di DANILO CARUSO
Bella Baxter è il personaggio chiave di
un pregevolissimo romanzo dello scrittore e artista scozzese Alasdair Gray
(1934-2019). Il testo di “Poor things”, pubblicato nel 1992, parte dalla Scozia
ottocentesca, e il suo epicentro narrativo si appalesa altresì quale nucleo
ideologico, come vedremo. Il personaggio di Bella nasce da un esperimento
filosofico e psicanalitico. Immaginare e osservare il comportamento di un
essere umano venuto, gettato, nel mondo, ex novo, ex abrupto, con un corpo da
adulto. Bella brucia le tappe dell’evoluzione personale che vanno dallo stadio
neonatale a quello di fine adolescenza in virtù di simile esperimento nel
quale, nella finzione letteraria, il cervello del feto che teneva in grembo
viene trapiantato nel corpo adulto, dove quello, a sua volta, intraprende un
cammino di apprendimento e di formazione. “Poor things, in relazione a tali
dettagli rappresenta un “romanzo di formazione”. Nel suo corpo di donna adulta
Bella percepisce l’impulso libidico nel puro grado freudiano, e dichiara al suo
mentore, novello Frankenstein, di essere
una romantica ninfomane. Quando Bella dice ciò ha già iniziato a tenere
congressi carnali in vista dei quali ella è stata edotta sui sistemi
contraccettivi. Nel romanzo il compito di medici e medicina viene valorizzato
ed esaltato in un auspicio di quanto migliore progresso attraverso la speranza
che gli spiriti partigiani e di speculazione economica possano cessare a
beneficio di tutti, la cui salute si sottolinea passa da condizioni di vita
rese ottimali sia che nelle proprie abitazioni che negli ambiti lavorativi.
Bella nella sua fase formativa iniziale è diventata una infermiera. L’assenza
delle donne nelle professioni mediche viene nel testo di Gray lamentata, nel
fittizio contesto di formulazione di seconda metà dell’Ottocento, come una
gravissima perdita. Traggo spunto da ciò al fine di rammentare l’importanza e
il pregio poi negli anni ’40 della scuola infermieristica messa in piedi
nell’Argentina peronista: Bella è in qualche modo ante litteram una de las
enfermeras de Evita. L’esperimento che Alasdair Gray fa compiere a Godwin
Baxter possiede le due valenze sopra citate: una filosofica e una psicanalitica.
Quella filosofica si rifà all’empirismo del connazionale scozzese David Hume,
di cui si rammentano esplicitamente le idee gnoseologiche e morali. Riguardo
alle prime l’intera struttura di “Poor things” con la sua gorgiana dicotomia
narrativa tra la versione gotico-shelleyana di Archibald McCandless, divenuto
poi sposo di Bella, e quella più realistica non affatto surreale, di costei,
costituisce un esempio di provocazione sofistica in merito all’assunzione
obiettiva di una linea veritativa. Il tema è: qual è la versione vera? Esiste
una Verità raggiungibile? Hume mette in crisi la Matrix, “Poor things” mette in
crisi il lettore: chi dice il vero tra Bella e Archibald, pillola rossa o
pillola blu? L’argomento di contorno nel romanzo di Gray è molto profondo
perché in esso poi si intrecciano motivi storici e politici, e il problema di
fondo si cala nella realtà comunque vissuta individualmente e pone amletici dilemmi:
il vero storico offerto dai campioni in carica è da accettare acriticamente, in
maniera fideistica, oppure da smontare con cura allo scopo di valutarne con la
lente d’ingrandimento pregi ed eventuali difetti? L’esperimento letterario di
Gray alla Shelley è servito a liberare Bella nella sua versione gotica
dall’eredità di tutta la sedimentazione infantile e di tutti i possibili
effetti traumatici di natura psicologica ereditabili nell’età più matura. Bella
non possiede infatti una morale puritana, pratica una forma di poliamore
kierkegaardiano. Ella da un punto di vista psicoanalitico junghiano è un “tipo
sentimentale”. Questo la allinea alla morale humiana, lei brucia la libido in
impressioni, sensazioni, le quali poi divengono emozioni e idee in materia. Non
rappresenta un “tipo razionale junghiano”. Costituisce un simbolo, in questo
canale del romanzo, dell’archetipo del femminile nella sua più pura
astrattezza, e in virtù dell’esperimento praticato da Godwin Baxter. Questa
Bella Baxter costituisce un simbolo junghiano dell’esercizio della “facoltà
sentimentale” distaccata da quella “razionale”, di cui in tale frattura diviene
simbolo il frustrato Duncan Wedderburn, rovesciatosi da sentimentale-percettivo
in nevrotico razionale-percettivo, ossessionato da pregiudizi di origine
religiosa. Costui è l’amante di Bella, con cui questa scappa da casa Baxter
dopo essersi impegnata a sposare Archibald. I due viaggiano in giro all’estero,
ma lui alla fine vedendo respinta la sua proposta di matrimonio cambia
completamente la propria considerazione su di ella. In altri miei scritti ho
chiarito la mia idea sulla base della quale individuo una nevrosi al fondo non
solo della misoginia cristiana in seguito alla rottura dell’asse delle facoltà
razionali (in senso lato: ragione e sentimento) junghiane. L’arroccamento del “maschile
archetipico” in posizione di chiusura provoca un indebito rigetto del “sentimentale”
e del “femminile archetipico” inquadrandoli in un’ottica negativa da cui la
misoginia patristica e posteriore. Duncan in una sua lettera a Godwin sputa
sopra Bella i classici topoi pregiudiziali. La definisce una strega ninfomane. Egli ha scoperto la
reale shelleyana origine di Bella. Tutti questi traumi lo spingono ad
abbracciare il Cattolicesimo di cui riflette concezioni antifemministe iniziate
a tramontare in seno alla Madre Chiesa soltanto dopo dall’Illuminismo e
peraltro molto lentamente. “Poor things” si esprime contro il dogmatismo
religioso nelle parole di Godwin, il quale non apprezza l’ignoranza al fondo
delle costruzioni dogmatiche e stima di più invece il sentimento di solidarietà
aperta fra gli uomini uniti nel consorzio sociale. Bella, a causa della
mancanza di soldi, nel suo girovagare con Duncan esercita pure il meretricio:
la sua parabola che la riporterà ad Archibald si mostra alquanto articolata.
