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sabato 5 marzo 2022

UNA DISTOPICA GINOIDE CONTRO LA MANTIDE RELIGIOSA

di DANILO CARUSO
 
Durante gli anni ’80 dell’Ottocento francese fece la sua comparsa un avveniristico romanzo, opera di Auguste de Villiers de L’Isle-Adam (1838-1889), intitolato “L’Ève future”. Di tale testo propongo una analisi critica junghiana, esaminando in generale il contenuto sotto la duplice luce della dicotomia “spirito del tempo / spirito del profondo”. Premetto che l’uno non falsifica l’altro. Mi riferisco in particolare ai contenuti misogini, tesi nella narrazione a essere generalizzati. I modi cogitandi di quell’epoca non si possono ribaltare, tuttavia – e parlo da femminista – la lettura secondo lo spirito del profondo ci consente una circoscrizione estensiva di un archetipo femminile negativo: quello della “mantide religiosa”. Non tutte le donne sono vuote fascinatrici ipocrite: ne esistono, alcune; senza con ciò voler fare affermazione misogina (il principio vale specularmente anche per gli uomini: l’essere inaffidabili e non meritevoli di fiducia non ha sesso). Leggo la critica dell’autore del romanzo in maniera intensiva, archetipica: non tutte le donne sono causa di rovinosa e/o mortale prospettiva per il partner. Accanto a uomini ingenui che cadono in balia di mantidi religiose, ci sono parallelamente donne ingenue raggirate da kierkegaardiani seduttori1. Teniamo ben presente a 360° la realtà. Gran parte della mia opera di studioso e di critico è volta a difesa dai pregiudizi antifemministi, funesti nella storia. “Eva futura” fra i vari ricchi spunti che offre allo sguardo mirato delinea simile archetipo, non positivo, femminile. E da persona di studio obiettivo e obiettiva, mi prefiggo di indicarne i contenuti junghiani, vari, emergenti all’analisi. Non parlerò dunque della “donna” con l’assurda generica ottica filopatristica, bensì del puntuale profilo archetipico che lo scrittore francese ha voluto tematizzare (non trascurando che è stato unilaterale nella polarizzazione e di manica larga nel mettere in cattiva luce il gentil sesso senza fare esplicite distinzioni). Chiarito qual è il mio approccio al testo – a scanso di equivoci involontariamente possibili a causa di procedure analitiche prive di condizionamenti – possiamo intraprendere l’esame testuale che ci riserverà la sua coerenza. La storia parte da un giovane nobile inglese il quale è rimasto fulminato da una coetanea scozzese, un’attrice che (in senso figurato) si mostra la clonazione di Paolina Borghese (ricordata nella forma della celeberrima statua di Canova). Niente di strano che una tale immagine (quella dell’attrice) gli rimanga in mente (imprinting).

Paolina Borghese, sorella di Napoleone Bonaparte, nella celeberrima scultura di Antonio Canova (il quale l’ha rappresentata nella foggia di una Venere), e in un dipinto dell’epoca di Robert Lefèvre (nell’immagine, particolari).
 
