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martedì 15 agosto 2023

IL PIANETA MADRE? E LA PRIMA INVASIONE…

di DANILO CARUSO
 
Nel 2016 è salito all’onore delle cronache scientifiche la scoperta di un esopianeta all’interno della Costellazione del Centauro, e più in particolare nel trinitario sistema di soli di Alfa Centauri, avente ESI (Earth similarity index) 0,87. Queste tre stelle sono così disposte: Alfa Centauri A e B possiedono una vita di coppia giacché un punto di massa in comunione le ha rese orbitanti rispetto a sé secondo un analogo arco temporale (non sono orbite coincidenti); Proxima Centauri ha preso quale riferimento della propria orbita il superiore sistema doppio. Tale terzo sole costituisce la stella più vicina al nostro sistema solare. L’esopianeta di cui ho accennato in apertura ruota attorno a detta terza stella: è stato denominato Proxima Centauri b. Le ulteriori scoperte scientifiche su Proxima b mi hanno condotto a delle particolari riflessioni sulla scia della mia idea di una passata emigrazione interplanetaria1. Come ho già puntualizzato in origine dei miei ipotetici discorsi (in attesa di eventuali solidi riscontri di archeologia extraterrestre) non ho preso le mosse dalle teorie di Zecharia Sitchin, perciò ho scartato ab ovo l’dea di una manipolazione genetica di alieni sopra ominidi terrestri. Per me, come dissi, è giunta sulla Terra la razza umana da altrove, in un piano di colonizzazione dei pianeti abitabili allora del nostro sistema solare (in aggiunta alla Terra credo Venere, Marte e Fetonte). L’obiettivo di quest’analisi non è quello di essere ripetitivo al di là della necessaria rievocazione nell’impianto analitico, bensì quello di esporre le novità nella mia costruzione e di concentrarmi dunque sull’evocato Proxima b. Proprio in esordio della mia teoria migratoria semplice sostenni la possibilità che le terrestri manifestazioni documentali di pensiero più antiche possano contenere, a mo’ di fossili, tracce nascoste di quegli eventi extraterrestri legati comunque alla memoria umana. Sul nostro pianeta esiste una cesura fra “preistoria” e “storia”, non sappiamo praticamente gran che di ciò che non ha con sé documenti scritti. Simile assenza non può automaticamente portare a cestinare l’ipotesi di un’antica, per noi preistorica, civiltà sulla Terra in possesso di altissima tecnologia. Non è detto che dovesse essere sparsa sul territorio a 360°. I livelli demografici noti del passato ci parlano di quattro gatti in rapporto alla crescita degli ultimi secoli. Quindi è possibile che stessero concentrati particolarmente in una sola area. Qua e là non è stato trovato nessuno strumento di tecnologia avanzata, vistosi prodotti però sì (nessuno ad esempio ancora ha una certezza sulle modalità costruttive delle grandi piramidi egizie). Condivido l’interesse di chi indica l’Antartide quale zona da sottoporre ad attenzione archeologica. Parecchio tempo fa ho sentito l’idea per cui l’asse terrestre si sia inclinato spostando il continente antartico da una posizione, per così dire, australiana, a quella di Polo Sud attuale: è possibile che sotto quei ghiacci ci sia una preistoria diversa? Solo l’archeologia ce lo potrà dire. Per il momento torno a quella che, al mio uopo, avevo definito “archeologia letteraria”. Esistono narrazioni che possono disvelare l’immagine originaria, grattando il mito superficiale, e restituirci una verità la quale si era persa dentro la sovrastruttura mitologica? Debbo aggiungere che una tale operazione possiede uno spirito junghiano, e pertanto mi trovo a mio agio. Illustrerò alcune caratteristiche note nel pubblico mondiale dominio di Proxima b2, e poi le collegherò alla mia ottica. Va innanzitutto rammentato che ci si chiede se tuttora ci possa essere (stata) vita intelligente su tale pianeta che avrebbe (avuto) un’atmosfera somigliante alla