di
DANILO CARUSO
Nel
mio saggio “Il Medioevo futuro di George Orwell” costruisco un impianto
d’analisi congiungendo l’idea weiliana sulla genesi e la prosecuzione dei
modelli totalitari in Occidente a “1984”, capolavoro orwelliano su una non
auspicabile società futura ricalcante il carcere panottico di Bentham.
La
tesi di fondo, la quale non intrappola il romanzo in una rivisitazione, più o
meno, del passato Medioevo cattolico, poiché il pensiero di Orwell parla per
l’avvenire (e quindi con Simone Weil rafforza quell’avvertimento sulla
possibilità dei totalitarismi), si risolve in una paradossale apparente
conclusione: e cioè che “1984”, mutatis
formis mutandis nella contingenza narrativa, possa equivalere a un “1384”,
o a un orwelliano “2084” secondo la programmatica intenzione di monito
dell’autore inglese (giusta e riconosciuta ispiratrice peraltro del testo).
Qui
di seguito, frutto di un’operazione di estrazione dal mio lavoro critico
citato, presento le parti inerenti al tema della sessualità in Oceania (uno dei
tre Stati dell’immaginario futuro negativo orwelliano, dove il potere è in mano
a una rigida e repressiva organizzazione partitica); a chi volesse conoscere
ulteriori aspetti delle mie analisi storico-letterarie e approfondire alcuni
concetti prospetto la lettura integrale di suddetto mio studio.
Il
protagonista del romanzo, il modesto e semplice Winston Smith, il quale entrerà
in intimità con la sconosciuta Giulia (Julia), è un impiegato del “ministero
della verità” (dicastero preposto a scuola e mass-media, arti e svaghi).
Ve
ne sono altri tre: “dell’amore”, “dell’abbondanza”, “della pace”; che si
occupano di rispetto dell’ordine costituito, economia, difesa e guerra.
L’istigazione
all’odio fine a intrappolare e irrigidire il pensiero suscita in Winston, nelle
prime pagine del racconto, seppur insospettito e dubbioso nei confronti della
reale bontà del Big Brother, una tendenza a cercare bersagli, vari in sequenza,
terminanti nell’ancora non conosciuta Giulia: «Vivide e magnifiche
allucinazioni balenavano attraverso la sua mente. La colpirebbe a morte con un
manganello in caucciù. La legherebbe a un palo e la ucciderebbe piena di frecce
scagliate come san Sebastiano. La violenterebbe e taglierebbe la sua gola al momento
culminante. Meglio di prima, inoltre, comprese che il motivo di ciò era che lui
la odiasse. La odiava perché era giovane e bella e come un’asessuata [Giulia è
iscritta alla “Lega giovanile antisesso”; n.d.r.], giacché vorrebbe andare a
letto con lei e mai lo farebbe, poiché attorno alla sua piacevole e flessuosa
vita, la quale sembrava chiederti di abbracciarla, là era solo l’odiosa
scarlatta fascia [della “Junior Anti-Sex League; n.d.r.”], aggressivo simbolo
di castità». Riguardo a questo è da mettere in evidenza in parallelo
l’attitudine sessuofobica della Chiesa medievale, una disposizione misogina che
portò ad atti repressivi e all’insensata, irrazionale e nevrotica caccia alla
streghe. Per san Tommaso d’Aquino la donna sarebbe stata prodotta da Dio in un
insieme naturale completo di cui non era degna, e perciò unicamente in un
secondo tempo per bisogno. Quanto pensa Winston è frutto della repressione
sessuale e di un paritetico sprone all’odio il quale satura grazie a un
contenuto negativo la psiche e spinge a nevrosi compulsive e a comportamenti
disturbati.
L’area
d’intervento della repressione psichica condotta dalla dirigenza oceaniana
allargandosi all’ambito sessuale mostra inequivocabili tangenze con dottrine
cattoliche. Per le donne, in specie quelle del Partito, profumarsi e truccarsi
sono atti indecorosi e disdicevoli (già Tertulliano rifletteva antifemminismo paolino nel suo “De cultu
feminarum”).
La
Junior Anti-Sex League «difendeva il completo celibato per ambo i sessi [uno
degli ideali di perfezione auspicati dal Cattolicesimo, imposto a quasi tutti i
religiosi; n.d.r]. Ogni bambino doveva essere generato dall’inseminazione
artificiale [come fosse lo Spirito Santo con la Vergine Maria; n.d.r]… e
cresciuto nelle istituzioni pubbliche… un vero love affair era un evento
pressoché impensabile. Le donne erano tutte simili. La castità era infusa in
loro come prassi di lealtà al Partito [uguale devozione alla Chiesa non è
esclusiva di suore; n.d.r]… il naturale sentimento era stato rimosso da loro».
A chi sceglieva un percorso diverso da quello monastico si prospettava un agostiniano
sacramento coniugale: «L’unico
scopo riconosciuto del matrimonio era generare bambini per il Partito. Il
congresso carnale era da ritenersi di secondaria importanza un poco nauseante».
