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mercoledì 6 aprile 2022

ATTACCO ALL’INCONSCIO COLLETTIVO

di DANILO CARUSO
 
In miei testi precedenti ho avuto modo di illustrare lo sviluppo della mia teoria degenerativa della storia umana su questo pianeta1. Ho definito la costruzione una fenomenologia del potenziale futuro, nella quale mi sono avvalso di figurazioni letterarie. Sino a questo momento vi sono cinque segmenti. I primi due riguardano le sex doll (inorganiche e organiche), il terzo il Brave New World, il quarto il sadismo, il quinto il wellsiano mondo di Eloi e Morlock. Suddetto asse ha tematizzato in primis aspetti della sessualità legati al contesto generale. Adesso voglio integrare il mio modello con l’argomento dell’interfacciamento neurale, argomento che pongo accanto e assieme ai miei due primi gradini. Prima di inoltrarmi nella spiegazione colgo l’occasione per allargare altresì il campo di definizione del mio schema. Esso è frutto di una psicostoria, tuttavia debbo precisare le differenze metodologiche con quella di Hari Seldon. Io non mi poggio su criteri matematici, bensì su ragionamenti più schiettamente filosofici e psicanalitici. Circa il secondo ambito sono junghiano, mentre per quanto concerne il primo seguo il razionalismo e (in senso lato) l’idealismo (le mie simpatie vanno in primis a Platone e Kant, poi seguono Hegel, Berkeley e Aristotele). Chiarita la guisa in cui costruisco la mia psicostoria, posso passare avanti e indicare qual è l’anello che congiunge le mie due colonne al di sotto del cosmo huxleyano nel mio terzo livello. Si tratta di un romanzo uscito nel 1996, intitolato “Bambole”, opera di Lorenzo Bartoli (1966-2014) che usò lo pseudonimo di Akira Mishima. Anticipo qui pure che amplierò la trattazione in aggiunta a suddetto lavoro letterario cyberpunk avvalendomi di una serie televisiva uscita nel 2019, la quale è stata creata dai contenuti distopici di un altro romanzo pubblicato nel 2018, “The Feed” (scritto da Nick Clark Windo). Ma procediamo con ordine. Come visto ho ipotizzato che la scienza ventura introdurrà sex doll animate e autonome. Il testo di Bartoli, ambientato nel 2058-59 in Giappone non solo mette in scena tale lato ma altresì parla di un interfacciamento neurale primordiale, il quale poi vedremo estremizzato in “The Feed”. A proposito delle cosiddette bambole siamo di fronte a un tipo quasi completamento organico a metà strada fra le originarie calderiane (Titania) e quelle bacigalupiane (Emiko): Bartoli parla di parti organiche cellulari e di parti biomeccaniche. Simile è il modello più avanzato là, seguito a una tipologia del tutto sintetica. Nel dettaglio va ricordato che le più moderne sex doll bartoliane squirtano una droga che crea dipendenza sessuale nei partner. Tali bambole non sono soggette a degrado corporeo dopo il decesso, diversamente da Emiko il cui cadavere sarebbe potuto andare a finire nel compostaggio per la produzione di metano. L’argomento di tangenza inerente alle sex doll mi pare qua toccato a sufficienza, e possiamo convergere in toto sulla seconda colonna della mia psicostoria, colonna la quale – come già chiarito – copre la lunghezza indifferenziata dei miei due primi gradi. Non sono nella condizione di dividere la trattazione in due blocchi consecutivi rispettivamente paralleli a quei due testé menzionati. L’interfacciamento neurale disegnato da Bartoli deve avvalersi di un supporto informatico materiale esterno al corpo umano. Con la tecnologia più progredita un cavo può collegare il navigatore al sistema virtuale di internet, una sorta di mondo riflesso immateriale, il quale però può cagionare pure danni mortali al cervello in base a ciò che si fa. Esiste anche una realtà virtuale fruibile con caschi indossati sulla testa meno invasivi. Simile produzione di virtualità informatica trova un suo uso a beneficio del cybersex. Tale tema che ci ricorda e ci riporta la sostanza dell’asse della sessualità nella mia fenomenologia non è secondario appunto nel romanzo di Bartoli. Siamo davanti a un aspetto che, con i suoi dettagli, calza alla perfezione nell’offrirmi la zona di tangenza sopra detta. Infatti compare tra l’altro l’uso di un impianto corporale (alla base del cervello) per il deposito e il consumo di droga allucinogena. Dal cybersex allo schizosex si manifesta una gamma di preludio al Brave New World. Preludio ulteriore di “Bambole” in direzione di “The Feed” è invece la possibilità di telefonare in maniera diretta nella testa di