nostra. La situazione attuale comporta per Proxima b un blocco di un suo possibile originario moto rotatorio attorno al proprio asse per via del campo di gravitazione molto ravvicinato della sua stella: in parole povere quanto accade alla Luna con la Terra, un emisfero è fisso sempre da un lato e l’altro dal suo nel tragitto rivoluzionario. Su Proxima b c’è dunque una facciata non illuminata e fredda, e un’altra con connotazioni opposte. In tale regime la vita potrebbe essere (stata) più favorita nella fascia anulare intermedia dove l’acqua né ghiaccerebbe né evaporerebbe. Suddetto stadio troverebbe il pianeta nelle seguenti condizioni. La luce che vi si avvicina dalla sua stella non è molta (il giorno è paragonabile a una nostra sera rossastra là dopo il tramonto), tuttavia Proxima Centauri produce ogni tanto distruttive ondate di bagliore (brillamenti). I brillamenti occasionali e le forti radiazioni solari non rappresentano fattori ideali canonici a pro della sopravvivenza di vita sulla superficie poiché particolarmente i primi bucano l’atmosfera. Si pensa altresì che l’esopianeta possa essere un pianeta in toto sommerso dalle acque: non si sa se alla fine si sia ridotto in condizioni analoghe al nostro Marte. L’idea di sfruttamento agricolo della superficie di Proxima b, sic rebus stantibus, non è fra le più facili a immaginarsi. Se in passato i brillamenti e le emissioni di massa coronale sono stati presumibilmente di entità minore è possibile immaginare un’agricoltura più ortodossa. La scarsezza della luce e i brillamenti della fase in atto esigerebbero adeguamenti tecnologici agricoli avanzati, con colture al chiuso e ambienti consoni creati artificialmente. Non che una cosa del genere non sia (stata) possibile a un’eventuale civiltà molto progredita. A questo punto dell’analisi, dopo aver prodotto la premessa a beneficio di un ragionamento psicanalitico di archeologia letteraria, debbo esporre i dettagli di letteratura i quali secondo me celano possibilmente notizie di fatti reali il cui ricordo si è indebolito, andato perso e distorto, riadattato allo scenario terrestre dai discendenti dei migranti spaziali, e riproposti in forma di mito in seguito a tale ancestrale offuscata indicazione tramandata. Una delle prima cose che dissi nel mio discorso sull’emigrazione interplanetaria è che la vicenda dell’arca di Noè potesse adombrare la migrazione da un esopianeta alla Terra. Sappiamo che per le antiche culture del Vicino Oriente la letterale zona iperuranica era piena d’acqua, pertanto un viaggio spaziale sarebbe stato pensato come una navigazione nell’acqua. Proxima b è l’esopianeta più vicino alla Terra, posso perciò ipotizzare esso, in virtù delle sue caratteristiche presunte (vecchie e nuove), quale stazione di partenza della razza umana alla volta del nostro sistema solare. L’inondazione globale di Proxima b potrebbe essere alla base del mito terrestre del diluvio universale, dal momento che di generazione in generazione per noi reputate preistoriche si sarebbe persa una diffusa corretta memoria degli accadimenti a causa di trasmissioni orali via via deviate verso una logica mitica ambientata sulla terra poiché la possibile verità originaria si rendeva incomprensibile a generazioni meno istruite scientificamente. Nella Bibbia potrebbe stare memoria figurata dell’inondazione di Proxima b e dell’emigrazione spaziale (da là). Abbiamo notato un’altra situazione critica nel nostro presunto pianeta madre: la difficoltà dell’agricoltura di fronte a un sistema possibilmente tramutatosi da ottimale a ostile. La stella Proxima Centauri ha compiuto nella sua evoluzione presumibilmente un sacco di danni al punto di rendere ovunque impossibile le teoriche colture. Cosa troviamo nella Bibbia a tal riguardo? La dicotomia Abele/Caino, la quale costituisce una dicotomia di natura produttiva ed economica: sembra che il