La
sessuofobia dell’Ingsoc è affine a quella cattolica: «L’obiettivo del Partito
non era soltanto prevenire la costituzione di una fedeltà di coppia che non è
facile controllare [per la teologia ministri del sacramento matrimoniale sono
gli sposi non il sacerdote; n.d.r.]. Il suo reale non dichiarato proposito era
rimuovere tutto il piacere dell’actus coeundi. Più dell’amore il nemico era
l’erotismo, dentro e fuori della vita coniugale… Il Partito stava tentando di
uccidere l’istinto sessuale [demolire l’ES a favore di quel SUPER EGO
rappresentato dal Fratello Maggiore, un super
brother; n.d.r], o se non potesse farlo, allora distorcerlo e sporcarlo… Il
coitus, compiuto con successo, era ribellione. Il desiderio era thoughtcrime».
Ritorna
la minaccia del peccato; la concupiscenza
sessuale è un tipo di thoughtcrime: la mulier,
tota in utero, può simboleggiare un
inviato satanico che libera la libido compressa, e di conseguenza svela
all’uomo la duplice sfaccettatura di sé (intellettuale e fisiologica). Sebbene
il meretricio in Oceania sia un’attività illecita, è furtivamente ammissibile
nella misura in cui alleggerisca la carica libidica (non c’è stata una legge Merlin la quale ha chiuso i
bordelli dello Stato pontificio). La promiscuità fra uomini e donne del Partito
è condannata, al pari del divorzio (con l’eccezione dell’unione matrimoniale
senza prole). L’etica in materia per un maschio oceaniano, soprattutto se un
dirigente politico, è molto agostiniana: «La sua vita sessuale… era per intero
regolata da due parole del newspeak SEXCRIME (immoralità sessuale) e GOODSEX
(castità). Il concetto di SEXCRIME copriva ogni misfatto sessuale. Copriva la
fornicazione, l’adulterio, l’omosessualità, e le altre perversioni, e in
aggiunta la normale copula carnale praticata come fine in sé. Non c’era bisogno
di enumerarli separatamente, poiché ognuno era allo stesso modo causa di
colpevolezza, e, per principio tutti punibili con la morte… Lui sapeva quanto
si voleva enunciare con GOODSEX – il che è dire, normali rapporti sessuali tra
uomo e moglie, per l’esclusivo scopo di generare bambini, e senza piacere
fisico da parte della donna [la frigidità è una virtù; n.d.r.]: tutto il resto
era SEXCRIME». Ma cercare di sopprimere la libido porta solo a una sua
deviazione: naturam expellas furca, tamen usque recurret.
Ciò
la converte in aggressività, la quale è indirizzata verso gli avversari interni
e non dell’Oceania e della Chiesa. Entrambe sono d’accordo sui migliori ruoli
femminili: la santa e l’asessuata, la madre.
E
su quelli da combattere: la strega e la sovversiva, la prostituta. A fronte di
schemi così pervasivi esistono tuttavia zone d’ombra. All’inizio del cap. VII
della parte I di “1984” Winston (che è un componente esterno del Partito)
annota sul diario: «Se c’è speranza [«di distruggere il Partito»; n.d.r.] essa
sta nei proles [in newspeak “proletari”, “povera gente”; n.d.r.]».
Detti
proles sono un’anomalia alla dottrina dominante e si trovano ai margini: «In
ogni problema di principi morali gli si lasciava seguire il codice avito. Il
puritanesimo sessuale del Partito non era un obbligo per loro. La promiscuità
non andava punita, il divorzio era consentito». Il motivo è che costoro sono
equiparati agli animali: «i proles e le bestie sono liberi».
Nella
sezione II di “1984” l’eretico
Winston si lega alla strega Giulia,
alla “porta del diavolo (diaboli ianua; Tertulliano)”; alla quale
al primo approccio sessuale chiede ricevendo l’auspicata risposta: «“Ti piace
farlo? Non voglio dire se ti piaccio in parole povere io, voglio dire la cosa
in se stessa?” “L’adoro.” Questo era soprattutto quanto voleva sentire. Non
meramente l’amore verso una persona, ma l’istinto animale, il semplice
desiderio non differenziato: quella era la forza la quale avrebbe frantumato il
Partito… Ai vecchi tempi, egli pensò, un uomo guardava il corpo di una ragazza
e diceva che era desiderabile, e ciò era la fine della storia. Oggigiorno però
non potevi avere un amore puro o una concupiscenza [lust; n.d.r.] pura. Nessuna
emozione era pura, poiché ogni cosa era mescolata con paura e odio. Il loro
amplesso era stato una battaglia, il culmine una vittoria. Era un colpo
scagliato all’indirizzo del Partito. Era un atto politico». Un altro brano di
Orwell esprime il parere di Giulia sulla sessualità repressa (e le
considerazioni di Winston): «Non era soltanto che l’istinto sessuale creava un
cosmo suo proprio al di là del controllo del Partito e che se possibile era da
distruggersi. Quello che era più importante era che la privazione sessuale
induceva isteria, la quale era desiderabile giacché poteva trasformarsi in
antipacifismo e in culto del leader. La maniera in cui la metteva era: “Quando
fai l’amore stai consumando energia; e dopo ti senti felice e non ti preoccupi
di niente. Loro non possono sopportare che tu ti senta così. Loro vogliono che
tu sia sempre carico di energia. Tutto questo marciare su e giù, e l’acclamare
e le bandiere ondeggianti sono semplicemente sesso andato in rovina. Se tu sei
felice dentro di te, perché ti dovresti infervorare per il Big Brother e il
Piano Triennale e i Due Minuti d’Odio e l’intero resto del loro schifo?” Ciò
era vero, pensò lui. C’era un intimo diretto nesso fra castità e ortodossia
politica. In quale modo potrebbero la paura, l’odio e la credulità alienata, di
cui necessitava il Partito nei suoi membri, essere tenuti a un grado
conveniente all’infuori di imbottigliare un potente istinto e usarlo come una
forza di guida? L’impulso sessuale era pericoloso per il Partito, e il Partito
ne aveva tratto vantaggio».
