di DANILO CARUSO
Durante gli anni ’80 dell’Ottocento francese fece la sua comparsa un avveniristico romanzo, opera di Auguste de Villiers de L’Isle-Adam
(1838-1889), intitolato “L’Ève future”. Di tale testo propongo una analisi
critica junghiana, esaminando in generale il contenuto sotto la duplice luce
della dicotomia “spirito del tempo / spirito del profondo”. Premetto che l’uno
non falsifica l’altro. Mi riferisco in particolare ai contenuti misogini, tesi
nella narrazione a essere generalizzati. I modi cogitandi di quell’epoca non si
possono ribaltare, tuttavia – e parlo da femminista – la lettura secondo lo
spirito del profondo ci consente una circoscrizione estensiva di un archetipo
femminile negativo: quello della “mantide religiosa”. Non tutte le donne sono
vuote fascinatrici ipocrite: ne esistono, alcune; senza con ciò voler fare
affermazione misogina (il principio vale specularmente anche per gli uomini: l’essere
inaffidabili e non meritevoli di fiducia non ha sesso). Leggo la critica dell’autore
del romanzo in maniera intensiva, archetipica: non tutte le donne sono causa di
rovinosa e/o mortale prospettiva per il partner. Accanto a uomini ingenui che
cadono in balia di mantidi religiose, ci sono parallelamente donne ingenue
raggirate da kierkegaardiani seduttori1. Teniamo ben presente a 360°
la realtà. Gran parte della mia opera di studioso e di critico è volta a difesa
dai pregiudizi antifemministi, funesti nella storia. “Eva futura” fra i vari
ricchi spunti che offre allo sguardo mirato delinea simile archetipo, non
positivo, femminile. E da persona di studio obiettivo e obiettiva, mi prefiggo
di indicarne i contenuti junghiani, vari, emergenti all’analisi. Non parlerò
dunque della “donna” con l’assurda generica ottica filopatristica, bensì del
puntuale profilo archetipico che lo scrittore francese ha voluto tematizzare
(non trascurando che è stato unilaterale nella polarizzazione e di manica larga
nel mettere in cattiva luce il gentil sesso senza fare esplicite distinzioni).
Chiarito qual è il mio approccio al testo – a scanso di equivoci
involontariamente possibili a causa di procedure analitiche prive di
condizionamenti – possiamo intraprendere l’esame testuale che ci riserverà la
sua coerenza. La storia parte da un giovane nobile inglese il quale è rimasto
fulminato da una coetanea scozzese, un’attrice che (in senso figurato) si
mostra la clonazione di Paolina Borghese (ricordata nella forma della
celeberrima statua di Canova). Niente di strano che una tale immagine (quella
dell’attrice) gli rimanga in mente (imprinting).
La vicenda del romanzo prende le mosse dal fatto che egli
resta enormemente deluso dal profilo intellettuale e caratteriale di costei:
amorfa e insignificante, banale e superficiale. Nel momento in cui si gioca
nella scelta di una compagnia sessuale all’uovo di Pasqua è chiaro che dentro
il cioccolato ci può essere qualsiasi sorpresa diversa da quella auspicata. La
maggioranza delle coppie si costituisce in ossequio a una tensione libidica
freudiana, in relazione alla quale si rischia che il partner abbia lo statuto
di animale da compagnia. Lord Celian Ewald intuisce la cosa in ritardo, da
persona di una qualche maturità spirituale superiore alla media. Dopo aver
sbattuto contro la mediocrità di Alicia Clary cade vittima di uno psicodramma:
come accettare la bellezza (virtù per i Greci antichi) che non si accomuna ad
altre eccellenze (aretài) personali? Sopra simile amletico dilemma ruota la di
lui vicenda nel romanzo. Al di là di essa appare il caso di dire che il quesito
in sé non è valido: rappresenta un topos fantasioso, forse patologico, che chi
abbia un aspetto piacevole possieda altresì positive qualità spirituali. Adler
ci spiega come l’indole delinquenziale possa insorgere nei brutti repressi e
nei belli viziati. Lord Ewald avrebbe dovuto selezionare meglio, cum grano
salis: ti piace l’uovo di Pasqua, non ti piace la sorpresa, adesso te la tieni.
Quanto lui cercava si trova oltre un piano libidico freudiano: questo io
attribuisco alla “fase naturale” junghiana. Egli è tipo da “fase culturale”,
con interessi spirituali non meramente fondati sulla fisiologia: «L’amour où
nul sentiment, nulle intelligence ne se mêle à la sensation me semble offensant
envers moi-même». A salvarlo da un romantico e wertheriano suicidio interviene
un insolito Thomas Edison, nella veste di transumanista apprendista stregone.