La vicenda del romanzo prende le mosse dal fatto che egli resta enormemente deluso dal profilo intellettuale e caratteriale di costei: amorfa e insignificante, banale e superficiale. Nel momento in cui si gioca nella scelta di una compagnia sessuale all’uovo di Pasqua è chiaro che dentro il cioccolato ci può essere qualsiasi sorpresa diversa da quella auspicata. La maggioranza delle coppie si costituisce in ossequio a una tensione libidica freudiana, in relazione alla quale si rischia che il partner abbia lo statuto di animale da compagnia. Lord Celian Ewald intuisce la cosa in ritardo, da persona di una qualche maturità spirituale superiore alla media. Dopo aver sbattuto contro la mediocrità di Alicia Clary cade vittima di uno psicodramma: come accettare la bellezza (virtù per i Greci antichi) che non si accomuna ad altre eccellenze (aretài) personali? Sopra simile amletico dilemma ruota la di lui vicenda nel romanzo. Al di là di essa appare il caso di dire che il quesito in sé non è valido: rappresenta un topos fantasioso, forse patologico, che chi abbia un aspetto piacevole possieda altresì positive qualità spirituali. Adler ci spiega come l’indole delinquenziale possa insorgere nei brutti repressi e nei belli viziati. Lord Ewald avrebbe dovuto selezionare meglio, cum grano salis: ti piace l’uovo di Pasqua, non ti piace la sorpresa, adesso te la tieni. Quanto lui cercava si trova oltre un piano libidico freudiano: questo io attribuisco alla “fase naturale” junghiana. Egli è tipo da “fase culturale”, con interessi spirituali non meramente fondati sulla fisiologia: «L’amour où nul sentiment, nulle intelligence ne se mêle à la sensation me semble offensant envers moi-même». A salvarlo da un romantico e wertheriano suicidio interviene un insolito Thomas Edison, nella veste di transumanista apprendista stregone. Si cimenterà infatti costui nella declinazione di tutti gli aspetti della “mantide religiosa” e nel proporre la necessità di rimpiazzare una figura femminile reale (colorata con tutti i tratti misogini dalla Patristica a Erasmo da Rotterdam2) mediante una ginoide. Villiers de L’Isle-Adam è il primo autore letterario a utilizzare il termine “androide”. Io preferisco parlare nel nostro caso di “ginoide” (termine usato da Richard Calder3), ma lui dice in francese: «Andréide». Che la misoginia del testo sia totalmente estensiva e unidirezionale lo smentiscono alcuni passi qua e là. Ad esempio quello in cui si sostiene che il tradimento amoroso a danno maschile sia una responsabilità integrale da addebitarsi a chi abbia nutrito l’incapacità di prendersi adeguata cura della partner (in realtà non è così lineare, possono trovarsi bravi uomini ai quali non si può muovere un appunto). Lord Celian dal canto suo riconosce la sua leggerezza idealistica, la quale calza male con la realtà, e sottolinea – junghianamente – come l’intuizione sia una facoltà particolarmente sviluppata nelle donne. La signorina Alicia Clary, da lui ritenuta «médiocre avant tout», riceve aggiuntive imputazioni di «rachitisme intellectuel», «hypocrisie des coeurs faibles et secs», «transsudation d’animalité». Non accettando un fuorviante mind-body conflict in ella costui si rimette nelle mani dello scienziato transumanista (letterario) Edison il quale gli promette una ginoide identica ad Alicia Clary in corpore, però dalle capacità mentali molto più ampie: «Cette sotte [stolta, sciocca, goffa] éblouissante [abbagliante] sera non plus une femme, mais un ange [angelo]; non plus une maîtresse, mais une amante; non plus la Réalité, mais l’IDÉAL». Ripeto che i giudizi severi a carico della signorina Clary sono fuori luogo: è mediocre, non ti piace più (l’uovo di Pasqua), la lasci. Nessuna donna – nessuno in assoluto – è obbligato a eccellere sul piano intellettuale. Non tutti sono α di Brave New World. Le perplessità di Lord Celian non sono poche né irrilevanti. Si presenta appunto spontanea la difficoltà ad accettare l’idea di amare (erotaèin) una ginoide inorganica. Ma lo scienziato americano inizia una lunga e articolata opera di persuasione asserendo che sarà la versione umana a rivestirsi al paragone terminale dei panni della bambola. Gli spiega grazie a un linguaggio figurato non poi così tanto il modo in cui costui abbia proiettato la di lui “anima junghiana” su Alicia Clary, producendo una serie di aspettative quindi deluse. Il delirio dell’apprendista stregone scientifico si rivela totale (il che in seguito si capirà meglio): «Je représente la Science avec la toute-puissance de ses mirages». Espone dei pregiudizi misogini a scapito delle donne reali e a pro della sua ginoide: al pari di Kierkegaard sostiene la vuotezza di coscienza femminile giacché una donna porrebbe il proprio baricentro nell’esteriorità e sarebbe perciò incapace di nutrire un sentimento di autentica amicizia verso chiunque. Come se non bastasse ciò aggiunge una scrematura razzista al fatto che l’innamoramento sia un fenomeno biochimico senza gran che di ideale. Seppur con spirito fortemente misogino Edison critica il livello freudiano della sessualità. Lo fa tuttavia in maniera unilaterale lasciando ai paralleli uomini il ne nos inducas in tentationem. Si mostra vero che su quel piano l’imprinting sia fonte di una nevrosi temporanea sui generis, però lo è per tutti i soggetti affetti: uomini e donne, non c’è differenza. Non esistono streghe incantatrici e malcapitati, come pretenderebbe la tradizione giudaicocristiana. Un’altra cosa che Edison dice, condita di storture antifemministe, è che il primato appartenga alla filìa rispetto all’eros. Il ragionamento ripulito non fa una grinza e ha la sua radice nel “Simposio” platonico4. L’amore romantico non esiste, o se esiste in quanto tale – forma erotica passionale – si rivela un disturbo mentale. Werther5 e Ortis si uccidono, Lord Ewald vorrebbe farlo. Non esiste niente di buono o di idealistico in una Ragione bendata. Il nobile l’inglese del romanzo francese in qualche guisa arriva a comprenderlo. In fin dei conti svanito l’effetto dell’imprinting paragonabile a una droga, insorgerebbe una noia se non ci fosse un piacere costante di filìa accanto al partner. Naturalmente il regime erotico del congresso carnale non viene abolito, tuttavia se poi qualcuno dei due cerca qualcun altro quella persona non era matura bensì pesantamente zavorrata nella palude freudiana. A chi il partner sta bene (animale da compagnia: livello libidico freudiano) non sarà necessario cercare altrove (al pari del caso di un sodalizio più elevato di filìa ricordato da Schopenhauer: piano libidico junghiano). Dunque l’eros funziona veramente se sottospecie di filìa. Il congresso carnale segue un impulso analogo a quello della fame: ora, per mangiare un piatto di pasta alla carbonara, basta che piaccia. Un partner comunque non si può trattare alla stregua di un piatto di cucina. E non è un caso che l’apprendista stregone Edison stia proponendo di sostituire un essere umano vero con una ginoide inorganica. Lo scienziato americano sino a metà romanzo ha preso di mira la signorina Alicia Clary con molteplici e vari stringenti spunti misogini, tuttavia mai potendole imputare la colpa di essere una mantide religiosa. Lei non ha adescato Lord Celian, è stato lui a esserne fulminato dalla bellezza esteriore per poi scoprire che la donna fosse intellettualmente mediocre. Ella non ha nessuna responsabilità: è stata scelta con leggerezza, senza approfondirne la conoscenza caratteriale. Qui utile chiarire che in genere “mediocrità” non riguarda una questione inerente a un titolo di studio o a qualcosa di simile, né una specifica attribuzione sessuale. Esistono persone vacanti, insignificanti tecnici della cose che hanno studiato, incapaci di autonomia intellettuale, di fronte ai quali tutte quelle di acume e interessi vivi non hanno niente da invidiare. La signorina Clary si rivela mediocre? Poniti come nel “Pigmalione” di George Bernard Shaw, in una guisa di educatore platonico: giusto mezzo aristotelico e archetipico fra la ginoide e la mantide. Ovviamente non si tratta di creare un nuovo essere per mezzo dalla nostra immagine e a nostra somiglianza (questa sarebbe una violenza). Non dimentichiamo il Platone del “Liside”: destinatario di filìa è un polo che possiede cose in comune, ma in aggiunta altre non in comune (il che offre prospettiva di arricchimento spirituale). Non si dà né lecito né possibile il clonare sostanzialmente in toto la nostra “anima junghiana” secondo l’ambizione dell’apprendista stregone Edison. La signorina Clary rimane refrattaria? Non ti piace? La lasci, non c’è bisogno di suicidarsi: il mondo è pieno di donne. L’orizzonte edisoniano appare distopico, e indica finalmente l’archetipo della mantide religiosa nel personaggio della signorina Evelyn Habal. Costei è sì una premeditata adescatrice la quale ha condotto alla rovina personale, familiare ed economica, e infine al suicidio un amico (Edward Anderson) dello scienziato americano. La torbida descrizione di questa qui e della faccenda è abbastanza intensa. Voglio sintetizzare quell’esposizione narrativa dicendo che Edison descrive costei nella qualità di una dantesca «femmina balba»6 puntualizzando che il campo di simili donne è quello «de la pure animalité». Tale amico sarebbe rimasto vittima di una “strega”, esperta delle arti cosmetiche e dell’inganno. Superfluo dire che esistano donne simili, alcune, tuttavia non si può generalizzare (spirito del profondo e spirito del tempo). Come già detto all’inizio ci sono pure alcuni uomini del genere: opportuno, sebbene il fenomeno negativo non sia largamente diffuso, stare attenti. La tragica piaga odierna dei femminicidi svela un sostrato di malefico pensiero in contenuti quali quelli edisoniani (lo scienziato ad esempio resuscita la misoginia di Tertulliano ancora a fine ’800). Occorre possedere intelligenza e abilità tali da non cadere o liberarsi davanti a manipolatori di coppia. Edison accenna, con i suoi paraocchi antifemministi, a tali amori malati, nei cui confronti ribadisce la soluzione della sua ginoide programmata ad hoc. L’apprendista stregone americano evoca a suo sostegno la metafisica della sessualità di Schopenhauer: la coppia si costituisce nell’illusione dei partner di conoscersi inter se, mentre ciò di cui si alimentano proviene da una proiezione di un modello desiderato, destinato a frammentarsi alla lunga nella delusione di una mancata correlazione. Alla caducità e alle imperfezioni di una creatura reale lo scienziato sostituisce la sua creazione inorganica. Egli la chiama Hadaly, termine iraniano il quale vuol dire “ideale”. Ritiene che una produzione seriale possa contribuire a rimuovere la maschile ipocrisia nei casi di tradimento di coppia allorché si abbia qualcosa di ideale, incorruttibile e perfetto nella forma più desiderata. Lord Ewald si convince di simile transumanistica mira e in relazione alla signorina Alicia Clary si esprime così: «Je vous l’avoue en toute sincérité, je crois avoir commis un acte d’abaissement presque indélébile en possédant cette femme». Edison, tra sé e sé, continua a delirare e a concepire la somiglianza tra costei e Paolina Borghese quale una sorta di “malattia mortale” (volendo usare un’espressione kierkegaardiana). Evidente che uno degli spunti critici offerti dal testo di Villiers de L’Isle-Adam sia la dialettica uomo/macchina, organico/inorganico, e provenga da un’era dove informatica e biologia non avevano posto un connubio biotecnologico. Una siffatta problematica