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martedì 18 agosto 2020

LA MISOGINIA DEL “MACBETH” SHAKESPEARIANO

di DANILO CARUSO


Blood will have blood.

William Shakespeare, “The tragedy of Macbeth”


Chi ha scritto l’opera teatrale attribuita al nome di William Shakespeare dal titolo “The tragedy of Macbeth” era una persona in possesso di una cultura religiosa misogina e antisemita. Più in particolare questa forma mentis cristiana appare di stampo protestante giacché nel testo si mostra presente la dottrina della predestinazione. Tale testo shakespeariano si rivela profondamente intriso di precisi contenuti teologici radicali, la cui presenza contiene una finalità educativa e propagandistica nei confronti del pubblico inglese. Ad esempio, all’inizio, quando Banquo chiede se il Diavolo possa affermare una cosa vera, egli non sta dicendo niente di interlocutorio, si incomincia subito a veicolare nei riguardi dello spettatore una serie di messaggi, non poi così tanto subliminale, dato che la loro sostanza dottrinaria sembra evidente. Infatti Banquo poco dopo risponde che la verità può essere strumento nelle mani delle forze del Male volto a sviare gli uomini in direzione della perdizione. Tre streghe hanno vaticinato a Macbeth la sua ascesa al trono scozzese, da qui si sviluppa una trama molto antifemminista, la quale non stupisce se contestualizziamo bene la creazione teatrale in esame. È stata elaborata al principio del XVII sec., in piena epoca di caccia alle streghe, durante il regno di Giacomo I Stuart (già re di Scozia succeduto nel 1603 a Elisabetta I Tudor, figlia di Anna Bolena). Il nuovo sovrano, che mise sotto il suo patronato la compagnia teatrale di cui faceva parte Shakespeare, oltre ad allinearsi alla Chiesa riformata anglicana fu cultore scrittore di demonologia e promosse una nota traduzione della Bibbia in inglese. La misoginia del “Macbeth” è del tutto organica allo spirito di massima del suo contesto storico. Il parlare di e contro la stregoneria è uno dei dettagli salienti di tale opera allo scopo di esprimere il pensiero cristiano sin allora tradizionale sulle donne indicate dai seguaci di Cristo ab ovo quali porte-del-Demonio. Lady Macbeth è l’equivalente scenico simbolico della biblica Eva: indurrà lei il suo compagno a trasgredire. L’autore di questo testo teatrale nutre una bassa considerazione del gentil sesso, fa dire alla protagonista femminile (che auspica di essere all’altezza del criminoso piano di uccisione del re in carica Duncan): «Come, you spirits […], unsex me here». Cioè chiede alle forze oscure di essere-mascolinizzata, ciò indica il verbo “unsex” (conversione sessuale). E se ne comprende il motivo in modo chiaro: le donne nella tradizionale teologia cristiana difettano della “ragione”, presunto tratto distintivo del genere maschile (più somigliante a Dio che non il femminile)1. Lady Macbeth sta solo ammettendo che un soggetto femminile non sarebbe all’altezza di quel progetto, il quale richiederebbe un’intelligenza d’uomo. L’Eva shakespeariana tenterà e farà cadere in fallo il suo Adamo di turno, la causa: un’induzione innescata da un pensiero non meditato in maniera “razionale” ossia maschile e rispettoso delle norme religiose cristiane. Macbeth si fa trascinare al pari del modello originario del suo personaggio in “Genesi”. Dopo che è stato compiuto il regicidio, a conferma di quanto detto sopra riguardo allo “unsex” della protagonista della tragedia, Macduff, a sostegno dell’idea della donna quale essere mentalmente debole e deficitario, dice alla futura regina che il racconto del recentissimo accaduto la farebbe morire in seguito a un trauma perché inadeguato a un orecchio femminile. Infatti la tenuta mentale delle donne sarebbe molto fragile stando anche alla vecchia teoria sull’isteria, il che peraltro è un derivato del pregiudizio misogino secondo cui mulier tota in utero est. L’uccisione di Duncan rievoca la morte di Cristo Ross ci informa che successivamente all’alba del giorno dell’omicidio la luce diurna fu velata da tenebre. Il parallelismo col sacrificio del Golgota salta all’occhio, assieme alla classica dicotomia cristiano-evangelica luce/oscurità (Bene/Male, Dio/Satana). Inseritosi nel binario dell’incontinenza Macbeth da sovrano prosegue nelle sue scelleratezze. Egli rappresenta un nuovo Giuda, colui che dichiara il male necessario