Tali
argomenti anteponendo una visione liberale a una assolutistica in campo
sociopolitico, tradotti nell’ambito religioso richiamano altresì la dialettica
Cristianesimo/Paganesimo (nel quale ultimo addirittura si praticava una
prostituzione al servizio della religione: una concezione agli antipodi della
sessuofobia cattolica, che si impegnò a sradicare). Giulia e Winston non sono
paragonabili a una prostituta e a un cliente, tutt’altro; nella loro storia
sentimentale si anticipa invece la teoria marcusiana sulla repressione addizionale della libido, volta – oltre il freudiano
necessario – al consolidamento in
Occidente di un illiberale establishment (definito principio di prestazione), teoria esposta in “Eros e civiltà
(1955)”. Pure per Marcuse accade in questo processo una deviazione libidica
funzionale a mire (produttive) alienanti (e alienati sono i componenti
oceaniani del Partito, espropriati nella loro psiche sotto ogni profilo):
all’esterno dell’esercizio – nel livello umano migliore – dell’intelligenza e
della consapevolezza non ci può essere felicità che non sia un illusorio
surrogato: «L’ideologia del Partito si imponeva con molto successo su gente
incapace di comprenderla, la quale sarebbe stata in grado di accettare le più
flagranti violazioni dell’obiettività reale giacché mai afferrava appieno la
mostruosità di quanto gli era chiesto». Winston e Giulia – «una ribelle
soltanto dalla cintola in giù» le dice lui – esperiscono una via di fuga al principio di prestazione (e alla sua collegata
repressione addizionale): una libido
liberata li trasforma in sovversivi poiché si svincolano dalla causa deviante (la repressione addizionale) e dalla causa alienante (il principio
di prestazione); una sublimazione adeguata genera benessere, che globalizzerebbe
il piacere nelle sue sfaccettature esteriori connesse alla vita. L’ideologia
estasiatica gemella dell’Ingsoc è la «tanatolatria (Death-Worship)» o
«estinzione dell’io (Obliteration of the Self)»: nell’ottica marcusiana la
pulsione antitetica al piacere viene giudicata una mortificazione, una
sconfitta dell’eros che ripiega alla volta della distruzione (condotte sadiche
e masochiste non sono mancate tra i personaggi cattolici). Somigliante al bello
kantiano, la libido porrebbe armonia fra gli uomini e il mondo. È questo un
“messaggio” proveniente dalla Grecità pagana ripreso da Winston e Giulia i
quali affrontano la madre di tutti i
totalitarismi occidentali reincarnatasi in Oceania, nemica della cultura –
prodotto libidico – e dell’armonioso sviluppo individuale proteso alla ricerca
della felicità. Nella Grecia antica lo ritroviamo nella produzione artistica,
nella mitologia pertinente e nella filosofia (il “Simposio” platonico e il
tiaso saffico sono exempla e veicoli); uno dei limiti della civiltà ellenica fu
sì la misoginia, tuttavia ebbe basi in pregiudizi a sfondo pedagogico non in
nevrosi sostanziate in religione. La Chiesa, dal canto suo, esigette il
celibato sacerdotale e il voto di castità dalla quasi totalità dei religiosi
inquadrati, requisiti richiesti in pochi casi dal Paganesimo e che non erano
dunque norme generali. Per il Cattolicesimo si deve rimanere dentro il
perimetro di una rigorosa continenza, illegittima dopo aver superato il confine
dell’inammissibile illecito (pedofilia, stupri, etc.) il quale può alimentare
come deprecabile effetto collaterale; così pure presso gli Oceaniani «la cosa
terribile che il Partito aveva fatto era di persuaderti che i meri impulsi, i
meri sentimenti erano senza importanza, mentre allo stesso tempo ti privava di
tutto il potere sul mondo materiale».