di DANILO CARUSO
“L’ultimo cerchio del paradiso” (titolo in italiano non coincidente con l’originale russo) dei fratelli Strugatzky, romanzo del 1965, è
un testo che mi ha prospettato l’opportunità di aggiornare il mio schema
degenerativo storico distopico1. E in particolare, attraverso il
concetto dello “sleg” (слег) di porre un ponte fra i temi dell’interfacciamento
neurale e dell’edonismo (v. in calce). Tale testo di fantascienza russa
presenta una precisa società, al cui interno il protagonista si trova a
investigare, i cui dettagli ai miei occhi sono risultati molto rilevanti nella
direzione succitata. Lo Stato in cui si trova Ivan Zhilin vive all’insegna di
una ideologia collettiva improntata al divertissement. Gli uomini ampiamente
emancipati da lunghe giornate lavorative, sono, appunto, dediti al soddisfacimento
edonistico. L’obiettivo di simile regime di vita è bandire il pessimismo e il
malumore, e mantenere alti l’ottimismo e il buonumore. La diffusione di una
comune e condivisa sensazione di benessere viene demandata anche all’intervento
della scienza medica mediante la neurostimolazione (ad esempio per indurre
sogni piacevoli). Pare di capire, in un elogio da parte di un personaggio
secondario del romanzo, che la “filosofia del neo-ottimismo” contempli
l’esistenza di qualcosa paragonabile al Viagra. Di questo dottor Opir, fautore
e sostenitore, di fama, della spensieratezza, più avanti nella narrazione, si
approfondisce di nuovo e un po’ meglio il “pensiero ottimistico”. Per lui tutti
dovrebbero rimanere o ritornare allo stadio mentale di fanciulli senza inquietudine,
nella ricerca di detta ottimale condizione – nell’articolo attribuito al
filosofo Opir – si sottolinea l’importanza dei trattamenti attraverso onde
elettromagnetiche al fine di indurre quei gradevoli sogni. Non dovrebbero
esistere frustrazioni in ambiti sociale e sessuale, la strada va perciò
spianata a scapito di forme ansiogene. Si parla di un “generatore di sogni”
operante per mezzo di radiazioni. Il dottor Opir condanna le critiche di coloro
che avversano, a di lui detta, i benefici della scienza apportati dal
progresso: la neurostimolazione descritta salva da dipendenze tossiche (come
droga e alcol) e offre il modo di vivere una vita sana in mezzo agli altri. Al
che gli autori Strugatzky replicano mediante le riflessioni di Ivan, il quale constata
la sciocchezza assorta a sommo ideale di vita: lo sciocco è diventato il tipo
giusto e apprezzabile inter homines; al di sopra di costui si colloca un’egida
mediatica che lo protegge e lo plasma, a difesa dai contestatori della benefica
(?) scienza; gli sciocchi sono tutelati dalla scienza (?) a differenza di
estremisti sovversivi. A quest’ironia si aggiunge la rilevazione di inusuali
inspiegabili (in apparenza) decessi sopra cui la macchina mediatica stendeva il
suo obliante rassicurante velo. Cosicché tutti gli sciocchi di ogni livello si
persuadessero della bontà della scienza ufficiale e dell’immutato ottimo
andamento delle cose. Il pericolo a un siffatto regime che rincoglionisce il
popolo proviene dall’effetto della noia sulla gente, una peste pericolosissima
al cospetto del divertissement. Infatti, se da un canto c’è una sorta di
carboneria la quale ricerca il risveglio sociale con metodi che potremmo
definire “terroristici”, dall’altro c’è uno sviluppo della ricerca del
divertissement il quale è sfuggito di mano alla scienza ufficiale. Gli
Strugatzky, andando più in là nella narrazione, a premessa della chiara
spiegazione della natura dello слег (evocato nella mia apertura d’analisi),
tengono a evidenziare alcuni concetti nevralgici nella società capitalistica:
l’educazione intellettuale degli individui non richiede altro sale che quello
sufficiente a inserire l’essere umano nei meccanismi di produzione e consumo.
Pertanto questo vuoto automa viene definito dagli autori del romanzo esaminato
“homo illitteratus”. In un simile elemento frizza autenticamente soltanto una
bestiale libido freudiana2: in lui latita il piacere intellettuale.
D’altro lato Gramsci ci rammenta che gli studi classici insegnano a pensare, a
ragionare (una forma, oltre che una sostanza). Gli homines illitterati vivono
una piattezza mentale, concepiscono il mondo sotto il loro sguardo invariato e
invariabile rispetto a così com’è: non esiste qualcosa di diverso nel passato e
lontano dal loro naso, l’analfabetismo funzionale costituisce poi un grande
loro limite. Nella finzione narrativa si fa menzione del pericolo della tecnica
neurostimolatrice mediante onde elettromagnetiche, tema sollevato da qualche,
più assennato, scienziato. Si sottolinea che quel rincoglionimento di massa
rischia di portare l’uomo fuori della realtà esistenziale vera, imprigionandolo
in uno spazio virtuale non positivo. E all’assuefazione in questo stadio
“scientifico” di virtualità indotta fa seguito l’introduzione clandestina dello
слег. Che cos’è? L’ultima parte del romanzo ce lo spiega bene. Si tratta di una
nuova tecnica di immersione della coscienza personale in uno stadio
neurostimolativo più intenso. È stato scoperto dagli sciocchi per caso: adopera
un paio di aggeggi comuni (manomessi ad hoc) e un prodotto chimico pure
comunemente diffuso. Si mettono quattro pasticche di questo in una vasca
d’acqua (calda in bagno, perlopiù), se ne ingerisce una, ci si beve sopra un
alcolico, e si aziona quell’apparecchio ottenuto indicato testé. Probabilmente,
dicono gli Strugatzky ancora, nelle parole di Ivan, il dottor Opir
legittimerebbe e sdoganerebbe lo слег, amato e temuto, conosciuto e sottaciuto
dalla massa. È infatti esso a causare le misteriose morti ricordate. A questo
punto della mia disamina posso ricollegarmi col mio menzionato schema
degenerativo e puntualizzare che lo слег è uno strumento e rappresenta una
prassi costituenti un medium fra gli estremi dell’edonismo (Brave New World) e
dell’interfacciamento neurale. Ovviamente sotto il profilo tecnologico non è
all’altezza degli strumenti presenti nei romanzi da me in passato menzionati
(ed esaminati), i quali per giunta si trovano in gradini inferiori. Ma noi
dobbiamo tenere conto di due cose: 1) la possibilità degenerativa scientifica a
tratti; 2) il fatto che il “concetto” di слег (non tanto la sua occasionale
tecnologia descritta) rappresenta un ponte, appunto, concettuale fra
interfacciamento neurale e edonismo. Lo слег porta a vivere esperienze
virtuali, stati della coscienza, in direzione edonistica. Attraverso di esso
possiamo abbandonare la tappa delle sex doll, nei miei due primi gradini,
intercalando quella nuova dello слег, la nuova terza. L’ultimo cerchio paradisiaco
strugatzkyano raffigura un’anticamera dello huxleyano Brave New World. Le
analogie di collegamento ci sono. Senza soffermarmi su dettagli, mi basti dire
che pure quello di Huxley è un mondo di sciocchi ottimisti, prodotto da
articolate manipolazioni personali e collettive3. Altra cosa la
quale infine mi ha spinto a inserire lo слег nella mia teoria storica distopica
è il richiamo preciso che nel romanzo viene fatto della libido freudiana
allorché si evidenzia che tale tecnica libera le pulsioni più animali, più
basse, dell’essere umano. Al di là della tangenza immediata huxleyana ho
pensato ai successivi gradini sadisti4: la linea concettuale dunque
può andare più avanti e dimostrare saldo e pertinente il mio nuovo terzo
gradino.
LA CRONOGRAFIA AGGIORNATA DELLA MIA PSICOSTORIA
NOTE
Questo scritto fa parte del mio saggio intitolato “Distopie occidentali”
https://www.academia.edu/101566960/Distopie_occidentali
https://www.academia.edu/101566960/Distopie_occidentali
1 A tal riguardo consiglio un approfondimento seguendo il filo
conduttore a ritroso, iniziando dal mio saggio Partita a scacchi (2022) e seguendo via via le note di rimando
all’indietro.
2 Circa questo dettaglio mi sembra utile invitare a leggere, a
proposito della libido freudiana, il mio scritto intitolato L’irrazionalismo
nevrotico di Kierkegaard e
contenuto nella mia monografia Filosofie sadiche (2021).
3 A questo romanzo huxleyano ho dedicato un saggio: Il
capitalismo impazzito di Aldous Huxley (2015).
4 In relazione a questo argomento generale suggerisco un
approfondimento sadiano per mezzo di una mia analisi dal titolo La tanatolatria di de Sade la quale si
trova all’interno del saggio indicato nella nota 2.