a consolidare ciò che dal male sorge. Questa tragedia shakespeariana prospetta l’atteggiamento incontinente, smodato di un uomo come conseguenza della “malevola induzione femminile”, la quale contra naturam avrebbe voluto essere “unsex” e dominante. Il “Macbeth” Si rivela una tragedia antifemminista, avversa a un presunto sovvertimento della ritenuta gerarchia naturale. La protagonista femminile programma un regicidio con intelligenza maschile, e il nuovo re si abbandona poi a comportamenti sempre più passionali (femminili, senza profondo calcolo del ragione). Persino nelle parole delle tre streghe si notano elementi di propaganda misogina e antisemita. Macbeth che a metà tragedia interroga di sua iniziativa le streghe rammenta il biblico re Saul che a sua volta si era avvalso di una negromante per avere responsi sul suo futuro. Se la protagonista femminile del testo shakespeariano costituisce un’Eva teatrale trasposta, la moglie del re ammazzato viene dipinta nelle parole di Macduff alla stregua di una Madonna orante. È infatti tale la donna positiva di qualsiasi Cristianesimo tradizionalista: colei che prega e lascia gli affari “maschili” agli uomini. Poi altra sottolineatura da parte di un pensiero reazionario proviene dalla credenza nel potere taumaturgico divino del re d’Inghilterra (che appoggia il ritorno sul trono del legittimo erede Malcolm figlio del re assassinato). Una simile mentalità antiscientifica non si mostra né moderna né progredita, e non giova alla crescita sociale (oltre a tutto il resto di negativo evidenziato). La medicina cura le malattie, non i miracoli (i quali non sembrano poi essere così diffusi fra i bisognosi di assistenza; ammesso sempre che siano eventi prodigiosi, perché ciò che era inspiegabile 1000-2000 anni fa poteva essere ritenuto un miracolo mentre oggi potrebbe essere compreso dalla scienza, al pari di ciò che potrebbe accadere oggi valutato con le conoscenze venture). Il benessere sanitario della collettività umana abbisogna di studi medici. La medicina ha debellato la peste, il colera, il vaiolo, etc. non la teologia. Affidarsi a speranze taumaturgiche come propone Shakespeare è frutto di una forma mentis fanatica. Come frutto del fanatismo è questa sua misoginia nuovamente in luce nelle parole di Macduff il quale pensa il pianto in relazione a un uomo disdicevole e da donna: «I could play the woman with mine eyes [potrei comportarmi da donna coi miei occhi]». Tra parentesi: il testo della tragedia pare essere stato malamente modificato (da mano diversa dal primo autore?) laddove emerge un contrasto nel dialogo fra Ross e Macduff. Prima dice che moglie e figli di costui stanno bene, e subito dopo lo informa che sono morti: qualcosa nel filo logico narrativo non funziona tanto bene in questo tratto. Rivediamo la suggestione religiosa, la quale mai abbandona l’intreccio, in maniera intensa nella scena in cui la sonnambula Lady Macbeth si lava le mani, nella visione notturna, sporche di sangue: lei sta facendo come Pilato nel deicidio evangelico. E il medico che dovrebbe curarla afferma che ella avrebbe più necessità di un sacerdote cristiano piuttosto che di un’assistenza sanitaria convenzionale: è ancora lontano il tempo della psicanalisi, l’incomprensione scientifica in quei secoli trasformò d’altro canto cose naturali, come un neo, in segni del Diavolo (una donna con un neo ad esempio rischiava molto). Nell’opera shakespeariana all’esame compaiono un cupo spirito pessimistico e una concezione fenomenistica negativa sul mondo materiale. Un’affermazione finale del protagonista ricorda molto nella sostanza filosofica delle future parole di Prospero in “The tempest”. Alla fine Macbeth viene ucciso da Macduff, uno nato da un parto cesareo, una specie di novello Gesù (venuto al mondo con un parto cesareo metafisico). Il Cristo di scena decapita il tiranno al servizio delle forze maligne (analogia e contrasto con le vicende del Battista). La sovrana consorte, definita «his [di Macbeth] fiend-like [diabolica, demoniaca] queen» a testimonianza del suo essere porta-del-Demonio, muore pure (suicida): ricorda in qualche modo la sorte della biblica regina Gezabele.



Blood must have blood.
Jus drein jus daun.

The 100 (serie tv)






NOTE

Questo scritto fa parte del mio saggio intitolato “Percorsi critici”
https://www.academia.edu/44476394/Percorsi_critici