Dio biblico veterotestamentario prediliga una produzione non legata alla terra, perché l’ecosistema può essere suscettibile di criticità più o meno gravi. A Noè un comando divino ha imposto di salvare solo il patrimonio faunistico, non v’era preoccupazione a proposito delle colture agricole. È possibile che lo scarso apprezzamento dato all’agricoltura, espresso in modo allegorico in particolar modo, nella vicenda di Caino abbia origine nei disastri ambientali di Proxima b causati da Proxima Centauri? In parole povere quello shock esistenziale subito dagli umani centauriani avrebbe viaggiato con loro, e sarebbe poi stato all’interno di meccanismi di trasmissione del sapere, sempre meno efficaci, rielaborato in allegorie mitologiche da decostruire psicanaliticamente ad hoc. Quanto vado dicendo non rappresenta un ragionamento fantascientifico, costituisce un caso particolare di ermeneutica contestuale, con la circostanza che il contesto principale non si mostra la Terra bensì Proxima b: altri aggiuntivi elementi in futuro, con certezze ancorate, potrebbero rafforzare la mia ipotesi o smentirla. Nel momento in cui ho scritto non viene da me giudicata impossibile, né d’altro lato vera nel pieno senso di un accertamento (come ci suggerisce Vico). La reputo plausibile in attesa di una verifica migliore. Il suddetto shock è stato tale che io credo, nella mia visione analitica, che l’insistente idea generale di culto solare terrestre provenga da Proxima b, ma non quale culto propiziatorio: l’ingenua adorazione del Sole, qua sulla Terra, avrebbe lo scopo di scongiurare l’azione distruttiva della divinità (sperimentata su Proxima b). Ipotizzo un simile schema psichico non più consapevole nei fedeli e nei sacerdoti terrestri devoti di divinità solari. Dalla Bibbia a ritroso possiamo percorrere il cammino in direzione dell’atonismo (il quale è l’anima dell’Antico Testamento)3. Akhenaton ha manifestato una mitica nevrotica concezione radicale di culto al Sole. Il Sole sarebbe la divinità più importante, sino al punto di giungere a forme di esclusività (enoteismo e monoteismo), giacché Proxima b ci insegnerebbe che la interpretata indisposizione di Proxima Centauri può distruggere completamente un mondo. La tradizione atonista-giudaico-cristiana potrebbe contenere un sottilissimo impercettibile ancestrale filo nevrotico extraterrestre legato all’originario Dio sole Proxima Centauri. Non sto sostenendo che i Centauriani adorassero la loro stella, ma che gli effetti di Proxima Centauri siano rimasti nell’avita memoria dei viaggiatori giunti sulla Terra, e che simili effetti siano restati a mo’ di inconoscibile junghiana immagine archetipica primordiale nei confronti di quelle smemorate generazioni di terrestri che hanno elaborato culti solari incentrati sul nostro Sole e con le modalità di generazione che sopra ho illustrato. Esiste un dettaglio a proposito di simile discorso che mi è parso pertinente: è quello del “kabôd” veterotestamentario, comunemente tradotto con “gloria (di Dio)”. Il kabôd è, nel quadro delle mie analisi bibliche, qualcosa che esprime e mostra la potenza solare del Dio veterotestamentario. Quindi su tale base, sviluppando il modello di ascendenza da Proxima b, lo ricollego ai brillamenti di Proxima Centauri e in maniera particolare alle sue emissioni di massa coronale (le quali mi appaiono la sorgente del simbolo, anche a voler ridurre la fenomenologia di suggestione ai nostri paraggi terrestri col Sole). Ecco un altro dettaglio possibilmente riallacciato alla matrice concreta. Il Dio biblico, il quale sarebbe Aton nella sua essenza d’origine, potrebbe essere scaturito dall’immagine reale di Proxima Centauri. Il contesto letterario veterotestamentario mi ha fornito un ulteriore elemento a corredo della mia ipotesi generale di migrazione interplanetaria: si tratta dei famosi personaggi antidiluviani di lunghissima vita. Com’è che costoro fino a Noè vivessero persino alcuni secoli? Il periodo di rivoluzione su Proxima b è di poco più di undici giorni: rispetto a noi si rivela inferiore di circa trentadue volte. Tre anni là sarebbero poco più di un mese da noi. I molto longevi antidiluviani (idest, prima dell’emigrazione interplanetaria) sono persone il cui computo terrestre degli anni di vita cerca un raccordo tra misure dell’anno (rivoluzione rispetto alla propria stella) differenti? Quella terrestre e quella di Proxima b? Il nesso testé indicato se inserito in un sistema analitico più ampio, come ho fatto, non pare isolatamente peregrino. V’è pure nel Nuovo Testamento un cenno dell’apostolo Pietro dove si afferma che un giorno di Dio equivale a mille anni: si sta involontariamente rifacendo, in guisa letteraria retorica, a Proxima centauri e all’anno di Proxima b in relazione al nostro anno terrestre molto più lungo? Ritengo tutti i possibili collegamenti biblici creati in modo inconscio per quanto concernerebbe Proxima Centauri e Proxima b da parte degli autori di quei testi depositari di antiche tradizioni di culto solare, la cui eventuale origine terrestre ho spiegato. Ci sono d’altro canto sul nostro pianeta alcune cose che nella falsariga di questa mia analisi mi hanno colpito. La prima riguarda le tre piramidi di Cheope, Chefren, Micerino. La loro disposizione reale in ordine di mole e le loro misure esterne, in relazione ad approssimativi indicativi canoni di proporzione, possono essere collegate ai diametri di Alfa centauri A e B, e Proxima Centauri. Le tre piramidi simboleggiano queste tre stelle? Platone associa simbolicamente la forma piramidale al fuoco. Non si sa con precisione il chi, il come e il quando della loro edificazione: potrebbero essere una sorta di segnale, di icona, indicante un contenuto di provenienza extraterrestre? Queste piramidi si vedono dallo spazio: è possibile che costituissero l’indicazione di una precisa informazione? Come dire: i Centauriani sono qua sul pianeta Terra. D’altro canto cosa la quale mi ha colpito non soltanto adesso è rappresentata dalle pietre di Nazca. Tutti quei disegni nel merito di questa mia analisi mi sembrano una specie di catalogo del contenuto dell’arca di Noè fuori e all’interno del figurato mitico. A mio modesto avviso è come se all’osservatore dall’alto del cielo si volesse dire che la Terra è il pianeta che ha accolto quell’insieme faunistico disegnato. E quindi in ossequio al mio ragionamento una fauna possibilmente provenuta da Proxima b a sostituire o soppiantare quella preistorica. Il sistema faunistico terrestre della preistoria è di fatto scomparso, e io non credo alla teoria darwiniana evoluzionistica sulla Terra. Per me la cesura inerente alla fauna terrestre è troppo radicale, più che a un’evoluzione do credito a un nuovo innesto dall’esterno, nella maniera in cui ho chiarito nella mia ottica.
 
 
NOTE
 
Questo scritto fa parte del mio saggio intitolato “Prospettive rinnovate”
 
1 A proposito di tale filone di miei studi segnalo in particolar modo dei miei scritti contenuti in miei saggi:
1) Teoria sull’origine aliena dell’umanità in Critica dell’irrazionalismo occidentale (2016)
2) Lotta tra gli Dei in Studi critici (2019)
3) Radici sumere di Ebraismo e capitalismo in Note di critica (2017)
 
2 Rinvio il lettore all’Enciclopedia Wikipedia per altri approfondimenti.
 
3 Tale gamma concettuale appena citata è stata in generale oggetto di mie diverse analisi i cui risultati ho esposto in miei vari lavori. A beneficio del lettore desideroso di approfondire, menziono gli ultimi miei due scritti fino a ora pubblicati riguardanti l’ampio tema. Nella mia opera Prospettive rinnovate (2023) le sezioni intitolate Dall’inno stoico a Zeus di Cleante alla fondazione del Cristianesimo e Dalle parole di Gesù Cristo a quelle di Pauline Harmange.