di DANILO CARUSO
Un romanzo dello scrittore americano contemporaneo Paolo
Bacigalupi, “The windup girl” (edito nel 2009), ha prospettato considerevoli
elementi a beneficio della mia filosofia della storia e nei confronti di quella
particolare fenomenologia del tempo venturo che ipotizzo (senza postulare
tuttavia la “necessità” del decorso distopico). Giacché questo modello di
distopia storica si va ampliando nei dettagli a mano a mano che trovo spunti
interessanti, non si trova consegnato in una singola mia pubblicazione.
Ogniqualvolta rintracciato uno schema letterario consono, ed elaborato la sua
adeguata inserzione nel mio impianto della possibile storia futura, ne ho dato
notizia. Anche perché tali miei scritti – in singulis – costituiscono in sé
autonomi lavori di critica letteraria. Se poi il discorso si amplia mediante
una collocazione all’interno di una più larga riflessione filosofica,
quest’altro resta un discorso in itinere. Simile cornice non è da me definita
una volta per tutte. Come ho già detto i gradini della mia fenomenologia
possono aumentare. Erano quattro e adesso diventano cinque1. Fra i
primi due ne ho posto uno nuovo, operazione di cui qua illustrerò la sostanza.
Tra il mondo delle sex doll di Richard Calder e lo huxleyano Brave New World
sta in maniera di continuità organica lo scenario dipinto da Bacigalupi,
scenario che possiede altresì il pregio di precorrere elementi sadici (al pari
del calderiano “Dead girls”) specifici del mio quarto – al momento – livello
(nel quale si colloca de Sade). Vediamo di allacciare tutti i fili della
rinnovata mia intelaiatura. E partiamo da Emiko, attorno a cui ruotano le
vicende del romanzo bacigalupiano. Costei è una sorta di sex doll, di
produzione giapponese, ma è di natura organica essendo il risultato di un
progetto di ingegneria genetica (questi modelli sono sterili poiché non hanno
ovaie, sono programmati per l’obbedienza con forse l’inserimento di materiale
genetico proveniente dai cani). Notiamo il passaggio, dal mio primo grado
fenomenologico al nuovo secondo, da sex doll inorganiche a più naturali
esemplari organici: la scienza distopica farebbe un salto di qualità. E tutto
ciò proietterebbe alla volta della edonistica ectogenesi del Brave New World.
Osserviamo il modo in cui il meccanismo di consequenzialità fili perfettamente
liscio nello sviluppo delle tematiche. Emiko, assieme alla precedente Primavera
Bobinski, reca seco aspetti sadisti. Sesso e violenza sadica sono collegati
alle bambole calderiane, e sesso e violenza sadica sono connessi a Emiko. Ella viene
infatti costretta a tenere pornospettacoli, da un canto, e a correre il rischio
di essere uccisa e gettata nel compostaggio per il metano in quanto windup girl,
dall’altro. Il romanzo di Bacigalupi si svolge in una Tailandia del XXII secolo
dove le ginoidi abbisognano di permessi di soggiorno (che Emiko non possiede
più). Le performance sadomaso delle due sex doll Kannika ed Emiko, con la prima
sadica deliberatamente e la seconda masochista costretta (allo scopo di assecondare
il divertimento del pubblico), fanno emergere concetti sadiani. Troviamo
esemplificati i “tre templi femminili”: 1) Kannika pratica penetrazione vaginale
sopra Emiko con un dildo; 2) la prima penetra la seconda μετὰ τῆς πυγῆς
(volendo usare parole di Aristofane); 3) la sadica Kannika spiega agli
spettatori che nella bocca di Emiko può entrare qualsiasi cosa. Più in generale
sono nella condizione di creare un asse che dalla calderiana Primavera Bobinski
giunge alla sadista Justine passando per Emiko. Le peripezie di costei si
possono accostare a quelle del personaggio di de Sade, e quindi suddetto asse
si può prolungare sino alla wellsiana Weena (davanti alla quale incombono i
cannibali Morlock). Dal testo bacigalupiano apprendiamo che Emiko subisce abusi
quasi ogni giorno, e che il proprietario del locale presso cui viene obbligata
a esibirsi è tanto bramoso di denaro quanto di quei sadici spettacoli. Arrivato
a questo punto posso introdurre, e postulare, altri lati degenerativi nel mio
modello storico relativi al secondo grado. “The windup girl” – e lo abbiamo già
intravisto – affronta la materia delle manipolazioni genetiche in modo
onnicomprensivo. L’era della globalizzazione economica è terminata già da
tempo, spazzata via da una gravissima crisi energetica planetaria. Questa
riporta l’umanità per un verso indietro di secoli: tornano imbarcazioni a vela,
dirigibili, biciclette, risciò; il trasporto risente enormemente della mancanza
di fonti di energia.
Apparecchiature, nella nostra epoca alimentate da costante approvvigionamento
elettrico, sono ora azionate a manovella o a pedale (quali ad esempio radio e
computer). Fra le varie cose il romanzo parla altresì di una specie di batteria
creata sfruttando le alghe. Al cospetto di tale sfondo risalta il tema degli
organismi geneticamente alterati. Le modificazioni genetiche si sono rese
necessarie in ambito agricolo a causa di epidemie che provocavano danni
irreparabili alle piante e anche contagi mortali agli esseri umani. Volontari attacchi
biologici hanno obbligato la ricerca scientifica a intervenire a protezione.
