di DANILO CARUSO
Ho trovato molto interessante
il romanzo “Dead girls” di Richard Calder, edito nel 1992, poiché mi ha offerto
notevoli spunti riguardo alla mia teoria degenerativa della storia che ho nel
tempo esposto in alcuni miei scritti. Doveroso fare un riassunto, e quindi
rinviare al fine di migliori approfondimenti ai miei specifici studi che
ricorderò. Prendendo come figurazioni ipotetiche del futuro dei modelli provenienti
da particolari romanzi e autori sono giunto a costruire una sorta di
fenomenologia distopica del tempo a venire. Chiarisco: non è postulato che
“debba” andare così. Affermo che proseguendo in un determinato modo “potrebbe”
finire così. Il romanzo calderiano ha disegnato un mondo, ambientato nella
seconda metà del XXI secolo, il quale mi ha fornito un quarto modello rispetto ai
tre che avevo individuato in precedenza. Non escludo che a tali quattro tappe
possa aggiungerne altre nel momento in cui, nella mia attività di studioso,
faccia altre illuminanti rilevazioni letterarie. Puntualizzato ciò, ora
spiegherò in breve simile ipotetico distopico avvenire. Io parto dalla
considerazione che la Civiltà occidentale in seguito all’avvento del
Cristianesimo sia caduta in balia di un irrazionalismo nevrotico1,
un cui aspetto è poi sfociato nell’attivismo capitalistico weberiano. Alla
nevrosi suddetta, nel passato, avevo legato in ordine sequenziale lo huxleyano
Brave New World2, il sadismo3, la società di Weena del
wellsiano time traveller4. Il testo qui analizzato di Richard
Calder, il quale è uno scrittore contemporaneo, si va a inserire nella mia
fenomenologia prima del Brave New World. Gli elementi che mi hanno spinto a
compiere simile operazione sono vari e rappresentano aspetti poi più
intensamente messi in scena in tappe successive. Vediamo di conoscere il mondo
di “Dead girls” e quali siano le radici riguardo al dopo. In questo romanzo
l’umanità convive con gli androidi, da alcuni decenni sono stati introdotti
esemplari soprattutto femminili. Uno scienziato inglese ne è stato l’ideatore,
e la loro destinazione privilegiata è quella sessuale. Qua una grande tangenza
tematica con l’universo huxleyano del romanzo pertinente ricordato. Il nostro
pianeta si riempie di ginoidi, le quali però portano un problema molto grave.
Queste infatti veicolano approcciandosi a loro nell’organismo dei partner umani
maschili microscopici agenti biotecnologici i quali vanno a modificare il DNA
delle figlie venture di costoro avute oltre con compagne umane. Dette figlie
nascono normali, e dopo, nell’età della pubertà, inizia un processo di
conversione radicale biomolecolare che le trasformerà in ginoidi di sostanza
inorganica. Questo virus bioinformatico sconvolge la società mondiale, a
partire da quella inglese dove si cerca di applicare un contenimento epidemico.
Quale reazione politica e sanitaria si forma lo Human Front (avente come
simbolo il caduceo), organizzazione la quale ha preso il potere instaurando una
specie di sadica inquisizione di sanità pubblica. Le adolescenti infatti che
subiscono la metamorfosi organica alla volta della ginoide vengono sottoposte a
t.s.o. e vengono infine impalate. Questo lato del romanzo calderiano anticipa
contenuti sadici della terza tappa storica della mia fenomenologia nella
maniera in cui si configura al momento. Nel mio studio sadiano ho spiegato la
maniera in cui la coppia Justine/Juliette funga da raccordo concettuale: la
prima in direzione di Weena, la seconda da Lenina Crowne. Un ulteriore
dettaglio di “Dead girls” mi ha prospettato il modo di riagganciarmi pure al
quarto mio gradino storico wellsiano. Dette ginoidi di Calder, definite
comunemente nel romanzo “bambole” oltre che “ragazze morte”, e nei cui
confronti il colore verde possiede un tono predominante (in aggiunta alla
colorazione degli occhi sono obbligate a mostrare un contrassegno distintivo a
forma di stella della stessa tinta), iniziano a essere prese di mira non appena
comincia la mutazione, vale a dire intorno ai 12 anni.
Costoro, verso le quali lo
Stato inglese guidato dallo HF si è indirizzato alla scientifica (?) eliminazione,
ricevono una qualificazione analoga – mutatis mutandis – alle streghe
classiche: porte del Diavolo spalancate in favore della deriva sessuale. Un
aspetto saliente proviene dal fatto che queste ragazzine-ginoidi siano minorenni
e base di una ninfofilia elevata a motivo di scontro ideologico e materiale: da
un lato chi ideò in origine ginoidi con foggia adolescenziale, e dall’altro i
post-epidemici inquisitori sanitari e politici. Le ragazzine soggette a
metamorfosi appaiono vicine alla Lolita di Nabokov nell’immaginario collettivo,
al quale sono indicate nella veste di capro espiatorio in una psicopatica
prassi persecutoria della dittatura sanitaria. Ho affrontato il tema della
ninfofilia nella mia analisi su “The time machine”, mostrando il modo in cui il
passato fosse stato più flessibile circa l’età del consenso: la scandalosa
Lolita novecentesca, nel Medioevo – per fare un esempio – sarebbe stata più che
normale. Ovviamente qui non parlo da un punto di vista giuridico attuale: la
maggiore età va rispettata a prescindere dall’età del consenso. Quanto noto nel
testo calderiano in rapporto a ciò è che questo letterario mondo del XXI secolo
abbia tangenza a proposito dell’argomento sessuale in questione con la quarta
mia tappa storica wellsiana alla guisa emergente da quest’altro romanzo. Simile
sorta di ninfofilia del mio primo gradino fenomenologico prelude a una più
ampia liberalizzazione sessuale del secondo huxleyano. Se il sistema normativo
immaginato da Calder nel secolo della sua narrazione ha consentito di produrre
ginoidi che avessero sui 13 anni costituisce cosa di cui posso solo prendere
atto. Hic et nunc la ninfofilia rappresenta reato, come ricordai in guisa più
approfondita e articolata trattando di Weena. Dopo aver illustrato i contenuti
inerenti alla mia filosofia della storia possiamo vedere lo sviluppo del
racconto in “Dead girls”. Protagonisti del testo sono due adolescenti: un
ragazzo e una ragazzina-ginoide scappati dall’inquisitorio regime sanitario
inglese verso il sud-est asiatico. Ignatz Zwakh e Primavera Bobinski nel corso
delle vicende riusciranno a scoprire l’origine e la causa della diffusione di
quel virus ginoide. Gli Occidentali ne lamentarono una provenienza dall’est
asiatico. Qui dove si producevano sex doll di concorrenza a buon mercato di
fronte ai prodotti di lusso europei, non ebbero invece tutti i torti a pensare
invece un’origine occidentale. Infatti quel virus, benché non fosse sorto nelle
bambole assieme a un movente direttamente nocivo, mostrava la sua radice
nell’opera dell’ideatore delle prime ginoidi. Queste sono state involontariamente
create con un quid sfuggito alla consapevolezza del dottor Toxicophilus, lo
scienziato inglese il quale ideò Titania (nella romanzo l’unica sopravvissuta
della prima generazione di “ragazze morte”, assorta a regina di tutte le
ginoidi perseguitate future). È stata costei, collaborando con gli USA, ad
agevolare la diffusione virale nel mondo. Agli Americani, i quali avevano
perduto la loro centralità sul pianeta a vantaggio di un’Europa rafforzatasi a danno
dell’URSS, interessava che il virus si diffondesse in modo da danneggiare i
propri rivali internazionali. A proposito della mia ipotetica fenomenologia
storica mi pare il caso di esplicitare che la collocazione temporale possibile
sia indeterminata. Calder ad esempio parla di XXI secolo, ma io non sto
proponendo l’universo delle sex doll nello stesso periodo. Ho solo ripreso il
modello, il quando non lo so: potrebbe essere anche secoli più in là; altresì
dicasi per altre tappe (potrebbero attualizzarsi prima o dopo della loro epoca
d’ambientazione letteraria). Sopra la tanatolatria sadiana, di cui ho discusso
altrove, un brano di “Dead girls” è illuminante e chiarisce il lato ninfofilico
del testo. Le ginoidi hanno incarnato i lati oscuri della recente psiche umana
venendo infine tratteggiate con i contorni di aberranti ninfomani. Il loro
esser-ci si disvela dunque strutturalmente un essere-per-la-morte in funzione
catartica in relazione alla contraddizione virale. La missione di Titania
appare questa: far morire le bambole, riflettendo in tal guisa la decadente
tanatolatria europea veicolata inconsciamente dal dottor Toxicophilus. Pertanto
Primavera perirà uccisa da agenti patogeni prodotti contro le ginoidi entrati
nel suo organismo. Il cerchio tanatolatrico si è chiuso. Sesso, violenza,
morte. L’umanità più evoluta attraversa l’angoscia esistenziale della prenatale
e successiva mortale reificazione dell’individuo umano proiettando,
inconsapevolmente (?), questo contorto e oscuro cosmo psichico nella creazione
di ginoidi, dove la temutissima reificazione si prolunga in una nemetrice
ipostasi distruttiva e autodistruttiva. Rammento che io distinguo due livelli
libidici potenziali nell’individuo: uno basso che chiamo “freudiano”
(pulsionale animale, in qualche modo imbrigliato da strutture esteriori
denominate Super ego, correlato alla “fase naturale” spiegata da Jung) e uno
più alto che definisco “junghiano” (spirituale, il quale si addice alla
possibile successiva “fase culturale” di chi ci perviene)5. Per
inciso: si tratta di un impianto che ricorda la biga platonica. Pertanto, dopo
aver reso lecita la coesistenza dei sistemi psicanalitici di Freud e Jung,
posso concludere che la suddetta nemesi sia opera dell’Inconscio collettivo,
mentre che i dettagli descritti ineriscano allo studio freudiano sulle pulsioni
di morte (come appunto visto: distruzione e autodistruzione).
NOTE
Questo scritto fa parte del mio saggio intitolato “Letteratura e psicostoria”
1 Si legga la mia monografia Critica dell’irrazionalismo
occidentale (2016).
2 Leggasi il mio saggio Il capitalismo impazzito di
Aldous Huxley (2015).
3 Si veda nella mia opera Filosofie sadiche (2021) lo studio dal titolo La tanatolatria di de Sade.
4 Vedasi La terribile distopia di H. G. Wells dentro il mio saggio intitolato Critica
letteraria (2017).
5 Per approfondire indico un mio scritto: L’irrazionalismo nevrotico di Kierkegaard. Il
quale si trova nella mia monografia indicata nella nota 3.