Si cimenterà infatti costui nella declinazione di tutti gli aspetti della
“mantide religiosa” e nel proporre la necessità di rimpiazzare una figura
femminile reale (colorata con tutti i tratti misogini dalla Patristica a Erasmo
da Rotterdam2) mediante una ginoide. Villiers de L’Isle-Adam è il
primo autore letterario a utilizzare il termine “androide”. Io preferisco
parlare nel nostro caso di “ginoide” (termine usato da Richard Calder3),
ma lui dice in francese: «Andréide». Che la misoginia del testo sia totalmente
estensiva e unidirezionale lo smentiscono alcuni passi qua e là. Ad esempio
quello in cui si sostiene che il tradimento amoroso a danno maschile sia una
responsabilità integrale da addebitarsi a chi abbia nutrito l’incapacità di
prendersi adeguata cura della partner (in realtà non è così lineare, possono
trovarsi bravi uomini ai quali non si può muovere un appunto). Lord Celian dal
canto suo riconosce la sua leggerezza idealistica, la quale calza male con la
realtà, e sottolinea – junghianamente – come l’intuizione sia una facoltà
particolarmente sviluppata nelle donne. La signorina Alicia Clary, da lui
ritenuta «médiocre avant tout», riceve aggiuntive imputazioni di «rachitisme
intellectuel», «hypocrisie des coeurs faibles et secs», «transsudation d’animalité».
Non accettando un fuorviante mind-body conflict in ella costui si rimette nelle
mani dello scienziato transumanista (letterario) Edison il quale gli promette
una ginoide identica ad Alicia Clary in corpore, però dalle capacità mentali
molto più ampie: «Cette sotte [stolta, sciocca, goffa] éblouissante
[abbagliante] sera non plus une femme, mais un ange [angelo]; non plus une maîtresse,
mais une amante; non plus la Réalité, mais l’IDÉAL». Ripeto che i giudizi
severi a carico della signorina Clary sono fuori luogo: è mediocre, non ti
piace più (l’uovo di Pasqua), la lasci. Nessuna donna – nessuno in assoluto – è
obbligato a eccellere sul piano intellettuale. Non tutti sono α di Brave New
World. Le perplessità di Lord Celian non sono poche né irrilevanti. Si presenta
appunto spontanea la difficoltà ad accettare l’idea di amare (erotaèin) una
ginoide inorganica. Ma lo scienziato americano inizia una lunga e articolata
opera di persuasione asserendo che sarà la versione umana a rivestirsi al
paragone terminale dei panni della bambola. Gli spiega grazie a un linguaggio
figurato non poi così tanto il modo in cui costui abbia proiettato la di lui
“anima junghiana” su Alicia Clary, producendo una serie di aspettative quindi
deluse. Il delirio dell’apprendista stregone scientifico si rivela totale (il
che in seguito si capirà meglio): «Je représente la Science avec la
toute-puissance de ses mirages». Espone dei pregiudizi misogini a scapito delle
donne reali e a pro della sua ginoide: al pari di Kierkegaard sostiene la
vuotezza di coscienza femminile giacché una donna porrebbe il proprio
baricentro nell’esteriorità e sarebbe perciò incapace di nutrire un sentimento
di autentica amicizia verso chiunque. Come se non bastasse ciò aggiunge una
scrematura razzista al fatto che l’innamoramento sia un fenomeno biochimico
senza gran che di ideale. Seppur con spirito fortemente misogino Edison critica
il livello freudiano della sessualità. Lo fa tuttavia in maniera unilaterale
lasciando ai paralleli uomini il ne nos
inducas in tentationem. Si mostra vero che su quel piano l’imprinting sia
fonte di una nevrosi temporanea sui generis, però lo è per tutti i soggetti
affetti: uomini e donne, non c’è differenza. Non esistono streghe incantatrici
e malcapitati, come pretenderebbe la tradizione giudaicocristiana. Un’altra
cosa che Edison dice, condita di storture antifemministe, è che il primato
appartenga alla filìa rispetto all’eros. Il ragionamento ripulito non fa una
grinza e ha la sua radice nel “Simposio” platonico4. L’amore
romantico non esiste, o se esiste in quanto tale – forma erotica passionale –
si rivela un disturbo mentale. Werther5 e Ortis si uccidono, Lord
Ewald vorrebbe farlo. Non esiste niente di buono o di idealistico in una
Ragione bendata. Il nobile l’inglese del romanzo francese in qualche guisa
arriva a comprenderlo. In fin dei conti svanito l’effetto dell’imprinting
paragonabile a una droga, insorgerebbe una noia se non ci fosse un piacere
costante di filìa accanto al partner. Naturalmente il regime erotico del
congresso carnale non viene abolito, tuttavia se poi qualcuno dei due cerca
qualcun altro quella persona non era matura bensì pesantamente zavorrata nella
palude freudiana. A chi il partner sta bene (animale da compagnia: livello
libidico freudiano) non sarà necessario cercare altrove (al pari del caso di un
sodalizio più elevato di filìa ricordato da Schopenhauer: piano libidico junghiano).
Dunque l’eros funziona veramente se sottospecie di filìa. Il congresso carnale
segue un impulso analogo a quello della fame: ora, per mangiare un piatto di
pasta alla carbonara, basta che piaccia. Un partner comunque non si può
trattare alla stregua di un piatto di cucina. E non è un caso che l’apprendista
stregone Edison stia proponendo di sostituire un essere umano vero con una
ginoide inorganica. Lo scienziato americano sino a metà romanzo ha preso di
mira la signorina Alicia Clary con molteplici e vari stringenti spunti misogini,
tuttavia mai potendole imputare la colpa di essere una mantide religiosa. Lei
non ha adescato Lord Celian, è stato lui a esserne fulminato dalla bellezza
esteriore per poi scoprire che la donna fosse intellettualmente mediocre. Ella
non ha nessuna responsabilità: è stata scelta con leggerezza, senza
approfondirne la conoscenza caratteriale. Qui utile chiarire che in genere
“mediocrità” non riguarda una questione inerente a un titolo di studio o a
qualcosa di simile, né una specifica attribuzione sessuale. Esistono persone vacanti,
insignificanti tecnici della cose che hanno studiato, incapaci di autonomia
intellettuale, di fronte ai quali tutte quelle di acume e interessi vivi non
hanno niente da invidiare. La signorina Clary si rivela mediocre? Poniti come
nel “Pigmalione” di George Bernard Shaw, in una guisa di educatore platonico:
giusto mezzo aristotelico e archetipico fra la ginoide e la mantide. Ovviamente
non si tratta di creare un nuovo essere per mezzo dalla nostra immagine e a
nostra somiglianza (questa sarebbe una violenza). Non dimentichiamo il Platone
del “Liside”: destinatario di filìa è un polo che possiede cose in comune, ma
in aggiunta altre non in comune (il che offre prospettiva di arricchimento
spirituale). Non si dà né lecito né possibile il clonare sostanzialmente in
toto la nostra “anima junghiana” secondo l’ambizione dell’apprendista stregone
Edison. La signorina Clary rimane refrattaria? Non ti piace? La lasci, non c’è
bisogno di suicidarsi: il mondo è pieno di donne. L’orizzonte edisoniano appare
distopico, e indica finalmente l’archetipo della mantide religiosa nel
personaggio della signorina Evelyn Habal. Costei è sì una premeditata
adescatrice la quale ha condotto alla rovina personale, familiare ed economica,
e infine al suicidio un amico (Edward Anderson) dello scienziato americano. La
torbida descrizione di questa qui e della faccenda è abbastanza intensa. Voglio
sintetizzare quell’esposizione narrativa dicendo che Edison descrive costei
nella qualità di una dantesca «femmina balba»6 puntualizzando che il
campo di simili donne è quello «de la pure animalité». Tale amico sarebbe
rimasto vittima di una “strega”, esperta delle arti cosmetiche e dell’inganno.
