviene da un paese che è stato “materno” per Andrea Finocchiaro Aprile, leader dopo l’ingresso degli Angloamericani in Sicilia durante l’ultimo conflitto mondiale della più ardita ed estrema richiesta di autonomia regionale: quella come Stato indipendente.
Ma il creatore di questa celebrazione musicale (corale e orchestrale) non ha d’altro canto dimenticato la particolare evoluzione di questo progetto in un’efficace posizione autonomista nel solido quadro dell’unità nazionale espressa dall’operato dell’onorevole Gioacchino Germanà (Lercarese, ex indipendentista, più volte parlamentare e assessore regionale).
L’incipit verbale (nella I delle cinque parti della composizione) si risolve, attraverso il carattere maestoso ed eroico di questa sezione, in una pura e nitida esaltazione ideale che comprende nel suo slancio tutta l’immagine dell’Isola.
Spazio, tempo e passioni vengono tematizzati inoltre nei tre successivi tratti strumentali: il solenne tempo di marcia (II) rievoca la dimensione mitologica, il tempo di minuetto (III) con spirito arcadico-barocco richiama alla memoria natura e tradizioni, il ritmo di valzer (IV) esprime un’idea positiva dell’esistenza.
In conclusione (V) viene ripetuta la parte corale d’apertura, che culmina adesso con un’incalzante sequenza, manifestazione di «ardore» e di «amore» verso la «Sicilia» il cui nome viene inciso a suggello nei cuori da una polifonia terminale di varie e sovrapposte altezze vocali.