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lunedì 17 gennaio 2011

SAN GREGORIO TAUMATURGO

LE CHIESE SCOMPARSE DI LERCARA FRIDDI (2)

di DANILO CARUSO

L’unica chiesa di san Gregorio Taumaturgo esistita a Lercara è quella che si trovava nel corso Giulio Sartorio al civico 207.

 Il punto di corso Giulio Sartorio in cui era ubicata la chiesa


Nel Duomo, all’ingresso dell’oratorio, a) si trova una lapide del 1740 che parla della chiesa «Divi Gregorii Thaumaturgi» (come – cosa che in effetti è – se questa chiesa fosse l’unica di san Gregorio Taumaturgo); sempre nell’archivio del Duomo b) il primo registro dei defunti, che inizia dal 1655, riporta una serie di signicative sepolture in questa chiesa puntualizzando una distinzione con l’altra chiesa di san Gregorio (patriarca d’Armenia) di Via dei martiri:
- nel 1692 «nella chiesa di sangrigoli»;
- nel 1693 «in Ecclesia S.ti Gregorij Thaomaturgi»;
- nel 1697 «in ecc. divi Gregorij Thomaturgi»;
- nel 1698 «in ecc. divi Gregorij Thomaturgi»;
- nel 1701 «in Ecclesia S. Gregorij Thaomaturgi»;
- nel 1701 «in ecc.a S.ti Gregorij»;
- nel 1702 «in ecc.a S.ti Gregorij».

La lapide del Duomo che menziona la chiesa di san Gregorio Taumaturgo


Tutto lascia indubitabilmente concludere che a) e b) si riferiscano alla stessa chiesa di corso Giulio Sartorio. Dovremmo sennò assurdamente ammettere che a fine ’600 ci fossero: una chiesa di san Gregorio Taumaturgo in corso Giulio Sartorio ed un’altra con identico titolo in Via dei martiri. La lapide di a) testimonierebbe che fu uno Scammacca a farla edificare: la detta lapide prescriveva messe di suffragio per la defunta principessa Raffaella Scammacca Buglio in chiese ovviamente fatte edificare da loro. Questa particolare affermazione però va compresa nelle sue sfaccettature: questo personaggio Scammacca, per erigere una chiesa a san Gregorio Taumaturgo (santo orientale, nativo di Neocesarea, vissuto nel terzo secolo e contemporaneo di san Gregorio l’Illuminatore, con lui evangelizzatore di quelle regioni orientali) dovrebbe avere delle ascendenze religiose cristiano-orientali, che a Lercara furono introdotte unicamente dai Lercari. Questo identikit ci conduce all’ultima Lercari che ebbe a che fare con il paese, e cioè alla figlia del barone de Amezcua: Raffaella Lercaro de Amezcua (n. 1601). Costei, morta la madre Francesca (n.1581 - m. 1610), ereditò il titolo baronale: fu baronessa da sola dal 1611 al 1618, sposatasi a Blasco Scammacca (barone nel 1618-27), ritornò da vedova ad esserlo dal 1627 al 1640. In quanto coniugata a Blasco Scammacca, dagli eredi Scammacca era naturalmente vista come tale. Ed è anche l’unica figura a cui si può attribuire l’erezione della chiesa di san Gregorio Taumaturgo poiché portatrice di quei caratteri richiesti, dopo Leonello Lercaro (m. 12-10-1600) e la figlia Francesca (sua madre), che si erano resi protagonisti dal canto loro dell’edificazione delle chiese di san Gregorio patriarca d’Armenia e di sant’Anna. Non dobbiamo dimenticare pure che Raffaella Lercaro de Amezcua coniugata Scammacca nel 1640 lasciò la vita secolare per monacarsi (ridenominandosi Gesuita Maria): oltre agli essenziali attributi richiesti si associa una vocazione di fede, testimonianza di uno spirito sensibile alla religiosità, proprio di chi può rendersi autore della nascita di un edificio sacro. Per quanto riguarda il periodo successivo siamo a conoscenza che la chiesa di san Gregorio Taumaturgo era diventata chiesa di san Nicolò di Mira (o di Bari che dir si voglia): tra il 1740 ed il ’47 la chiesa ha cambiato patrono. La zona famosa a quei tempi per essere franosa è forse franata con essa, e qualcuno interessato l’ha poi ripresa dedicandola a san Nicolò (ho stimato che nel Settecento un 7% di popolazione lercarese potesse essere di rito cattolico-orientale). In questa fase fu retta dal sacerdote Giuseppe Badalato (n. 1702 - m. 1789, presente a Lercara almeno dal 1727) presumibilmente sino alla sua morte a partire quantomeno dal 1747. Successivamente almeno dal 1811 ritorna san Gregorio Taumaturgo detto “lo Novo”. Non si può negare che la chiesa avesse avuto questa sequenza di patronato: san Gregorio Taumaturgo – san Nicolò – san Gregorio Taumaturgo lo Novo; e che la “novità” sia rispetto alla prima fase temporale e non rispetto a chiesa collocata altrove. Che san Nicolò sia pure franata? Neanche di questo si può dare certezza assoluta, come invece della frana del 1850 che comportò il trasferimento di tutti gli arredi sacri nella vicina chiesa di san Matteo, tra cui la tela del san Gregorio patriarca d’Armenia che vi aveva avuto sede (provenuta dall’altra chiesa di Via dei martiri). La costruzione diroccata fu venduta nel 1921 a privati. L’ultimo prospetto di questo edificio sacro era uguale a quello della chiesa di san Francesco Saverio (al cui campanile si trova oggi la sua campana). Una statua di san Nicolò, dalle tonalità cromatiche orientaleggianti, si trova dal 1768 nella chiesa di san Giuseppe: san Nicolò era un equivalente, nel rito greco-cattolico, di san Giuseppe, in quello latino.

La facciata della chiesa di san Francesco Saverio

Il simulacro di san Nicolò nella chiesa di san Giuseppe