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martedì 7 maggio 2024

BELLA BAXTER CHE VISSE DUE VOLTE

di DANILO CARUSO
 
Bella Baxter è il personaggio chiave di un pregevolissimo romanzo dello scrittore e artista scozzese Alasdair Gray (1934-2019). Il testo di “Poor things”, pubblicato nel 1992, parte dalla Scozia ottocentesca, e il suo epicentro narrativo si appalesa altresì quale nucleo ideologico, come vedremo. Il personaggio di Bella nasce da un esperimento filosofico e psicanalitico. Immaginare e osservare il comportamento di un essere umano venuto, gettato, nel mondo, ex novo, ex abrupto, con un corpo da adulto. Bella brucia le tappe dell’evoluzione personale che vanno dallo stadio neonatale a quello di fine adolescenza in virtù di simile esperimento nel quale, nella finzione letteraria, il cervello del feto che teneva in grembo viene trapiantato nel corpo adulto, dove quello, a sua volta, intraprende un cammino di apprendimento e di formazione. “Poor things, in relazione a tali dettagli rappresenta un “romanzo di formazione”. Nel suo corpo di donna adulta Bella percepisce l’impulso libidico nel puro grado freudiano, e dichiara al suo mentore, novello Frankenstein, di essere una romantica ninfomane. Quando Bella dice ciò ha già iniziato a tenere congressi carnali in vista dei quali ella è stata edotta sui sistemi contraccettivi. Nel romanzo il compito di medici e medicina viene valorizzato ed esaltato in un auspicio di quanto migliore progresso attraverso la speranza che gli spiriti partigiani e di speculazione economica possano cessare a beneficio di tutti, la cui salute si sottolinea passa da condizioni di vita rese ottimali sia che nelle proprie abitazioni che negli ambiti lavorativi. Bella nella sua fase formativa iniziale è diventata una infermiera. L’assenza delle donne nelle professioni mediche viene nel testo di Gray lamentata, nel fittizio contesto di formulazione di seconda metà dell’Ottocento, come una gravissima perdita. Traggo spunto da ciò al fine di rammentare l’importanza e il pregio poi negli anni ’40 della scuola infermieristica messa in piedi nell’Argentina peronista: Bella è in qualche modo ante litteram una de las enfermeras de Evita. L’esperimento che Alasdair Gray fa compiere a Godwin Baxter possiede le due valenze sopra citate: una filosofica e una psicanalitica. Quella filosofica si rifà all’empirismo del connazionale scozzese David Hume, di cui si rammentano esplicitamente le idee gnoseologiche e morali. Riguardo alle prime l’intera struttura di “Poor things” con la sua gorgiana dicotomia narrativa tra la versione gotico-shelleyana di Archibald McCandless, divenuto poi sposo di Bella, e quella più realistica non affatto surreale, di costei, costituisce un esempio di provocazione sofistica in merito all’assunzione obiettiva di una linea veritativa. Il tema è: qual è la versione vera? Esiste una Verità raggiungibile? Hume mette in crisi la Matrix, “Poor things” mette in crisi il lettore: chi dice il vero tra Bella e Archibald, pillola rossa o pillola blu? L’argomento di contorno nel romanzo di Gray è molto profondo perché in esso poi si intrecciano motivi storici e politici, e il problema di fondo si cala nella realtà comunque vissuta individualmente e pone amletici dilemmi: il vero storico offerto dai campioni in carica è da accettare acriticamente, in maniera fideistica, oppure da smontare con cura allo scopo di valutarne con la lente d’ingrandimento pregi ed eventuali difetti? L’esperimento letterario di Gray alla Shelley è servito a liberare Bella nella sua versione gotica dall’eredità di tutta la sedimentazione infantile e di tutti i possibili effetti traumatici di natura psicologica ereditabili nell’età più matura. Bella non possiede infatti una morale puritana, pratica una forma di poliamore kierkegaardiano. Ella da un punto di vista psicoanalitico junghiano è un “tipo sentimentale”. Questo la allinea alla morale humiana, lei brucia la libido in impressioni, sensazioni, le quali poi divengono emozioni e idee in materia. Non rappresenta un “tipo razionale junghiano”. Costituisce un simbolo, in questo canale del romanzo, dell’archetipo del femminile nella sua più pura astrattezza, e in virtù dell’esperimento praticato da Godwin Baxter. Questa Bella Baxter costituisce un simbolo junghiano dell’esercizio della “facoltà sentimentale” distaccata da quella “razionale”, di cui in tale frattura diviene simbolo il frustrato Duncan Wedderburn, rovesciatosi da sentimentale-percettivo in nevrotico razionale-percettivo, ossessionato da pregiudizi di origine religiosa. Costui è l’amante di Bella, con cui questa scappa da casa Baxter dopo essersi impegnata a sposare Archibald. I due viaggiano in giro all’estero, ma lui alla fine vedendo respinta la sua proposta di matrimonio cambia completamente la propria considerazione su di ella. In altri miei scritti ho chiarito la mia idea sulla base della quale individuo una nevrosi al fondo non solo della misoginia cristiana in seguito alla rottura dell’asse delle facoltà razionali (in senso lato: ragione e sentimento) junghiane. L’arroccamento