Superfluo dire che esistano donne simili, alcune, tuttavia non si può
generalizzare (spirito del profondo e spirito del tempo). Come già detto all’inizio
ci sono pure alcuni uomini del genere: opportuno, sebbene il fenomeno negativo
non sia largamente diffuso, stare attenti. La tragica piaga odierna dei
femminicidi svela un sostrato di malefico pensiero in contenuti quali quelli
edisoniani (lo scienziato ad esempio resuscita la misoginia di Tertulliano
ancora a fine ’800). Occorre possedere intelligenza e abilità tali da non
cadere o liberarsi davanti a manipolatori di coppia. Edison accenna, con i suoi
paraocchi antifemministi, a tali amori malati, nei cui confronti ribadisce la
soluzione della sua ginoide programmata ad hoc. L’apprendista stregone
americano evoca a suo sostegno la metafisica della sessualità di Schopenhauer:
la coppia si costituisce nell’illusione dei partner di conoscersi inter se,
mentre ciò di cui si alimentano proviene da una proiezione di un modello
desiderato, destinato a frammentarsi alla lunga nella delusione di una mancata
correlazione. Alla caducità e alle imperfezioni di una creatura reale lo
scienziato sostituisce la sua creazione inorganica. Egli la chiama Hadaly,
termine iraniano il quale vuol dire “ideale”. Ritiene che una produzione seriale
possa contribuire a rimuovere la maschile ipocrisia nei casi di tradimento di
coppia allorché si abbia qualcosa di ideale, incorruttibile e perfetto nella
forma più desiderata. Lord Ewald si convince di simile transumanistica mira e
in relazione alla signorina Alicia Clary si esprime così: «Je vous l’avoue en
toute sincérité, je crois avoir commis un acte d’abaissement presque indélébile
en possédant cette femme». Edison, tra sé e sé, continua a delirare e a
concepire la somiglianza tra costei e Paolina Borghese quale una sorta di “malattia
mortale” (volendo usare un’espressione kierkegaardiana). Evidente che uno degli
spunti critici offerti dal testo di Villiers de L’Isle-Adam sia la dialettica
uomo/macchina, organico/inorganico, e provenga da un’era dove informatica e
biologia non avevano posto un connubio biotecnologico. Una siffatta
problematica emergerà in modo prepotente e inquietante nel finale della
narrazione con un’impronta junghiana. Infatti prima che Hadaly assuma la foggia
corporea di Alicia Clary, la prima, velata, avrà occasione di dialogare con
Lord Celian, e a costui spiegherà (non in termini psicanalitici) ante litteram
l’esistenza dell’Inconscio collettivo: «La più certa di tutte le realtà, –
quella, tu lo sai bene in cui noi siamo persi e di cui l’inevitabile sostanza,
in noi, è soltanto ideale (parlo dell’Infinito), – non è solo razionale. Ne
abbiamo un barlume così debole, al contrario, che nessuna ragione, sebbene
constatando questa incondizionata necessità, non saprebbe immaginare l’idea
diversamente che grazie a un presentimento, una vertigine, – o in un desiderio».
Esprimerà una posizione filosofica fenomenistica schopenhaueriana: «Questo uomo
ha consapevolezza, dentro e attorno a lui, innanzitutto della realtà di un
altro spazio inesprimibile e di cui lo spazio apparente, dove siamo chiusi, è
solamente la figura». E inoltre, altra cosa molto rilevante, accennerà, sempre
in guisa figurata, al processo di individuazione junghiano: «Questo vivente
etere è un’illimitata e libera regione dove, per poco che si attardi, il
viaggiatore privilegiato sente come proiettarsi, sull’intimo del suo essere
temporale, l’ombra anticipata e foriera dell’essere che diventa. Un’affinità si
stabilisce dunque, allora, fra la sua anima e gli esseri, ancora futuri per lui, di questi occulti
universi contigui a quello dei sensi; e il cammino di relazione dove la
corrente si realizza dentro questo doppio mondo non è altro che questo dominio
dello Spirito, che la Ragione, – esultando e ridendo nelle sue pesanti catene
per la prima ora trionfale – chiama, con uno sdegno vuoto, L’IMMAGINARIO». Dopo
queste parole si è aperto allo sguardo dell’analisi un più grande portone
psicanalitico. Il percorso di Lord Ewald è quello di una alchemica rinascita o
risurrezione (concetti suggeriti dal testo medesimo). Tali solenni e
inquietanti parole di Hadaly, le quali nel romanzo si comprenderanno meglio
dopo, mi hanno colpito da subito poiché evocative dell’Inconscio assoluto e di
Schopenhauer: «Io sono, nei tuoi confronti, l’inviata di queste regioni senza
limiti di cui l’Uomo non può intravedere le pallide frontiere che tra certi
sogni e certi sonni. Là, i tempi si confondono; lo spazio non c’è più! Le
ultime illusioni dell’istinto spariscono». Queste altre seguenti illuminano il
ruolo dell’apprendista stregone Edison di cui si dirà ancor meglio secondo l’ordine
narrativo del romanzo più avanti: «Mi suscitavo nel pensiero di chi mi creava,
così che credendo d’agire solamente da sé mi ubbidiva pure oscuramente. Così,
suggerendo me, attraverso di lui, dentro il mondo sensibile, mi sono
impadronita di tutti gli oggetti che mi sono sembrati meglio appropriati al
disegno di incantarti». Nel suo slancio scientifico lo scienziato americano è
andato al di là del bene e del male assumendo il rango di un Dio, parafrasando
delle parola di Hadaly e cucendole a lui sopra. Costei si definisce altresì un
contenitore archetipico femminile, portatrice di una celeste tensione amorosa.