altri. Il testo bartoliano, d’altro canto, consente l’uso di protesi a vantaggio degli umani molto avanzate le quali ne aumentano le capacità di resistenza. Fallisce in “Bambole” quanto sarà efficace in “The Feed”, ossia un interfacciamento totale del cervello con la dotazione di una extramemoria di conservazione di dati. Gli utenti bartoliani possono collegarsi alla rete ed entrarvi soltanto sub specie di avatar. In relazione al quarto mio gradino psicostorico il romanzo offre oltre spunti di sadismo. Precorrimenti che altrove ho rilevato parimenti negli altri lavori letterari della prima colonna al primo e al secondo livello del mio schema. L’ultima cosa che voglio evidenziare di “Bambole” è un’applicazione meccanica sul cervello umano atta a causare amnesia. Fra parentesi: tutta la questione dell’interfacciamento neurale ha a che fare con l’introduzione di roba metallica nell’organismo. A breve riprenderò questa materia generale della seconda colonna psicostorica. Ora mi soffermerò su quel dettaglio di amnesia indotta ad hoc. Di certo lì, per ricordi particolari l’agire in tal modo ad personam possiede una sua logica coerente. Però pensiamo per un attimo alla situazione di quella parte delle persone le quali non nutrono una consapevolezza adeguata della storia universale passata. Che cosa hanno di differente rispetto a Leo Kaminsky? Non molto. Tutto sommato anche i secondi sono degli spaesati a cui, mediante le opportune tecniche (violente o no) si può far credere ciò che conviene. Proiettare immagini nel vuoto si rivela facile. Sul telo bianco la narrazione riportata rimane inalterata. Questo si mostra il dilemma che ritroveremo in “The Feed”. La mente che non ha ricercato da sé, che non ha imparato con obiettività attraverso un serio percorso di apprendimento intellettuale, cosa farà al cospetto delle avversità derivate da quel vuoto? Non incoraggiare i più a vedere al di là del proprio naso appare più apprezzabile in contesti di manipolazione massa. Eccoci giunti all’opera letteraria di Windo, di cui ho visto la trasposizione televisiva. Qui viene presentata una società dove la tecnologia di internet ha fatto un prodigioso salto in avanti. Al posto di apparecchiature esterne e separate rispetto al corpo umano, quali ad esempio gli smartphone o i computer, che fungono da tramite a beneficio della connessione alla rete globale, il modem e l’interfaccia informatica si trovano impiantati sul cervello. Si può attingere direttamente alla conoscenza generica, il che ha reso superfluo il tradizionale studio, dove si imparava immagazzinando contenuti nella memoria naturale. Adesso invece è possibile non solo ricercare subito ciò che non si sa o interessa, ma anche archiviare le personali esperienze con la prospettiva di una condivisione con altri. I personali vissuti convertiti in formato informatico possono essere oggetto di comune sharing. Accanto a tutto ciò viene altresì offerta l’opportunità di scollegarsi dall’impianto generale, dove ognuno è “da acceso” contattabile sul momento da chi lo cercasse. È infatti consentito interagire mentalmente a distanza. Il problema teorico, il quale si materializzerà nel testo di “The Feed”, proviene dall’assenza di questo sistema cerebrale di interconnessione nei confronti degli assuefatti. Il vuoto lasciato rappresenta una tragedia. Un’umanità abituata a quella prassi di conoscenza e a quel metodo di relazionarsi mediante sharing mentale si troverebbe in enorme disagio a fare passi indietro tecnologici. E questo è lo scenario successivo del romanzo di Windo: il mondo dopo il crollo del Feed, la cui mancanza lascia, a causa dell’amnesia da Feed, tutti spaesati e impreparati ad affrontare le difficoltà di una sopraggiunta impossibilità comunicativa a scapito del passato dove si possedevano sine dubio dei lati apprezzabili (non c’è infatti niente di male nei social allorché rendano vicine persone serie e oneste, e in internet quando metta a disposizione informazioni corrette e conoscenze vere altrimenti non con facilità recuperabili, il tutto a vantaggio della forma naturale della persona). Tragedia nella tragedia quella di chi per impostazione genetica – un tema del quale si è vista la presenza nell’altra colonna del mio modello fenomenologico – era nato già con un Feed incorporato, a differenza di quelli di una prima fase sopra cui era stato impiantato grazie a prassi chirurgica. Questi nuovi individui geneticamente modificati, non hanno idea alcuna diretta di cosa sia la normalità