del “maschile archetipico” in posizione di chiusura provoca un indebito rigetto del “sentimentale” e del “femminile archetipico” inquadrandoli in un’ottica negativa da cui la misoginia patristica e posteriore. Duncan in una sua lettera a Godwin sputa sopra Bella i classici topoi pregiudiziali. La definisce una strega ninfomane. Egli ha scoperto la reale shelleyana origine di Bella. Tutti questi traumi lo spingono ad abbracciare il Cattolicesimo di cui riflette concezioni antifemministe iniziate a tramontare in seno alla Madre Chiesa soltanto dopo dall’Illuminismo e peraltro molto lentamente. “Poor things” si esprime contro il dogmatismo religioso nelle parole di Godwin, il quale non apprezza l’ignoranza al fondo delle costruzioni dogmatiche e stima di più invece il sentimento di solidarietà aperta fra gli uomini uniti nel consorzio sociale. Bella, a causa della mancanza di soldi, nel suo girovagare con Duncan esercita pure il meretricio: la sua parabola che la riporterà ad Archibald si mostra alquanto articolata. Simile linea sessuale e il troncone gotico-shelleyano sono i tratti messi in primo piano nel film di Yorgos Lanthimos del 2023 dedicato al romanzo di Alasdair Gray, di cui sposta l’epicentro narrativo a Londra. Nella trasposizione filmica viene operata una riduzione sotto diversi profili. “Poor things” cartaceo affronta temi politici e storici. Alasdair Gray mette in vetrina le sue simpatie per la sinistra, il nazionalismo scozzese, e la sua antipatia verso l’antifemminismo e il vecchio imperialismo inglese. La versione gotica di Bella viene portata ad affrontare da occasionali interlocutori temi sociopolitici nel corso della personale formazione interiore via via illustrata nel romanzo. E Gray, nell’apprendistato di ella, ne paragona le capacità in crescita a quelle di Hume! Bella istintivamente rifiuta il maltusianismo e il darwinismo sociale. Nell’esperimento letterario di Bella v’è l’eco di Rousseau, passante da Hume. Questa parte di “Poor things” dipinge un romanzo di formazione: le idee del buon selvaggio e dell’ottima condizione di Natura, della corruzione apportata dalla sovrastruttura sociale marcia e ipocrita, animano l’iter di Bella. Gray evidenzia la marcusiana ipocrisia della società borghese capitalistica nei suoi dannosi espansivi fenomeni su scala globale (povertà, sfruttamento, etc.) e la colloca al cospetto della sua protagonista. E in modo istintivo il di lei primo impulso è quello di simpatizzare per la sovversione cruenta. Questo passaggio potrebbe stupire per via di una simpatia alla violenza, la quale naturalmente è da respingere in qualsiasi contesto e in qualsiasi forma. Ma Gray non sta facendo un’apologia di reato attraverso Bella. Ci ha mostrato semplicemente come un “tipo sentimentale” reagirebbe, quale risposta proverebbe a dare in un determinato problema. Non dimentichiamo che quella Bella gotica, ancora qui, è in fieri, rappresenta una versione β da definire, e che recupererà la dimensione della “ragione” nell’altro troncone del romanzo (la narrazione dal punto di vista di lei non shelleyana). Qua, ricordo, costituisce un simbolo avulso della “facoltà sentimentale” junghiana. E quindi, allorché simpatizza per i sovversivi armati, lo fa senza “ragionare”-nel-pieno-possesso-di-“tutte-le-facoltà”. È l’esperimento alla Frankenstein a condurre a simili esiti. Tale via non è accettabile, infatti Gray fa subito indicare a Bella da parte del suo interlocutore il consono cammino delle idee lungo il binario del confronto pacifico. Il film di Lanthimos tocca il tema della povertà, però tutta la finestra di temi sociali, storici e politici aperta nel libro resta là quasi completamente chiusa. La Bella gotica di Gray si pone amletici dubbi politici, si preoccupa con ampia apertura di argomenti sociali. Nel film non ho rilevato una evidenziazione parallela all’altezza del romanzo in rapporto a simili punti. Bella, liberatasi di Duncan e del condizionamento libidico immediato, torna a Glasgow da Archibald, per sposarlo, e da Godwin. L’ultima parte del romanzo presenta una Bella impegnata a beneficio del progresso e dell’emancipazione femminile già nella chiusura della narrazione gotica di Archibald. L’alternativa narrazione di costei circa le proprie origini, qui ricondotte a parametri di normalità convenzionale, contiene una descrizione di quest’impegno sociale e scientifico di Bella concretizzatosi meglio nella professione medica. Lei è una fabiana, la quale riecheggia altresì la figura e le riflessioni di Vera Brittain inerenti alla sciagurata Grande Guerra e ai lutti che comportò. I passaggi destinati alla condanna di questo conflitto mondiale sono molto vivi, e rappresentano parte significativa del rifiuto della violenza sostenuto in “Poor things”. Ciò nel film del 2023 non si vede. Quest’altra Bella alternativa del romanzo sostiene altresì il modello peronista de las enfermeras de Evita. Lei qua si definisce socialista radicale e difende le categorie più svantaggiate pure mediante la sua professione medica.



NOTE
 
Questo scritto fa parte del mio saggio intitolato “Ritorno critico”