emergerà in modo prepotente e inquietante nel finale della narrazione con un’impronta junghiana. Infatti prima che Hadaly assuma la foggia corporea di Alicia Clary, la prima, velata, avrà occasione di dialogare con Lord Celian, e a costui spiegherà (non in termini psicanalitici) ante litteram l’esistenza dell’Inconscio collettivo: «La più certa di tutte le realtà, – quella, tu lo sai bene in cui noi siamo persi e di cui l’inevitabile sostanza, in noi, è soltanto ideale (parlo dell’Infinito), – non è solo razionale. Ne abbiamo un barlume così debole, al contrario, che nessuna ragione, sebbene constatando questa incondizionata necessità, non saprebbe immaginare l’idea diversamente che grazie a un presentimento, una vertigine, – o in un desiderio». Esprimerà una posizione filosofica fenomenistica schopenhaueriana: «Questo uomo ha consapevolezza, dentro e attorno a lui, innanzitutto della realtà di un altro spazio inesprimibile e di cui lo spazio apparente, dove siamo chiusi, è solamente la figura». E inoltre, altra cosa molto rilevante, accennerà, sempre in guisa figurata, al processo di individuazione junghiano: «Questo vivente etere è un’illimitata e libera regione dove, per poco che si attardi, il viaggiatore privilegiato sente come proiettarsi, sull’intimo del suo essere temporale, l’ombra anticipata e foriera dell’essere che diventa. Un’affinità si stabilisce dunque, allora, fra la sua anima e gli esseri, ancora futuri per lui, di questi occulti universi contigui a quello dei sensi; e il cammino di relazione dove la corrente si realizza dentro questo doppio mondo non è altro che questo dominio dello Spirito, che la Ragione, – esultando e ridendo nelle sue pesanti catene per la prima ora trionfale – chiama, con uno sdegno vuoto, L’IMMAGINARIO». Dopo queste parole si è aperto allo sguardo dell’analisi un più grande portone psicanalitico. Il percorso di Lord Ewald è quello di una alchemica rinascita o risurrezione (concetti suggeriti dal testo medesimo). Tali solenni e inquietanti parole di Hadaly, le quali nel romanzo si comprenderanno meglio dopo, mi hanno colpito da subito poiché evocative dell’Inconscio assoluto e di Schopenhauer: «Io sono, nei tuoi confronti, l’inviata di queste regioni senza limiti di cui l’Uomo non può intravedere le pallide frontiere che tra certi sogni e certi sonni. Là, i tempi si confondono; lo spazio non c’è più! Le ultime illusioni dell’istinto spariscono». Queste altre seguenti illuminano il ruolo dell’apprendista stregone Edison di cui si dirà ancor meglio secondo l’ordine narrativo del romanzo più avanti: «Mi suscitavo nel pensiero di chi mi creava, così che credendo d’agire solamente da sé mi ubbidiva pure oscuramente. Così, suggerendo me, attraverso di lui, dentro il mondo sensibile, mi sono impadronita di tutti gli oggetti che mi sono sembrati meglio appropriati al disegno di incantarti». Nel suo slancio scientifico lo scienziato americano è andato al di là del bene e del male assumendo il rango di un Dio, parafrasando delle parola di Hadaly e cucendole a lui sopra. Costei si definisce altresì un contenitore archetipico femminile, portatrice di una celeste tensione amorosa. Ed elogia – come farà Jung – il potere benefico della solitudine. Lord Celian alla fine si converte del tutto all’idea di stare con la ginoide: «C’est, positivement, la vivante qui est le fantôme». Il romanzo prima di concludersi ci mostra la pietra filosofale, e Edison svela la maniera in cui ha animato Hadaly. Fra le di lui mani era finita la moglie, andata in rovina e malata psichica, di quel suo amico di cui sopra. Nel tentativo di aiutarla in relazione alle sue crisi di incoscienza e facendo uso dell’elettromagnetismo suscita in lei la comparsa di una seconda remota provenuta personalità, il complesso di un nuovo Io: Any Sowana. In parole povere questa è Hadaly, la cui coscienza è stata infusa nella ginoide. Sowana sfruttando Lady Anderson nella funzione di medium spinge l’apprendista stregone americano a costruire una ginoide dove ella possa incarnarsi. Edison segue la richiesta e cogliendo l’occasione offertagli dal caso passionale del nobile inglese dà a Hadaly le sembianze di Alicia Clary. La ginoide e Lord Ewald sono così destinati a convivere in Inghilterra. Nel corso di simili ultime rivelazioni lo scienziato illustra altri interessanti aspetti. Parla della possibilità di un sistema globale di interconnessione neurale all’interno del quale Sowana si è mossa durante un episodio del romanzo, rimbalzando da soggetto a soggetto come se gli individui fossero antenne di ripetizione e il comune Inconscio assoluto fosse una sorta di rete intersoggettiva dentro cui navigare. L’apprendista stregone aggiunge: «Non plus seulement le fluide nerveux d’un être vivant, mais la simple vertu de certaines substances se transmettent à “distance” dans l’organisme humain, sans ingestion, suggestion ni induction. […] Pourquoi ne supposerais-je pas la possibilité d’un fluide nouveau, mixte, synthèse de l’électrique et du nerveux». Edison in qualche modo ha trasferito una coscienza reale in una ginoide inorganica e inquadra il procedimento in un’ottica scientifica con l’auspicio di poterlo sfruttare. La somma morale della narrazione si concentra nel rapido e breve finale del testo esaminato di Villiers de L’Isle-Adam. Lord Ewald si è imbarcato con Hadaly conservata all’interno di una cassa, a sua volta custodita nel vano di deposito della nave. Questa su cui viaggiava tornando in Europa pure la signorina Alicia Clary va in fiamme e bisogna abbandonarla in mare. Nella disgrazia muore Alicia e la ginoide va distrutta per sempre (nel frattempo era inoltre morta Lady Anderson presso Edison). Morale: mai sfidare l’Inconscio collettivo (come direbbe Jung).

