di
DANILO CARUSO
Il
saggio da me scritto e intitolato “Il capitalismo impazzito di Aldous Huxley” adotta
un’impostazione analitica applicante una chiave di lettura weberiana nello
studio del rapporto intercorrente fra la realtà del capitalismo e il “Brave New
World” (sua immaginaria, ma non troppo, possibile alterazione).
Viene
messo in risalto come l’irrazionalismo religioso in tale campo, sottostante
nella valutazione di Weber agli effetti della dimensione sociale del
capitalismo, potrebbe essere movente ulteriore di un inquietante strano “Mondo
Nuovo”. Nel 1933, a un anno dalla pubblicazione, il romanzo distopico huxleyano
uscì in Italia, allora governata dal fascismo.
Dalla
mia opera di critica sociologico-letteraria ripropongo quelle parti che
riguardano la meccanica di creazione del distopico welfare; altri temi possono
essere approfonditi leggendo il saggio.
Il
cap. I di “Brave New World” espone il funzionamento della genetica macchina
della predestinazione umana. Gli embrioni, prodotti in numero eccezionale in
laboratorio, dopo un’artificiale gestazione seguita con attenta minuzia,
diverranno individui con le predisposizioni alle funzioni per le quali hanno
subito specifici trattamenti differenziati in categorie. I gruppi generali sono
cinque, che Huxley denomina con le prime lettere dell’alfabeto greco. Una
concezione di questo tipo, volente la realtà preordinata da una forza
superiore, proviene dalla visione protestante dell’esistenza: ogni uomo, già
nato, ha un suo futuro, il quale lui ignora, ma che bello o brutto dovrà in
qualunque caso accettare. Da tale idea, la quale pone il segno della salvazione
eterna nel successo pubblico individuale, Weber trattando dell’etica
calvinistica ha chiarito la genesi della dinamica attivistica nelle società
animate dal capitalismo (per il quale l’arricchirsi diviene una conseguenza
dell’elezione al paradiso). Alla chiusura di questo cap. I il direttore delle Unità generative e Centro
per il condizionamento («DHC») sostiene un pensiero che è il dogma da cui è
partito l’attivismo protestante e capitalista: «Il segreto della felicità e
della virtù sta nel trovare piacevole quanto tu devi fare. Tutto il
condizionare punta a quello: far piacere alla gente il suo inevitabile destino
sociale».
E
Perciò non stupisce che la scienza nel Mondo Nuovo di Huxley pretenderebbe di
offrire persone pronte alle loro mansioni entro pochi anni dalla loro
esistenza: è l’efficienza produttiva che lo chiede. E in un regime di tal
genere, il cui motto è COMUNITÀ IDENTITÀ STABILITÀ, la genetica sta attenta a
dare vita a non molti individui intelligenti e riflessivi: solo diffuse
ottusità e incapacità di comprensione obiettiva possono tenere in piedi un
simile sistema gerarchico. Allora la conoscenza, nel senso più nobile del
termine, diventa pericolosa.
Il
cap. II del romanzo di Huxley, che si apre con un esempio di «condizionamento
neopavloviano» sui neonati, allo scopo di far comprendere pure al lettore
l’efficacia e l’importanza, agli occhi di un simile apparato altamente
condizionatore, dell’infusione di steccati mentali a scapito dell’autonomia
personale, fornisce diversi indizi di critica al modello capitalistico.
Si
è ormai compreso, e lo ribadisce la riflessione di uno studente, portato con
altri compagni in visita all’Unità di
generazione e centro di condizionamento di Londra, il modo in cui lo studio
e la lettura possano destabilizzare tale regime di potere, se non crearne le
basi per la caduta, però quando Huxley puntualizza che «ragioni di alta
politica economica» hanno la preminenza, capiamo ancor meglio che lo scrittore
sta puntando il dito contro un certo meccanismo di produzione finalizzato al
consumo.
Allorché
fa dire al DHC che si inculcano nelle teste tendenze mirate a consumi che non
siano offerti gratis, quest’ultimo (che all’inizio del cap. III definirà
«follia» le mancate agevolazioni all’attività di consumazione di beni e
servizi) esplicita il primo punto del programma operativo capitalistico:
produrre al fine di vendere di continuo in un circuito commerciale avente scopi
di lucro.
Ed
è altresì chiaro come detta ideologia provocando sperequazioni e
discriminazioni abbia l’obiettivo, per mantenersi al potere, di indebolire il
potere intellettuale, del singolo e delle masse nel complesso.
Chiunque
dovrebbe accettare il suo posto nella società giacché predestinatovi (o dalla
religiosità protestante, o dalla genetica del Brave New World, trasposizione e
attuazione scientifica, capitalistica e distopica, della prima). Viceversa chi
propugnasse un sistema più giusto rischierebbe di mettere in discussione una
qualsiasi pseudodemocrazia plutocratica.
Dunque
tutti devono rimanere intontiti, attraverso le migliori tecniche, fin dalla
nascita e abituarsi a comportamenti condizionati, funzionali alla sopravvivenza
di questo apparato. Nel Mondo Nuovo si pratica da subito, sui bambini di pochi
mesi, l’infusione di una «istruzione morale, la quale mai dovrebbe, in alcuna
circostanza essere razionale», grazie all’«ipnopedia» («insegnamento durante il
sonno») volta a creare non solo una precisa «coscienza di classe (class
consciousness)». Tale consapevolezza, da accettarsi in qualità di ineluttabile
destino, si fa portavoce di quel dogma capitalistico e protestante di cui in
precedenza parlato. Quanti sono i presuntuosi, che godono almeno di un piccolo
benessere nella società liberal-capitalistica, di scadente e approssimativa
acculturazione, cui navigano nella mente i sollevanti ipnopedici pensieri
inculcati ai bimbi del New World: gli «α… lavorano molto più duramente rispetto
a quello che facciamo noi, perché sono intelligenti in modo così spaventoso. Io
sono davvero molto contento di essere un β, giacché non lavoro così duramente.
E inoltre noi siamo molto migliori dei γ e dei δ. I γ sono stupidi»; «gli ε
sono ancora peggiori. Loro sono troppo stupidi per avere la capacità di leggere
o scrivere».
Ogni
soggetto di ciascuna classe è stato condizionato in maniera tale da sentirsi
soddisfatto della sua collocazione e da rifiutare l’ipotesi di un cambiamento:
a ognuno è impossibile avere il punto di vista o desiderare il destino di
un’altra casta. La tecnica dell’ipnopedia è una strategia di messaggi
subliminali, la quale, nel modo portato ad esempio verso la fine del cap. III,
promuove l’acquisizione di beni nuovi piuttosto che riparare quelli usati, o
invoglia a fare precisi consumi: in generale quando il soggetto ritroverà una
dottrinaria materia concettuale, la prenderà «non soltanto per vera, ma per
assiomatica, ovvia, completamente indiscutibile». L’ipnopedia perfeziona il
lavoro iniziato da altri metodi di condizionamento i quali si avvalgono di
semplici esperienze associative, «ma il condizionare senza parole è rozzo e di
non alto pregio, non può far comprendere le distinzioni più raffinate, non può
inculcare i più complessi corsi di comportamento. Perciò devono esserci le
parole, tuttavia parole senza ragionare. In breve l’ipnopedia», a detta del
DHC. Tale tecnica che prefigura una determinata risposta – automatica e fuori
della riflessione – a una certa sollecitazione, fa pensare a quei vecchi
manuali di catechismo religioso costruiti di domande e risposte da imparare
nella suggestione piuttosto che nella lucidità di comprensione.
Il
che ha l’analoga dinamica della pubblicità commerciale, la quale tende al di
qua della coscienza a ottenere un auspicato comportamento sulla falsa riga dei
neonati descritti da Huxley; dice il DHC: «fino a che la somma delle
suggestioni sia la mente del bambino. E non solo la forma mentis infantile. Sia
pure quella dell’adulto, lungo l’intera sua esistenza. La mente che giudica,
desidera e decide, composta di queste suggestioni. Ma tutte queste suggestioni
sono le nostre suggestioni!».
Nel
cap. III del romanzo Huxley continua la ricognizione dentro i meccanismi di
questa nuova struttura, la quale comincia a datare la sua epoca dalla figura di
Henry Ford (1863-1947). In particolare dall’anno di produzione del modello
automobilistico Ford T (1908).
Dopo
che l’umanità era entrata in una crisi irreversibile a causa di una guerra
(141-150 d.F.) il pianeta Terra cadde sotto il controllo di un macrostato
suddiviso i dieci sovrintendenze: una di esse è l’Europa occidentale (a Londra
si svolgono nel 632 d.F. gran parte delle vicende del racconto).
Il
sovrintendente di quel settore terrestre, che rivolge una sua lezione agli
studenti in visita al Centro per il
condizionamento, spiega ai suoi uditori il vangelo del Mondo Nuovo partendo
da «quel bel e ispirato detto del Nostro Ford: “La storia è una raccolta di
parole vuote”». L’istruzione è un male perché ruba tempo ai consumi, le persone
istruite sono pericolose nei confronti del sistema, e fu un errore reprimere la
loro azione usando la forza: meglio applicare gli incruenti moderni metodi
scientifici («Governare è un affare di riunioni, non di scontri. Voi governate
coi cervelli stando seduti, mai coi pugni»).
Cosicché
dall’utilizzo di tecniche di condizionamento intellettuale alla modalità di
riproduzione umana non vivipara (ectogenesi), emerge la maniera in cui il
capitalismo abbia portato a compimento le sue inclinazioni fondate su germi di
irrazionalità.
La
storia e i beni culturali antecedenti il 150 d.F. sono stati annientati allo
scopo di non fornire motivi di turbamento: «tali sono i vantaggi di
un’educazione realmente scientifica».
Fra
il vecchio universo capitalistico e il Brave New World esiste un rapporto
contemplante nel secondo l’elevamento della “gabbia” di cui parlava Weber al
grado massimo di secolarizzazione.
Per
Weber il “mantello” di cura che avvolge un protestante nella ricerca
dell’arricchimento in funzione di segno esperibile dell’avvenuta (ma a priori
disposta) salvazione si converte in una “gabbia”, la quale si sgancia e
abbandona i suoi significati e le prospettive di fede durante il cammino.
Il
messaggio evangelico costituisce un inno dell’amore agapico, e nel New World è
comandamento ipnopedico che «ciascuno appartiene al prossimo (every one belongs
to every one else)», cioè debba donarsi in modo spontaneo a beneficio del
prossimo. Tale principio, maturato privo di guida razionale, ha comportato la
distruzione delle rimanenti sfumature concettuali dell’amore: storgé, eros,
filía.
È
questo uno dei motivi di scomparsa della famiglia e della generazione vivipara.
La famiglia è un luogo di apprendimento che his fordship scredita specialmente
riguardo alle casistiche di povertà mettendo l’accento su «terribili pericoli
della vita in famiglia. Il mondo era… pieno di madri, quindi di ogni genere di
perversione dal sadismo alla castità». Ritorna uno degli aspetti più negativi
della tradizione giudaico-cristiana: la misoginia.
Gesù
era stato concepito grazie all’opera dello Spirito Santo, e la sessualità in
detta tradizione non ha mai avuto una collocazione serena. Il terrore della porta del diavolo fa apprezzare al
sovrintendente che «alle Trobriand il concepimento era un’occupazione di
spiriti ancestrali; nessuno aveva mai udito di un padre».
Conclusione
nevrotica: tutti devono nascere mediante l’intervento dello Spirito Santo
(interpretato dalla scienza genetica). «Famiglia, madre… monogamia,
romanticismo» devono scomparire perché gabbie pulsionali costituenti sproni a
rifiutare «le proibizioni che loro non erano condizionati a rispettare… E
sentendo in maniera intensa, il che era un di più, in solitudine, in un
isolamento irrimediabilmente individuale, come potevano essere stabili?».
Ciò che è materia di sollecitazione
individuale ha subito il destino di rientrare in un rigoroso controllo. Il
soggetto non può (e non deve) spingersi oltre una conveniente soglia: «non
esiste civiltà senza stabilità sociale. Non esiste stabilità sociale senza
stabilità personale». L’apparato pretende e genera «uomini obbedienti, stabili
nell’appagamento». Giacché contenere il soddisfacimento crea una sacca emotiva
controproducente che potrebbe sprigionare le sue energie a danno del regime
dominante: «il sentimento si nasconde in quell’intervallo di tempo tra il
desiderio e la sua consumazione».
Venuta
a mancare la dimensione della storgé a vantaggio dell’agápe (qui in forte modo
distorta), resta il prendere atto dell’identica cosa a carico dell’eros, però
realizzatasi in modalità paradossale nel contorno logico, ma in interiore ben
calibrata in direzione del fine che si voleva conseguire.
Allo
scopo di depotenziare l’eros, lo si è generalizzato: non solo in una
disdicevole programmatica pratica di promiscuità fra adulti (la quale dovrebbe
apparire una soddisfazione paradisiaca), ma altresì nella riprovevole
promozione del «gioco erotico tra bambini (erotic play between children)», che
il DHC giudica tutt’altro che «abnormal» e «immoral». Comunque Huxley nella sua
narrazione distopica non ammette la liceità della pedofilia neanche nella
peggiore distorsione letteraria della realtà.
Trasformare
la sessualità in una cosa scontata, sprovvista di speciale valore, sin da
piccoli e tra soggetti adulti, essendo impossibile sradicarla, raggiunge la
meta di disinnescare un pericoloso ordigno nei confronti della “stabilità”.
Nelle parole del sovrintendente, Ford («our Ford») assurge a «nostro Freud (our
Freud)»: il SUPER EGO dello «Stato mondiale (World State)» ha letteralmente
ipnotizzato e drogato l’ES.
È
un nuovo paradossale, irrazionale ragionamento, però capitalistico e
protestante, nei riguardi di un Cristianesimo non attivista («l’etica e la
filosofia del sotto-consumo»): all’oppio della religione cristiana si sostituì
dal 184 d.F. la somministrazione di una vera droga (legale), sostitutiva
dell’azione catechetica e sacramentaria, chiamata «soma». In “Brave New World
Revisited” Huxley puntualizza: «Il soma era la religione popolare. Allo stesso
modo della religione, la droga aveva il potere di consolare e compensare,
suscitava visioni di un altro, migliore mondo, offriva speranza, fortificava la
fede e promuoveva l’agápe (charity)».
Ormai
a tutti basta il soma («la droga perfetta… euforica, narcotica, piacevolmente
allucinante») e un corpo mantenuto giovane dalla scienza (il corpo al massimo
di uno a 30 anni sino all’età di 60).
In
vista di tale obiettivo si fa pure ricorso alla «trasfusione del sangue
giovane»: detta prassi origina la sua suggestione dall’Antico Testamento, dove
si sostiene che la sede della forza vitale sia nel sangue (il cosmismo
sovietico prese la cosa sul serio, e Aleksandr Bogdanov, un fautore delle
trasfusioni miranti a ottenere l’immortalità, ne trattò nel suo romanzo “La
stella rossa”). Il sovrintendente concluse quella sua predica agli studenti
così: «Adesso… gli uomini vecchi lavorano, fanno sesso, non hanno tempo a
disposizione lontano dal piacere, non un attimo per sedersi o pensare, o semmai
per qualche sfortunato caso una tale crepa di tempo si aprisse nella solida
sostanza delle loro distrazioni, c’è sempre il soma»; vale a dire che il
paradiso (dell’ottundimento) è sceso in terra rendendo ognuno (pseudo)beato.