Esistono delle grandi imprese internazionali di produzione agricola coinvolte
in questa faccenda. Nel testo di Bacigalupi la Tailandia è depositaria di una
nascosta banca di semi la quale le consente di sopravvivere. Le manipolazioni
genetiche sugli animali hanno condotto a nuove specie di cui sfruttare la forza
lavoro, da utilizzare sulle tavole di consumo alimentare, e alla dannosa
stravaganza di carrolliani gatti difficili da eliminare. La scienza genetica
applicata agli antropomorfi ha prodotto accanto alle assistenti sex doll pure
dei combattenti da impiegarsi in contesti bellici e dei braccianti muniti di
dieci mani. Tutti questi soggetti, denominati New People, godono dell’immunità
oncologica e ai contagi che infestano letalmente il mondo di Emiko. La quale
però nella sua veste di sex doll rimane suscettibile di eccessivo
surriscaldamento (dopo prolungato rapido movimento), a causa del pregio della
sua pelle liscia, in seguito a scarsezza di pori (pertanto necessita di acqua e
ghiaccio, e di un ambiente fresco).
Qui mi pare il caso di rammentare che gli scienziati del
Brave New World hanno fatto sì che tutti da adulti avessero un corpo da
trentenni sino ai sessant’anni. In “The windup girl” uno scienziato occidentale
collabora segretamente col governo thailandese nei progetti di genetica
alimentare, e delle sue parole rivolte a Emiko precorrono a livello teorico
tale meta huxleyana allorché dice che sia preferibile e più facile modificare
geneticamente l’essere umano (in prospettiva antipatologica) piuttosto che
curarlo in seguito. Suddette analogie legano ancor meglio i due miei livelli
storici evolutivi. E altresì le forme di condizionamento pedagogico del Brave
New World trovano un antenato concettuale nel sistema formativo cui fa
riferimento Emiko. Seppur differenti le procedure il principio resta lo stesso:
fare in modo che i sottoposti mantengano l’impronta comportamentale assegnata,
adeguandosi a un ruolo impartito. C’è un piccolo brano del romanzo
bacigalupiano il quale mi è parso notevole in virtù dei suoi contenuti
psicanalitici, laddove Mizumi-sensei (l’educatrice di Emiko) illustra la psiche
di una windup girl. Ci sarebbe una faccia animale della medaglia codificata
dalla trama genetica, una metà diabolica, e un’altra faccia opposta nella
polarità qualitativa. Volendo tradurre in termini concettuali quel riferimento
del testo al giapponese In-Yo (analogo al cinese Yin-Yaang) indico due coppie:
la junghiana Io/Ombra e la freudiana Ego/Es. Avviandomi alla conclusione del
presente esame non posso fare a meno di rilevare alcune altre cose al riguardo
di Emiko. Ho chiarito che lei si incanala sul versante delle vittime, però non
dobbiamo trascurare il fatto che uccida – e in modo alquanto sadico – gli
ultimi suoi sadici spettatori (in primis il capo del governo tailandese). Ciò
relaziona, parzialmente e momentaneamente, Emiko alla sadista Juliette, benché
si tratti di vendetta/giustizia compensativa. In quella Tailandia l’ambiente
che pesa addosso alla prima si mostra molto oppressivo e il romanzo di
Bacigalupi non manca, al pari di quello calderiano evocato, di una esplicita
forma di reazione inquisitoriale religiosa: la Chiesa (cristiana) grahamita la
quale rifiuta la presenza di New People (da annientare) e il commercio agricolo
generalizzato (attraverso un formale pretesto moralistico anticapitalistico).
Non soltanto la parte finale della narrazione mi ha fatto intravedere nella
Tailandia bacigalupiana un’allegoria dell’Argentina peronista2 con
la sua resistenza all’invadenza del capitalismo angloamericano. Il generale
Pracha, importante ministro per la tutela sociosanitaria, rappresenterebbe Juan
Domingo Perón; Kanya (funzionaria di polizia di suddetto ministero, similmente
al seguente personaggio) rappresenterebbe Evita; in Jaidee potremmo vedere una
sorta di Che Guevara (accanto al peronismo, ben inteso). La guerra civile
tailandese la quale ha come epicentro Bangkok (città già scenario nel
calderiano “Dead girls”) mi rammenta i fatti storici collegati all’arresto di
Perón e alla sua successiva elezione popolare alla presidenza argentina con la sconfitta
del fronte capitalistico straniero, il quale in “The windup girl” ha preteso,
altrettanto infruttuosamente, di potersi accaparrare della banca dei semi
tailandese. Alla fine del romanzo di Bacigalupo quello scienziato occidentale
che collaborava coi Tailandesi promette a Emiko di poter creare windup girls
prolifiche, correggendo il DNA di lei. Ci avviamo così in direzione del Brave
New World.
NOTE
Questo scritto fa parte del mio saggio intitolato “Letteratura e psicostoria”
1 Per approfondimenti si vedano miei lavori precedenti:
1) Sex doll prima del
Brave New World (il quale sarà inserito nella stessa pubblicazione a stampa
di questo scritto):
2) Il saggio Il capitalismo
impazzito di Aldous Huxley (2015):
3) Dentro la monografia Filosofie sadiche (2021), La tanatolatria di de Sade:
4) La terribile distopia di H.
G. Wells all’interno dell’opera Critica letteraria (2017):
2 A chi vorrà approfondire indico un mio elaborato pertinente
contenuto nel mio saggio La morte delle
ideologie (2011) intitolato Il
giustizialismo peronista: