di DANILO CARUSO
Quando Martino I re di Sicilia morì in Sardegna nel 1409, nel tentativo di sedare le ribellioni contro gli Aragonesi, ne prese posto, sino alla morte avvenuta l’anno successivo, il padre, Martino il Vecchio re d’Aragona.
Il Regno di Sicilia da decenni addietro era tormentato dagli scontri feudali.
In quei frangenti la personalità di rilievo impostasi a condizionare la monarchia era quella di Bernardo Cabrera, gran giustiziere del regno ed ex comandante dell’esercito aragonese giunto in Sicilia nel 1392.
Era stato proprio costui a prelevare Bianca, figlia di re Carlo III, dalla Navarra per condurla nell’Isola come moglie di Martino I il Giovane (a cui l’anno precedente era morta l’altra moglie Maria).
La regina Bianca era stata delegata dai due Martini per l’esercizio del governo isolano, ma alla morte di Martino il Vecchio sorsero nuovamente aspri scontri.
Infatti l’anziano Cabrera, cui nell’interregno spettava il governo, ambiva al trono e pensava di sposare la regina vedova (che le cronache tramandano fosse molto bella e dotata di talento politico).
La regina nel 1411 si era rifugiata presso il barone Matteo Moncada nel castello di Castronovo di Sicilia (che risale all’undicesimo secolo) sul Colle San Vitale: da lì aveva promesso l’amnistia ai ribelli se avessero sospeso le loro azioni e avessero riconosciuto la sua autorità. Quando Cabrera la incontrò in un convento catanese e le manifestò le sue intenzioni fu immediatamente scacciato da lei che esclamò: «Ah, vecchio depravato!».
La regina quindi si rifugiò a Siracusa, Cabrera cinse d’assedio la città, ma lei riuscì comunque a scappare grazie ai suoi partigiani che la preferivano come reggente.
Diretta a Palermo, dove avrebbe atteso dall’Aragona i nuovi consiglieri di governo, sostò una seconda volta a Castronovo. I partigiani di Cabrera a Palermo, dove l’aspettavano, erano stati allontanati con le armi prima che la regina la raggiungesse.
Tuttavia il vecchio spagnolo tentò un ultimo colpo di mano notturno cercando di catturare Bianca dopo aver simulato una ritirata: non ci riuscì per poco, la regina avvisata scappò direttamente in camicia da notte su una nave diretta a Catania.
E Cabrera trovando il letto vuoto e tiepido ci rimase moltissimo male. Si tramanda che avesse detto: «Ho perso la pernice, ma mi è rimasto il nido!», e che in preda ad uno sconvolgimento mentale dopo essersi tolto i vestiti si gettasse sul letto rotolandovisi ed annusandolo come i cani da caccia.
Alla fine il ribelle Bernardo Cabrera fu preso prigioniero e tra l’altro sospeso nudo dentro una rete per due giorni al muro di un castello dove tutti potessero vederlo.
I RESTI DEL CASTELLO DI CASTRONOVO
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