Ed elogia – come farà Jung – il potere benefico della solitudine. Lord Celian
alla fine si converte del tutto all’idea di stare con la ginoide: «C’est,
positivement, la vivante qui est le fantôme». Il romanzo prima di concludersi
ci mostra la pietra filosofale, e Edison svela la maniera in cui ha animato
Hadaly. Fra le di lui mani era finita la moglie, andata in rovina e malata
psichica, di quel suo amico di cui sopra. Nel tentativo di aiutarla in
relazione alle sue crisi di incoscienza e facendo uso dell’elettromagnetismo
suscita in lei la comparsa di una seconda remota provenuta personalità, il complesso
di un nuovo Io: Any Sowana. In parole povere questa è Hadaly, la cui coscienza
è stata infusa nella ginoide. Sowana sfruttando Lady Anderson nella funzione di
medium spinge l’apprendista stregone americano a costruire una ginoide dove
ella possa incarnarsi. Edison segue la richiesta e cogliendo l’occasione
offertagli dal caso passionale del nobile inglese dà a Hadaly le sembianze di
Alicia Clary. La ginoide e Lord Ewald sono così destinati a convivere in
Inghilterra. Nel corso di simili ultime rivelazioni lo scienziato illustra
altri interessanti aspetti. Parla della possibilità di un sistema globale di
interconnessione neurale all’interno del quale Sowana si è mossa durante un
episodio del romanzo, rimbalzando da soggetto a soggetto come se gli individui
fossero antenne di ripetizione e il comune Inconscio assoluto fosse una sorta
di rete intersoggettiva dentro cui navigare. L’apprendista stregone aggiunge: «Non
plus seulement le fluide nerveux d’un être vivant, mais la simple vertu de
certaines substances se transmettent à “distance” dans l’organisme humain, sans
ingestion, suggestion ni induction. […] Pourquoi ne supposerais-je pas la
possibilité d’un fluide nouveau, mixte, synthèse de l’électrique et du nerveux».
Edison in qualche modo ha trasferito una coscienza reale in una ginoide
inorganica e inquadra il procedimento in un’ottica scientifica con l’auspicio
di poterlo sfruttare. La somma morale della narrazione si concentra nel rapido
e breve finale del testo esaminato di Villiers de L’Isle-Adam. Lord Ewald si è
imbarcato con Hadaly conservata all’interno di una cassa, a sua volta custodita
nel vano di deposito della nave. Questa su cui viaggiava tornando in Europa
pure la signorina Alicia Clary va in fiamme e bisogna abbandonarla in mare.
Nella disgrazia muore Alicia e la ginoide va distrutta per sempre (nel
frattempo era inoltre morta Lady Anderson presso Edison). Morale: mai sfidare l’Inconscio
collettivo (come direbbe Jung).
NOTE
1 A proposito di Kierkegaard e del mio punto di vista in
merito indico un mio studio contenuto nel mio saggio Filosofie sadiche (2021) dal titolo L’irrazionalismo nevrotico di Kierkegaard, il quale potrà servire
allo scopo di approfondire il mio pensiero riguardo alla materia qui trattata.
https://danilocaruso.blogspot.com/2020/12/lirrazionalismo-nevrotico-di-kierkegaard.html
2 Nei miei lavori ho lungamente analizzato simili temi. Ne
indico uno per la sua esemplarità in relazione: Il machiavellico disegno della “follia” erasmiana, il quale si
trova dentro la mia pubblicazione Letture
critiche (2019).
https://danilocaruso.blogspot.com/2018/08/il-machiavellico-disegno-della-follia_29.html
3 Al romanzo calderiano Dead
girls ho dedicato uno scritto:
https://danilocaruso.blogspot.com/2022/03/sex-doll-prima-del-brave-new-world_51.html
4 Interessante al riguardo un mio
studio intitolato Eros e la libido
junghiana nel “Simposio” nella mia opera Note
di critica (2017).
https://danilocaruso.blogspot.com/2017/09/diotima-non-deve-morire.html
5 Al romanzo goethiano ho dedicato in passato un esame: Considerazioni sul Werther goethiano,
nel mio saggio Considerazioni letterarie
(2014).
https://danilocaruso.blogspot.com/2013/07/considerazioni-sul-werther-goethiano.html
6 Sulla «femmina balba» si veda alle pagg. 10-12 della mia
monografia Parricidio dantesco (2021).
https://www.academia.edu/47754422/Parricidio_dantesco
Hadaly |
Questo scritto fa parte del mio saggio intitolato “Letteratura e psicostoria”
https://www.academia.edu/75613515/Letteratura_e_psicostoriahttps://danilocaruso.blogspot.com/2022/03/sex-doll-prima-del-brave-new-world_51.html