Hadaly

 
NOTE
 
Questo scritto fa parte del mio saggio intitolato “Letteratura e psicostoria”
https://www.academia.edu/75613515/Letteratura_e_psicostoria
 
1 A proposito di Kierkegaard e del mio punto di vista in merito indico un mio studio contenuto nel mio saggio Filosofie sadiche (2021) dal titolo L’irrazionalismo nevrotico di Kierkegaard, il quale potrà servire allo scopo di approfondire il mio pensiero riguardo alla materia qui trattata.
https://danilocaruso.blogspot.com/2020/12/lirrazionalismo-nevrotico-di-kierkegaard.html
 
2 Nei miei lavori ho lungamente analizzato simili temi. Ne indico uno per la sua esemplarità in relazione: Il machiavellico disegno della “follia” erasmiana, il quale si trova dentro la mia pubblicazione Letture critiche (2019).
https://danilocaruso.blogspot.com/2018/08/il-machiavellico-disegno-della-follia_29.html
 
3 Al romanzo calderiano Dead girls ho dedicato uno scritto:
https://danilocaruso.blogspot.com/2022/03/sex-doll-prima-del-brave-new-world_51.html
 
4 Interessante al riguardo un mio studio intitolato Eros e la libido junghiana nel “Simposio” nella mia opera Note di critica (2017).
https://danilocaruso.blogspot.com/2017/09/diotima-non-deve-morire.html
 
5 Al romanzo goethiano ho dedicato in passato un esame: Considerazioni sul Werther goethiano, nel mio saggio Considerazioni letterarie (2014).
https://danilocaruso.blogspot.com/2013/07/considerazioni-sul-werther-goethiano.html
 
6 Sulla «femmina balba» si veda alle pagg. 10-12 della mia monografia Parricidio dantesco (2021).
https://www.academia.edu/47754422/Parricidio_dantesco