di DANILO CARUSO
Nel 2016 è salito all’onore delle cronache scientifiche la
scoperta di un esopianeta all’interno della Costellazione del Centauro, e più
in particolare nel trinitario sistema di soli di Alfa Centauri, avente ESI
(Earth similarity index) 0,87. Queste tre stelle sono così disposte: Alfa
Centauri A e B possiedono una vita di coppia giacché un punto di massa in
comunione le ha rese orbitanti rispetto a sé secondo un analogo arco temporale
(non sono orbite coincidenti); Proxima Centauri ha preso quale riferimento
della propria orbita il superiore sistema doppio. Tale terzo sole costituisce
la stella più vicina al nostro sistema solare. L’esopianeta di cui ho accennato
in apertura ruota attorno a detta terza stella: è stato denominato Proxima
Centauri b. Le ulteriori scoperte scientifiche su Proxima b mi hanno condotto a
delle particolari riflessioni sulla scia della mia idea di una passata
emigrazione interplanetaria1. Come ho già puntualizzato in origine
dei miei ipotetici discorsi (in attesa di eventuali solidi riscontri di
archeologia extraterrestre) non ho preso le mosse dalle teorie di Zecharia
Sitchin, perciò ho scartato ab ovo l’dea di una manipolazione genetica di
alieni sopra ominidi terrestri. Per me, come dissi, è giunta sulla Terra la
razza umana da altrove, in un piano di colonizzazione dei pianeti abitabili
allora del nostro sistema solare (in aggiunta alla Terra credo Venere, Marte e
Fetonte). L’obiettivo di quest’analisi non è quello di essere ripetitivo al di
là della necessaria rievocazione nell’impianto analitico, bensì quello di
esporre le novità nella mia costruzione e di concentrarmi dunque sull’evocato Proxima
b. Proprio in esordio della mia teoria migratoria semplice sostenni la
possibilità che le terrestri manifestazioni documentali di pensiero più antiche
possano contenere, a mo’ di fossili, tracce nascoste di quegli eventi
extraterrestri legati comunque alla memoria umana. Sul nostro pianeta esiste
una cesura fra “preistoria” e “storia”, non sappiamo praticamente gran che di
ciò che non ha con sé documenti scritti. Simile assenza non può automaticamente
portare a cestinare l’ipotesi di un’antica, per noi preistorica, civiltà sulla
Terra in possesso di altissima tecnologia. Non è detto che dovesse essere
sparsa sul territorio a 360°. I livelli demografici noti del passato ci parlano
di quattro gatti in rapporto alla crescita degli ultimi secoli. Quindi è
possibile che stessero concentrati particolarmente in una sola area. Qua e là
non è stato trovato nessuno strumento di tecnologia avanzata, vistosi prodotti
però sì (nessuno ad esempio ancora ha una certezza sulle modalità costruttive
delle grandi piramidi egizie). Condivido l’interesse di chi indica l’Antartide
quale zona da sottoporre ad attenzione archeologica. Parecchio tempo fa ho
sentito l’idea per cui l’asse terrestre si sia inclinato spostando il
continente antartico da una posizione, per così dire, australiana, a quella di
Polo Sud attuale: è possibile che sotto quei ghiacci ci sia una preistoria
diversa? Solo l’archeologia ce lo potrà dire. Per il momento torno a quella
che, al mio uopo, avevo definito “archeologia letteraria”. Esistono narrazioni
che possono disvelare l’immagine originaria, grattando il mito superficiale, e
restituirci una verità la quale si era persa dentro la sovrastruttura
mitologica? Debbo aggiungere che una tale operazione possiede uno spirito
junghiano, e pertanto mi trovo a mio agio. Illustrerò alcune caratteristiche
note nel pubblico mondiale dominio di Proxima b2, e poi le
collegherò alla mia ottica. Va innanzitutto rammentato che ci si chiede se
tuttora ci possa essere (stata) vita intelligente su tale pianeta che avrebbe
(avuto) un’atmosfera somigliante alla nostra. La situazione attuale comporta
per Proxima b un blocco di un suo possibile originario moto rotatorio attorno
al proprio asse per via del campo di gravitazione molto ravvicinato della sua
stella: in parole povere quanto accade alla Luna con la Terra, un emisfero è fisso
sempre da un lato e l’altro dal suo nel tragitto rivoluzionario. Su Proxima b
c’è dunque una facciata non illuminata e fredda, e un’altra con connotazioni
opposte. In tale regime la vita potrebbe essere (stata) più favorita nella
fascia anulare intermedia dove l’acqua né ghiaccerebbe né evaporerebbe.
Suddetto stadio troverebbe il pianeta nelle seguenti condizioni. La luce che vi
si avvicina dalla sua stella non è molta (il giorno è paragonabile a una nostra
sera rossastra là dopo il tramonto), tuttavia Proxima Centauri produce ogni
tanto distruttive ondate di bagliore (brillamenti). I brillamenti occasionali e
le forti radiazioni solari non rappresentano fattori ideali canonici a pro
della sopravvivenza di vita sulla superficie poiché particolarmente i primi
bucano l’atmosfera. Si pensa altresì che l’esopianeta possa essere un pianeta
in toto sommerso dalle acque: non si sa se alla fine si sia ridotto in
condizioni analoghe al nostro Marte. L’idea di sfruttamento agricolo della
superficie di Proxima b, sic rebus stantibus, non è fra le più facili a
immaginarsi. Se in passato i brillamenti e le emissioni di massa coronale sono
stati presumibilmente di entità minore è possibile immaginare un’agricoltura
più ortodossa. La scarsezza della luce e i brillamenti della fase in atto
esigerebbero adeguamenti tecnologici agricoli avanzati, con colture al chiuso e
ambienti consoni creati artificialmente. Non che una cosa del genere non sia
(stata) possibile a un’eventuale civiltà molto progredita. A questo punto dell’analisi,
dopo aver prodotto la premessa a beneficio di un ragionamento psicanalitico di
archeologia letteraria, debbo esporre i dettagli di letteratura i quali secondo
me celano possibilmente notizie di fatti reali il cui ricordo si è indebolito,
andato perso e distorto, riadattato allo scenario terrestre dai discendenti dei
migranti spaziali, e riproposti in forma di mito in seguito a tale ancestrale
offuscata indicazione tramandata. Una delle prima cose che dissi nel mio
discorso sull’emigrazione interplanetaria è che la vicenda dell’arca di Noè
potesse adombrare la migrazione da un esopianeta alla Terra. Sappiamo che per
le antiche culture del Vicino Oriente la letterale zona iperuranica era piena
d’acqua, pertanto un viaggio spaziale sarebbe stato pensato come una
navigazione nell’acqua. Proxima b è l’esopianeta più vicino alla Terra, posso
perciò ipotizzare esso, in virtù delle sue caratteristiche presunte (vecchie e
nuove), quale stazione di partenza della razza umana alla volta del nostro
sistema solare. L’inondazione globale di Proxima b potrebbe essere alla base
del mito terrestre del diluvio universale, dal momento che di generazione in
generazione per noi reputate preistoriche si sarebbe persa una diffusa corretta
memoria degli accadimenti a causa di trasmissioni orali via via deviate verso
una logica mitica ambientata sulla terra poiché la possibile verità originaria
si rendeva incomprensibile a generazioni meno istruite scientificamente. Nella
Bibbia potrebbe stare memoria figurata dell’inondazione di Proxima b e
dell’emigrazione spaziale (da là). Abbiamo notato un’altra situazione critica
nel nostro presunto pianeta madre: la difficoltà dell’agricoltura di fronte a
un sistema possibilmente tramutatosi da ottimale a ostile. La stella Proxima
Centauri ha compiuto nella sua evoluzione presumibilmente un sacco di danni al
punto di rendere ovunque impossibile le teoriche colture. Cosa troviamo nella
Bibbia a tal riguardo? La dicotomia Abele/Caino, la quale costituisce una
dicotomia di natura produttiva ed economica: sembra che il Dio biblico
veterotestamentario prediliga una produzione non legata alla terra, perché
l’ecosistema può essere suscettibile di criticità più o meno gravi. A Noè un
comando divino ha imposto di salvare solo il patrimonio faunistico, non v’era
preoccupazione a proposito delle colture agricole. È possibile che lo scarso
apprezzamento dato all’agricoltura, espresso in modo allegorico in particolar
modo, nella vicenda di Caino abbia origine nei disastri ambientali di Proxima b
causati da Proxima Centauri? In parole povere quello shock esistenziale subito
dagli umani centauriani avrebbe viaggiato con loro, e sarebbe poi stato
all’interno di meccanismi di trasmissione del sapere, sempre meno efficaci,
rielaborato in allegorie mitologiche da decostruire psicanaliticamente ad hoc.
Quanto vado dicendo non rappresenta un ragionamento fantascientifico,
costituisce un caso particolare di ermeneutica contestuale, con la circostanza
che il contesto principale non si mostra la Terra bensì Proxima b: altri
aggiuntivi elementi in futuro, con certezze ancorate, potrebbero rafforzare la
mia ipotesi o smentirla. Nel momento in cui ho scritto non viene da me
giudicata impossibile, né d’altro lato vera nel pieno senso di un accertamento
(come ci suggerisce Vico). La reputo plausibile in attesa di una verifica
migliore. Il suddetto shock è stato tale che io credo, nella mia visione
analitica, che l’insistente idea generale di culto solare terrestre provenga da
Proxima b, ma non quale culto propiziatorio: l’ingenua adorazione del Sole, qua
sulla Terra, avrebbe lo scopo di scongiurare l’azione distruttiva della
divinità (sperimentata su Proxima b). Ipotizzo un simile schema psichico non
più consapevole nei fedeli e nei sacerdoti terrestri devoti di divinità solari.
Dalla Bibbia a ritroso possiamo percorrere il cammino in direzione
dell’atonismo (il quale è l’anima dell’Antico Testamento)3.
Akhenaton ha manifestato una mitica nevrotica concezione radicale di culto al
Sole. Il Sole sarebbe la divinità più importante, sino al punto di giungere a
forme di esclusività (enoteismo e monoteismo), giacché Proxima b ci
insegnerebbe che la interpretata indisposizione di Proxima Centauri può
distruggere completamente un mondo. La tradizione atonista-giudaico-cristiana
potrebbe contenere un sottilissimo impercettibile ancestrale filo nevrotico
extraterrestre legato all’originario Dio sole Proxima Centauri. Non sto
sostenendo che i Centauriani adorassero la loro stella, ma che gli effetti di
Proxima Centauri siano rimasti nell’avita memoria dei viaggiatori giunti sulla
Terra, e che simili effetti siano restati a mo’ di inconoscibile junghiana
immagine archetipica primordiale nei confronti di quelle smemorate generazioni
di terrestri che hanno elaborato culti solari incentrati sul nostro Sole e con
le modalità di generazione che sopra ho illustrato. Esiste un dettaglio a
proposito di simile discorso che mi è parso pertinente: è quello del “kabôd”
veterotestamentario, comunemente tradotto con “gloria (di Dio)”. Il kabôd è,
nel quadro delle mie analisi bibliche, qualcosa che esprime e mostra la potenza
solare del Dio veterotestamentario. Quindi su tale base, sviluppando il modello
di ascendenza da Proxima b, lo ricollego ai brillamenti di Proxima Centauri e
in maniera particolare alle sue emissioni di massa coronale (le quali mi
appaiono la sorgente del simbolo, anche a voler ridurre la fenomenologia di
suggestione ai nostri paraggi terrestri col Sole). Ecco un altro dettaglio
possibilmente riallacciato alla matrice concreta. Il Dio biblico, il quale
sarebbe Aton nella sua essenza d’origine, potrebbe essere scaturito
dall’immagine reale di Proxima Centauri. Il contesto letterario
veterotestamentario mi ha fornito un ulteriore elemento a corredo della mia
ipotesi generale di migrazione interplanetaria: si tratta dei famosi personaggi
antidiluviani di lunghissima vita. Com’è che costoro fino a Noè vivessero
persino alcuni secoli? Il periodo di rivoluzione su Proxima b è di poco più di undici
giorni: rispetto a noi si rivela inferiore di circa trentadue volte. Tre anni
là sarebbero poco più di un mese da noi. I molto longevi antidiluviani (idest,
prima dell’emigrazione interplanetaria) sono persone il cui computo terrestre
degli anni di vita cerca un raccordo tra misure dell’anno (rivoluzione rispetto
alla propria stella) differenti? Quella terrestre e quella di Proxima b? Il
nesso testé indicato se inserito in un sistema analitico più ampio, come ho
fatto, non pare isolatamente peregrino. V’è pure nel Nuovo Testamento un cenno
dell’apostolo Pietro dove si afferma che un giorno di Dio equivale a mille
anni: si sta involontariamente rifacendo, in guisa letteraria retorica, a
Proxima centauri e all’anno di Proxima b in relazione al nostro anno terrestre
molto più lungo? Ritengo tutti i possibili collegamenti biblici creati in modo
inconscio per quanto concernerebbe Proxima Centauri e Proxima b da parte degli
autori di quei testi depositari di antiche tradizioni di culto solare, la cui
eventuale origine terrestre ho spiegato. Ci sono d’altro canto sul nostro
pianeta alcune cose che nella falsariga di questa mia analisi mi hanno colpito.
La prima riguarda le tre piramidi di Cheope, Chefren, Micerino. La loro
disposizione reale in ordine di mole e le loro misure esterne, in relazione ad
approssimativi indicativi canoni di proporzione, possono essere collegate ai
diametri di Alfa centauri A e B, e Proxima Centauri. Le tre piramidi
simboleggiano queste tre stelle? Platone associa simbolicamente la forma
piramidale al fuoco. Non si sa con precisione il chi, il come e il quando della
loro edificazione: potrebbero essere una sorta di segnale, di icona, indicante
un contenuto di provenienza extraterrestre? Queste piramidi si vedono dallo
spazio: è possibile che costituissero l’indicazione di una precisa
informazione? Come dire: i Centauriani sono qua sul pianeta Terra. D’altro
canto cosa la quale mi ha colpito non soltanto adesso è rappresentata dalle
pietre di Nazca. Tutti quei disegni nel merito di questa mia analisi mi
sembrano una specie di catalogo del contenuto dell’arca di Noè fuori e
all’interno del figurato mitico. A mio modesto avviso è come se all’osservatore
dall’alto del cielo si volesse dire che la Terra è il pianeta che ha accolto
quell’insieme faunistico disegnato. E quindi in ossequio al mio ragionamento
una fauna possibilmente provenuta da Proxima b a sostituire o soppiantare
quella preistorica. Il sistema faunistico terrestre della preistoria è di fatto
scomparso, e io non credo alla teoria darwiniana evoluzionistica sulla Terra.
Per me la cesura inerente alla fauna terrestre è troppo radicale, più che a
un’evoluzione do credito a un nuovo innesto dall’esterno, nella maniera in cui
ho chiarito nella mia ottica.
NOTE
Questo scritto fa parte del mio saggio intitolato “Prospettive
rinnovate”
1 A proposito di tale filone di miei studi segnalo in
particolar modo dei miei scritti contenuti in miei saggi:
1) Teoria sull’origine
aliena dell’umanità in Critica
dell’irrazionalismo occidentale (2016)
2) Lotta tra gli Dei
in Studi critici (2019)
3) Radici sumere di
Ebraismo e capitalismo in Note di
critica (2017)
2 Rinvio il lettore all’Enciclopedia Wikipedia per altri
approfondimenti.
3 Tale gamma concettuale appena citata è stata in generale
oggetto di mie diverse analisi i cui risultati ho esposto in miei vari lavori.
A beneficio del lettore desideroso di approfondire, menziono gli ultimi miei
due scritti fino a ora pubblicati riguardanti l’ampio tema. Nella mia opera Prospettive rinnovate (2023) le sezioni
intitolate Dall’inno stoico a Zeus di
Cleante alla fondazione del Cristianesimo e Dalle parole di Gesù Cristo a
quelle di Pauline Harmange.