Simile linea sessuale e il troncone gotico-shelleyano sono i tratti messi in
primo piano nel film di Yorgos Lanthimos del 2023 dedicato al romanzo di Alasdair
Gray, di cui sposta l’epicentro narrativo a Londra. Nella trasposizione filmica
viene operata una riduzione sotto diversi profili. “Poor things” cartaceo
affronta temi politici e storici. Alasdair Gray mette in vetrina le sue
simpatie per la sinistra, il nazionalismo scozzese, e la sua antipatia verso
l’antifemminismo e il vecchio imperialismo inglese. La versione gotica di Bella
viene portata ad affrontare da occasionali interlocutori temi sociopolitici nel
corso della personale formazione interiore via via illustrata nel romanzo. E
Gray, nell’apprendistato di ella, ne paragona le capacità in crescita a quelle
di Hume! Bella istintivamente rifiuta il maltusianismo e il darwinismo sociale.
Nell’esperimento letterario di Bella v’è l’eco di Rousseau, passante da Hume.
Questa parte di “Poor things” dipinge un romanzo di formazione: le idee del
buon selvaggio e dell’ottima condizione di Natura, della corruzione apportata
dalla sovrastruttura sociale marcia e ipocrita, animano l’iter di Bella. Gray
evidenzia la marcusiana ipocrisia della società borghese capitalistica nei suoi
dannosi espansivi fenomeni su scala globale (povertà, sfruttamento, etc.) e la
colloca al cospetto della sua protagonista. E in modo istintivo il di lei primo
impulso è quello di simpatizzare per la sovversione cruenta. Questo passaggio
potrebbe stupire per via di una simpatia alla violenza, la quale naturalmente è
da respingere in qualsiasi contesto e in qualsiasi forma. Ma Gray non sta
facendo un’apologia di reato attraverso Bella. Ci ha mostrato semplicemente
come un “tipo sentimentale” reagirebbe, quale risposta proverebbe a dare in un
determinato problema. Non dimentichiamo che quella Bella gotica, ancora qui, è
in fieri, rappresenta una versione β da definire, e che recupererà la
dimensione della “ragione” nell’altro troncone del romanzo (la narrazione dal
punto di vista di lei non shelleyana). Qua, ricordo, costituisce un simbolo
avulso della “facoltà sentimentale” junghiana. E quindi, allorché simpatizza
per i sovversivi armati, lo fa senza “ragionare”-nel-pieno-possesso-di-“tutte-le-facoltà”.
È l’esperimento alla Frankenstein a condurre a simili esiti. Tale via non è
accettabile, infatti Gray fa subito indicare a Bella da parte del suo
interlocutore il consono cammino delle idee lungo il binario del confronto
pacifico. Il film di Lanthimos tocca il tema della povertà, però tutta la
finestra di temi sociali, storici e politici aperta nel libro resta là quasi
completamente chiusa. La Bella gotica di Gray si pone amletici dubbi politici,
si preoccupa con ampia apertura di argomenti sociali. Nel film non ho rilevato
una evidenziazione parallela all’altezza del romanzo in rapporto a simili
punti. Bella, liberatasi di Duncan e del condizionamento libidico immediato,
torna a Glasgow da Archibald, per sposarlo, e da Godwin. L’ultima parte del
romanzo presenta una Bella impegnata a beneficio del progresso e
dell’emancipazione femminile già nella chiusura della narrazione gotica di
Archibald. L’alternativa narrazione di costei circa le proprie origini, qui
ricondotte a parametri di normalità convenzionale, contiene una descrizione di
quest’impegno sociale e scientifico di Bella concretizzatosi meglio nella
professione medica. Lei è una fabiana, la quale riecheggia altresì la figura e
le riflessioni di Vera Brittain inerenti alla sciagurata Grande Guerra e ai
lutti che comportò. I passaggi destinati alla condanna di questo conflitto
mondiale sono molto vivi, e rappresentano parte significativa del rifiuto della
violenza sostenuto in “Poor things”. Ciò nel film del 2023 non si vede.
Quest’altra Bella alternativa del romanzo sostiene altresì il modello peronista
de las enfermeras de Evita. Lei qua si definisce socialista radicale e difende le categorie più svantaggiate pure
mediante la sua professione medica.
NOTE
Questo scritto fa parte del mio saggio
intitolato “Ritorno critico”