nell’operare mentale. Il problema che porterà al crollo del Feed emerge dall’interno del circuito globale di internet per via di qualcosa di supplementare imprevisto e oscuro che vi si insinua. Gli utenti possono creare dei backup della loro coscienza. Così accade, nella serie televisiva, che i backup di defunti tornino alla realtà di un corpo umano impadronendosi del cervello di qualcuno rimpiazzandone la coscienza originaria durante il sonno dei malcapitati. Il romanzo prosegue con una ulteriore narrazione dai contorni post apocalittici. Simili ultimi dettagli mi danno l’occasione di continuare la trattazione dell’argomento in tono consono riallacciandomi altresì a cose da me già dette a proposito della ginoide Hadaly2. I posseduti di Windo si rivelano occasionali assassini, il che li rende temibili e ne fa dei bersagli designati. Parte una caccia alle streghe in un mondo crollato sopra la sua globalizzazione neurale, caccia il cui ideale “Malleus” dice di vigilare coloro che dormono allo scopo di intravedere segni di possessione. Tra amnesie, paranoie e nevrosi, quanto c’era di una plurale civiltà organizzata scompare in balia dell’anarchia generalizzata. L’aspetto su cui mi voglio soffermare – come anticipavo testé – è di natura psicanalitica. Nel momento in cui parlai della ginoide del romanzo di Auguste de Villiers de L’Isle-Adam conclusi che l’opera del letterario Edison rappresentava un atto di hybris nei riguardi dell’Inconscio assoluto junghiano. Non era lecito trasferire il complesso dell’Io di Any Sowana in una ginoide meccanica, e l’Inconscio impersonale là ha attuato una sua giustizia riparatrice/riordinatrice sopprimendo Hadaly e il suo modello originale umano (Alicia Clary). Alla stessa maniera non si dà ammissibile il creare dei backup informatici di coscienza individuale (con relativa memoria) giacché questo è lavoro dell’Inconscio collettivo. Tutte le esperienze personali, tutti i vissuti, tutte le emozioni, tutti i pensieri umani vengono rilevati ed elaborati dall’Inconscio impersonale junghiano: c’è già un Feed metafisico. Sfidarlo, cercando di sostituirlo, costituisce perciò atto di hybris. Lo abbiamo visto ne “L’Ève future”, dove un complesso dell’Io è stato artificialmente trasferito dall’immaterialità dentro un corpo meccanico. E lo vediamo, in modo diverso, in “The Feed” dove dei backup di coscienza artificiali si impadroniscono di corpi umani. Qui avviene il contrario del caso di Hadaly. Esiste una memoria potenziale naturale la quale rimane distinta dal backup informatico, quindi questo costituisce una clonazione di quella. Il primo avversario del Feed, all’alba della Civiltà occidentale, è Platone. Egli valorizza l’apprendimento mnemonico: la conoscenza deve stare soprattutto in guisa naturale nelle nostre teste, prima che all’interno di supporti accidentali (materiali o meno). Notiamo che il filosofo ateniese aveva visto bene il pericolo a tenere vuote e a depotenziare le menti: il baratro in cui precipita la gente di “The Feed” è il medesimo indicato dal discepolo di Socrate. L’ammonimento di Platone rimane inascoltato dal creatore inglese del Feed pure riguardo alla problematica che ne causerà la caduta. Quei backup di coscienza di defunti non rappresentano le anime dei morti. Il filosofo ateniese nel “Fedro” si parla di un sistema di metempsicosi: se c’è un’anima naturale metafisica, il backup per che cosa sta? Ecco come in ogni caso la situazione stoni con l’Inconscio collettivo. Ci sono già un complesso dell’Io e una memoria potenziale già gestiti da una rete metafisica. Sovrapporvi una rete globale di internet costituisce hybris. La quale viene punita. Il sistema sociale nel romanzo cade davanti alle sue gravissime pecche. E quei backup, i quali non avrebbero mai potuto trovare integrazione nell’Inconscio assoluto, risultano rigettati nella realtà fenomenica corporea; e quasi fossero diavoli dall’inferno tornano nella veste di assassini.
 

 
NOTE
 
Questo scritto fa parte del mio saggio intitolato “Letteratura e psicostoria”
 
1 Al fine di approfondire indico miei testi:
 
1) Sex doll prima del Brave New World:
 
2) Tra Primavera Bobinski e la sadista Justine:
 
3) La monografia Il capitalismo impazzito di Aldous Huxley (2015):
 
4) All’interno del mio saggio Filosofie sadiche (2021), La tanatolatria di de Sade:
 
5) La terribile distopia di H. G. Wells dentro la mia pubblicazione intitolata Critica letteraria (2017):
 
2 Per approfondimenti, Una distopica ginoide contro la mantide religiosa: