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mercoledì 17 luglio 2024

LE RADICI CRISTIANE DELL’ANTISEMITISMO

di DANILO CARUSO
 
In miei antecedenti lavori di studio ho parlato di antiebraismo diverse volte in occasione di mie analisi rivolte ad altrui opere letterarie coinvolte. Ho esaminato due testi antigiudaici di Tertulliano e di Agostino di Ippona inquadrando in un contesto critico di analisi le loro motivazioni di avversità religiosa verso gli Ebrei1. In particolar modo nella mia monografia tertullianea ho ricostruito la linea generale dell’antisemitismo che incanala il fenomeno dalle origini in poi in un alveo di matrice cristiana. Ho cercato di chiarire la maniera in cui per me il moderno antiebraismo sia sorto come laicizzazione di un modello religioso di fondo, il quale già negli estatutos de limpieza de sangre mostrava i futuri canoni del razzismo pseudobiologico (contrapposto a quello spiritualista elaborato da Tertulliano e Agostino). Dopo aver rilevato caratteri dell’antisemitismo nell’area patristica latina, ho creduto utile ai miei approfondimenti volgermi all’area patristica greca allo scopo di rilevare contenuti significativi di ostilità al Giudaismo là evidenti. Mi sono soffermato dunque su Giovanni Crisostomo (appellativo che vuol dire “bocca-d’oro”, per via della sua abilità oratoria), nato intorno al 345 ad Antiochia e morto nel 407. Canonizzato, Padre e dottore della Chiesa, è stato autore di otto omelie antigiudaiche, i cui testi, in greco antico, sono giunti sino a noi. Ho preso in esame la prima sotto i profili ideologico e semantico, perché tengo a evidenziare tali aspetti. Il dato saliente che ho rilevato sin dal principio di questa mia analisi l’intenso ed elevato grado di ostilità e opposizione rivolte all’Ebraismo. Naturalmente prendo la massima distanza dai contenuti esposti da Boccadoro, i quali non condivido poiché affermazioni di odio ingiustificabili e mal giustificate sulla sua base religiosa poggiante sul credo di una nuova religione costruita con mattoni concettuali e culturali del tutto riconducibili, a mio modesto avviso, alla contingenza storica e umana2. L’esposizione della sostanza di questa omelia segue nella sequenza di posizione delle sue parti principali il punto di vista di Giovanni Crisostomo, è cioè lui che parla e io riassumo e sintetizzo in guisa analitica. Nel riportare il discorso di Giovanni Crisostomo compio un’operazione ad hoc: i termini che egli usa sono sottolineati in italiano e accompagnati dall’equivalente semantico greco antico, al fine di garantire un rilevamento testuale obiettivo. Riporto anche alcuni brani tali e quali dal greco antico. Prima di inoltrarci dentro le parole di Boccadoro voglio anticipare che l’omelia del caso costituisce un campionario di (inaccettabili) stereotipi antiebrei i quali avranno lunga vita nella Storia occidentale, sino a giungere tragicamente al ’900. Vedremo con migliore nitidezza, dopo questa mia prima analisi concentrata sull’Antichità (per me comunque con l’Editto di Costantino inizia il Medioevo), come esista una lunga e considerevole linea di antisemitismo cristiano, attraversante i secoli fino a toccare ere più a noi vicine. Questo Padre e Dottore della Chiesa definisce i giudei pietosi (ἄθλιος) e infelici (ταλαíπωρως). Si preoccupa dell’attrattiva che la religione ebraica possa esercitare con successo sui fedeli cristiani (a suo modo di vedere sviandoli), e accusa i suoi correligionari propensi a un contatto col mondo giudaico di essere malati (νοσέω) di Ebraismo. Biasima questi suoi compagni di fede per via della loro disponibilità a partecipare a celebrazioni e riti dei Giudei. Ricorda perciò a loro che questi ultimi risultano colpevoli di trasgressione dell’ordine (παρανομία) e di empietà (ἀσέβεια). Il popolo ebreo, avendo rifiutato Gesù Figlio di Dio, ha ottenuto una parentela con i cani (τῶν κυνῶν συγγένεια). I cristiani non hanno commesso simile errore giacché, a differenza dei rivali, sono riusciti a non farsi zavorrare da una condotta irragionevole (ἀλογία). La chiusura ebraica è provenuta da durezza (σκληρότης) patrocinata da ghiottoneria (ἀδηφαγία) e troppo bere (μέθη). Davanti a simili pecche la religiosità giudea gli appare disgustosa (βδελυκτός). La sinagoga non gli sembra diversa da un teatro (a proposito di tale affermazione si rammenti il contenuto sulla materia del tertullianeo “De spectaculis”3). La sinagoga si rivela luogo di incontro di codardi (μαλακός) e di prostitute (πορνεύω). Rappresenta una funesta (ὀλέθριος) supposizione (ὑπόληψις) pensare che l’Ebraismo sia da rispettare. Boccadoro definisce la sinagoga un bordello: «Ἔνθα δὲ πόρνη ἕστηκεν, πορνεῖόν ἐστιν ὁ τόπος». E aggiunge altresì che essa risulta una spelonca (σπήλαιον) di briganti (λῃστής) e un alloggio (καταγώγιον) di animali selvatici (θηρίον). E se non bastasse, la chiama inoltre alloggio dei diavoli (δαíμων) e luogo di idolatria (εἰδωλολατρεία). Il faro dei Giudei è la loro pancia (γαστήρ), un faro segnalante la loro sregolatezza (ἀσέλγεια), la quale li degrada al livello di porci selvatici (ὗς) e di capri (τράγος). Non solo le sinagoghe, in quanto luoghi, sono ricovero di demoni, ma pure i singoli Ebrei si mostrano essere posseduti in interiore. Per quanto concerne i cristiani, i malati di Giudaismo meritano la massima attenzione affinché possano essere recuperati. Da parte dei sani Giovanni Crisostomo rende leciti l’uso nei confronti dei giudaizzanti di violenza (ἀνάγκη) e forza (βία), ammettendo le facoltà di maltrattare (ὑβρίζω) e cercare di prevalere (φιλονικέω). I nemici sono il Diavolo e gli uccisori ebrei di Cristo (Χριστοκτόνοι). Chi giudaizza (ἰουδαΐζω) va richiamato al volo: si rischia di compiere una grave mancanza di possibile intervento a non reprimere (κατέχω). Costui non va ucciso, come insegnerà poi O’Brien, dal momento che l’obiettivo centrale consiste nel fare nostro per intero (ἡμέτερον ἐξ ὁλοκλήρου ποιέω) il soggetto senza annientarlo. Non è bene per i cristiani partecipare alle celebrazioni degli Ebrei colpevoli di aver oltraggiato (ὑβρίζω) Dio: ciò costituisce indice di estrema (ἔσχατος) pazzia (μανία). La sinagoga costituisce un luogo di cui avere un basso concetto (καταφρονέω) e per cui avere ripugnanza (βδελύττομαι). Boccadoro afferma di odiare la sinagoga da cui se ne sta alla larga: «Μισῶ τὴν συναγωγὴν καὶ ἀποστρέφομαι». Il popolo giudeo è responsabile di oltraggio (ὑβρίζω) gravissimo a causa del rifiuto del profetizzato orizzonte cristiano. La sinagoga e gli Ebrei sono da odiare: «Διὰ τοῦτο μᾶλλον μισεῖν καὶ αὐτοὺς καὶ τὴν συναγωγὴν χρὴ». I Χριστοκτόνοι si ritrovano nella sinagoga, posto dove si bestemmia (βλασφημέω) Dio. Addirittura in essa loro sacrificano anime di uomini (ψυχὰς ἀνθρώπων καταθύω). I Giudei rappresentano oltraggio comune e morbo di tutto il mondo (romano) (κοινὴ λύμη καὶ νόσος τῆς οἰκουμένης ἁπάσης). Hanno sacrificato i loro figli ai diavoli: «Ἔθυσαν τοὺς υἱοὺς αὐτῶν καὶ τὰς θυγατέρας αὐτῶν τοῖς δαιμονίοις». Gli Ebrei sono campioni di crudeltà (ὠμότης) e di insocievolezza (ἀπανθρωπία). In più sono lussuriosi dacché simili ad animali senza ragione: «Ἀσελγείας ἕνεκεν [...] καὶ τὰ λαγνότατα τῶν ἀλόγων ἀπέκρυψαν». Questo Padre della Chiesa, autore dell’omelia in esame, prosegue accusando la gente giudaica di ruberia, avidità, abbandono dei poveri bisognosi, frode nel commercio; e precisa che un giorno non sarebbe sufficiente per riferire di ciò: «Τὰς ἁρπαγὰς, τὰς πλεονεξίας, τὰς τῶν πενήτων προδοσίας, τὰς κλοπὰς, τὰς καπηλείας; Ἀλλ' οὐδὲ πᾶσα ἡμῖν πρὸς ταύτην ἀρκέσει τὴν διήγησιν ἡ ἡμέρα». Ritorna sulle solennità del popolo ebraico, e sottolinea che sono impure (βδελυκτός), pertanto Dio le odia («Ὁ Θεὸς μισεῖ»). L’andarsi a mettere con questi deicidi reietti da Dio e servitori dei diavoli (δαίμονας θεραπεύω) rappresenta mancanza di senno (ἄνοια) e demenza (παραφροσύνη), un partecipare alla tavola da pranzo dei demoni (τράπεζα δαιμονίων). Sul finire dell’omelia due sezioni di esposizione sono dedicate da Giovanni Crisostomo a due argomenti di approfondimento della materia la quale ha affrontato. La prima tratta delle cure mediche e delle guarigioni. Lui sostiene che bisogna rifiutare il sostegno medico proveniente da non cristiani poiché la prospettiva di successo nella risoluzione del problema sanitario potrebbe godere di un intervento demoniaco. Il che costituirebbe una cosa pericolosissima nei confronti della salvezza eterna dell’anima di un cristiano. Dunque si rivela opzione migliore sopportare il male, seguendo il modello di Giobbe, e anche morire: l’importante rimane non farsi curare da un diavolo. Boccadoro specifica in più che Dio consente le malattie come una sorta di bonus nel contesto della raccolta possibile di meriti secondo la linea testé illustrata: chi non si fa curare da un medico diavolo si mostra meritevole. Sono state idee del genere, patrocinate dal Cristianesimo, a rallentare, all’interno della Civiltà occidentale il progresso scientifico. Guardare di mal occhio i benefici della scienza, giacché ritenuti di origine demoniaca, ha per parecchi secoli ostacolato la ricerca e l’approfondimento in diversi campi, specialmente in quello medico. Allorché l’Occidente si è smarcato meglio dal controllo religioso ha guadagnato quei margini di libertà utili a introdurre i risultati di nuovi studi. Il che ha consentito un calo dei tassi di mortalità e l’aumento del periodo medio di vita, mete irraggiungibili rimanendo dentro il recinto mentale cristiano delle origini. Pratiche mediche inadeguate, come ad esempio i salassi, sono durate a lungo perché il Cristianesimo aveva messo dei paletti, i quali, impedendo il libero progresso conoscitivo, hanno costituito un limite, nel culto di una tradizione conservatrice (basata sui vari Aristotele, Tolomeo, Ippocrate, Celso, Galeno), a carico di sviluppi delle scienze sino alla vigilia dell’Illuminismo. Pensiamo alle strategie (non soltanto a quelle mediche) di intervento contro la peste ne “I promessi sposi”. È difficile immaginare un William Harvey (1578-1657) in un contesto cattolico. Il Protestantesimo inglese, nonostante le proprie zavorre cristiane, ha aperto una porta nuova (con tutte le sue contraddizioni) alla Civiltà occidentale all’insegna del liberalismo. E in questo nuovo spazio il pensiero critico ha potuto recuperare margini di azione non pesantemente condizionata. Il segno di simile guinzaglio è visibile nella seconda sezione, di cui sopra ho fatto cenno, nell’omelia di Giovanni Crisostomo qua analizzata. In tale segmento si nota l’invito e la sollecitazione a compiere atti di segnalazione all’autorità ecclesiastica dei cristiani devianti da un corretto comportamento. L’incoraggiamento alla volta di una simile prassi ritornerà in “1984” di George Orwell. Il Padre e Dottore della Chiesa nel suo testo ci spiega che fare la spia non costituisce qualcosa di cui sentirsi in colpa, anzi rappresenta motivo di merito davanti a Dio (Big Brother) perché, così agendo, si dà la possibilità di riportare il deviato (giudicato un pazzo/stravagante: μανικὸς) sulla strada giusta. Chi, in maniera volontaria, non ottempera al suo compito di segnalare reca danno spirituale a sé e al segnalando, e diventa agli occhi della Chiesa un nemico (πολέμιος). La promozione di un simile oceaniano regime poliziesco troverà il suo connaturale spazio poi nelle epoche di auge dell’Inquisizione, dove la denuncia costituiva il primo momento di una burocrazia antiliberale e artefice di crimini contro l’umanità (perpetrati su streghe, omosessuali, Ebrei, intellettuali dissidenti). Mi ha colpito una cosa in conclusione dell’omelia. Boccadoro incoraggia tutti a rintracciare i divergenti, ciascuno presso la propria categoria sociale. E chiama a intervenire pure i ragazzini: l’orwelliana Oceania farà affidamento pure a ciò (mostrando ulteriore nuova inquietante analogia). Terminata questa prima analisi incentrata sopra un antico testo patristico, il compito che mi ero prefisso nell’ambito del presente mio lavoro ci conduce a fine ’800, a degli articoli de “La Civiltà Cattolica”. Io collego questi tre testi dedicati allo stesso tema antigiudaico dell’omelia di Giovanni Crisostomo a questa, nell’intenzione di individuare un segmento i cui due estremi simboleggiano il punto di vista del Cattolicesimo a proposito di Ebraismo nell’era antica e un secolo dopo la Rivoluzione francese4. Il mio scopo è quello di far rilevare che in questo arco temporale (il quale rimane in ogni caso prolungabile in avanti) l’antisemitismo è rimasto una costante di grido nei Paesi con significativa presenza di cattolici. Da Tertulliano, Agostino d’Ippona, Giovanni Crisostomo, alla svolta di era novecentesca postbellica seguente la Shoah, la Chiesa non ha mostrato molta simpatia nei riguardi dei Giudei. La Storia lo dimostra, al punto tale che le discriminazioni di cui furono oggetto costoro impediscono di negare che l’antiebraismo sia stato un valore fondante del Cristianesimo, la cui evidenza è stata cancellata tra gli anni ’60 e ’80 attraverso gesti di correzione della pubblica cattolica ufficiale valutazione del popolo giudeo. La nascita del moderno Stato d’Israele (1948), secondo me, ha costituito una rivincita dell’Ebraismo nei confronti della Chiesa, la quale, specialmente dopo l’Olocausto, non avrebbe con facilità potuto mantenere la posizione antisemita che si potrà leggere negli estratti dei suddetti tre articoli menzionati de “La Civiltà Cattolica”. È sotto lo sguardo di chi studia con attenzione e serietà che l’intera Cristianità occidentale sia venuta al mondo con un DNA antigiudaico. Dalla fondazione del Cristianesimo in poi l’ostilità verso la gente giudea ha assunto una intensità tale che la sua assimilazione da parte delle masse ha trasformato l’antisemitismo in qualcosa di normale, di quotidiano, di consuetudinario. La visione religiosa cristiana antigiudaica poi nell’Ottocento, in virtù proprio del suo essersi radicata nella veste di qualcosa di naturale come il Sole che sorge all’alba, ha preso la via laica del razzismo pseudobiologico. Ma questo non sarebbe potuto uscire fuori senza il background cristiano. È stato il Cristianesimo a indicare nell’Antichità all’esecrazione universale il popolo ebraico poiché rimasto legato alla propria religiosità neoatonista. La colossale invenzione cristiana di una nuova teologia, di una nuova mitologia, comportò una radicale alternativa col Giudaismo. Il peso di simile rivalità spirituale si è fatto sentire a causa del predominio cristiano per diciotto secoli circa. Possiamo rilevare ciò nell’omelia di Giovanni Crisostomo e successivamente in questi tre articoli, di cui a breve estratti, testimonianza di una linea ideologica continua e omogenea del modo di valutare gli Ebrei da parte del Cattolicesimo entro gli estremi temporali sopra indicati. Nella mia monografia su Tertulliano ho disegnato un percorso ideologico che conduce da costui (inteso quale figura simbolica) all’antigiudaismo nazista per mezzo della mediazione di Lutero. Non dobbiamo comunque dimenticare che dopo la Riforma luterana una fetta di Germania meridionale è rimasta a maggioranza cattolica, al pari dell’Austria (posto natale del filosofo antisemita Otto Weininger), aree quindi rientranti nella sfera di efficace propaganda della Chiesa di Roma. Discorsi e scritti paragonabili a quelli di cui qui tra poco brani, stando al mio metro di misurare le cose, hanno ovunque mantenuta alta la bandiera dell’antisemitismo5. Che esso sia stato spiritualista o pseudobiologico, cattolico o protestante, non ha avuto molta importanza, quello che purtroppo ha contato era che le persone comuni del popolo percepivano il Giudeo quale una minaccia alla società e alla loro sicurezza personale in seguito alla campagna contro gli Ebrei diffusa e considerata normale (da qui la arendtiana “banalità del male”). Non soltanto quella linea Tertulliano-Agostino d’Ippona-Lutero-Fichte-Nietzsche-Hitler nelle mie valutazioni storiografiche ha alimentato la base del razzismo nazista, ma altresì quest’altra, con tutto quello che sta in mezzo6, collegante Giovanni Crisostomo e “La Civiltà Cattolica” (estremi nella fattispecie sempre intesi in maniera simbolica e generalizzante). Il nazionalsocialismo non è sbucato dal nulla, ci sono stati fattori di gestazione pregressi, i quali io rilevo e indico secondo la mia personale ottica nel corso delle mie analisi, le quali nella mia attività di studioso ambiscono a obiettività e scientificità. Si condannano, come è giustissimo che sia, le legislazioni razziali volute da Hitler e Mussolini, norme aberranti e disumane, si condanna la tragedia della Shoah, evento di gravissima portata e crimine contro l’umanità. Tuttavia in questi importantissimi spazi e occasioni di significativa memoria non mi pare di notare una frequente consona contestualizzazione dei fatti storici. Il plurisecolare antisemitismo cristiano, secondo me, preparò l’ambiente e il clima di cui beneficiarono le persecuzioni nazifasciste dei Giudei e l’attuazione dell’Olocausto. Un Occidente che non fosse stato impregnato, in particolare in alcuni Paesi, di antiebraismo non avrebbe vissuto con disinvoltura l’avvicinarsi e il materializzarsi di molti penosi fenomeni discriminatori. Leggiamo, a circa mezzo secolo a venire di distanza, dalle leggi razziali naziste e fasciste, e dalla Shoah, cosa si scriveva su “La Civiltà Cattolica” sul finire dell’Ottocento. I tre articoli pubblicati su tale periodico, di cui riporto dei brani estratti dal “vol. 8 – 1890”, recano lo stesso titolo (“Della questione giudaica in Europa”) e differenti sottotitoli (“Le cause”, “Gli effetti”, “I rimedii”). Gli articoli trovansi in detto tomo rispettivamente collocati alle pagg. 5-20, 385-407, 641-655. Non ho apportato al testo correzioni ortografiche rispetto allo stampato.
 
 
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DELLA QUESTIONE GIUDAICA IN EUROPA
 
LE CAUSE
 
I.
 
Il secolo decimonono si chiuderà nell’Europa, lasciandola fra le strette di una questione tristissima, della quale nel successivo secolo ventesimo risentirà forse conseguenze si calamitose, che la indurranno a porvi un termine, con una risoluzione diffinitiva. Alludiamo alla mal detta questione semitica, che più rettamente va denominata giudaica, ed è, con intimo vincolo connessa alle condizioni economiche, morali, politiche e religiose della cristianità europea.
Quanto questa sia fervida al presente e perturbi le maggiori nazioni, si fa manifesto dal grido comune contro la invasione degl’israeliti, in ogni appartenenza della vita pubblica e sociale; dalle leghe che, per arrestarla, si son formate in Francia, nell’Austria, in Germania, nell’Inghilterra, in Russia, nella Rumenia ed altrove; dai richiami fortissimi che si cominciano ad udir nei Parlamenti; e dal gran numero di giornali, di libri e di opuscoli che vengono del continuo a luce, per mostrare la necessità che il dilatarsi di questa piaga si freni e combatta, mettendone in evidenza i danni perniciosissimi.
Da molto in qua, nei nostri quaderni, abbiamo anche noi trattata sì fatta questione, dal lato più presto critico, storico o scientifico, che sociale, indicando le vere cagioni dei lamentabili effetti che ora sempre più si deplorano.
[…]
La gran famiglia israelitica, disseminata fra le genti del globo, forma una nazione straniera nelle nazioni in cui dimora, e nemica giurata del loro ben essere […]. Che poi il tenebroso codice del talmud prescriva, oltrechè regole di una morale esecranda, l’odio a tutti gli nomini che non hanno sangue giudaico, in ispecie a’ cristiani, e faccia lecito il depredarli e malmenarli quasi bruti nocivi, non è più uno di quei punti dottrinali che si possano mettere in controversia.
[…]
Il giudeo in nessuna regione ha la patria, cioè la terra dei padri; e quindi solenne impostura è il patriottismo che del continuo vanta, e di cui si finge apostolo, per raggiungere il suo scopo di perdere e divorare le nazioni, che gli hanno conferito il diritto di cittadinanza. Dal che proviene che a lui sono connaturali i mestieri più obbrobriosi del traditore e della spia.
[…]
 
IV.
 
L’altro capo che rende pericolosissimo l’organamento degli ebrei nei paesi cristiani, e centuplica in questi l’abbominio per loro, è la superstiziosa fede ingerita dal talmud, che gl’israeliti, non solamente formano la razza superiore del genere umano, tutto composto di razze a loro inferiori; ma che, di pien diritto divino, a loro unicamente compete il possesso dell’universo, il quale un giorno dovranno godere. Di questa pazza credenza il giudaismo è da per tutto invasato; anzi può dirsi che essa è il domma capitale di quella che chiamano religione loro. In ciò consiste la depravata dottrina del messianismo che professano, dal terzo secolo dell’era cristiana, quando fu compilato il talmud di Babilonia, fino al di d’oggi
[…].
Il giudaismo è forza sempre straniera e sempre nemica, nei paesi ne’ quali ha radice, non solo, ma e forza che tende a sopraffarne gli abitanti ed a predominarli, per virtù dell’intrinseca sua costituzione dommatica e civile, religiosa, giuridica e nazionale. E questo con ogni sorta di male arti e perfidie.
[...]
VI
 
Chi dunque, con animo spassionato, indaga i fatti e i documenti, deve concludere che giammai non si è data ambizione più folle e tenace, e più sfrontatamente confessata, di questa de’ giudei. Si arrogano di conquistare il mondo, di regnare sopra gl’imperi da essi abbattuti, di sottoporre a sè ogni popolo; e si appropriano il diritto di rivendicare a sè i beni dell’universo, quale possesso legittimo, dato loro da Dio. In verità, a leggere o ad udire questa immane sfida d’un pugno di uomini, otto milioni circa, che la gittano in faccia ad altri mille e cinquecento milioni, e sul serio si vantano di averla a vincere, par di sognare!
E poi non finiscono mai di lagnarsi delle persecuzioni, che han patite in addietro e tuttora qua e là soffrono! Ma queste sono state e sono conseguenze della loro prava pazzia. Da per tutto han fatto e fanno sfoggio dell’avida loro ambizione; da per tutto si non millantati e si millantano superiori, per privilegio divino, ai popoli tra cui ora vivono o son vissuti; da per tutto si son mostrati e si mostrano intrattabili, ostili, malefici alle nazioni che li hanno tollerati o li tollerano, beneficandoli persino col diritto di cittadinanza.
[…]
 
VII.
 
La rivoluzione che in quest’ ultimo secolo ha soqquadrato l’intero ordinamento cristiano di quasi tutti gli Stati, a pro di chi è ella stata fatta? Non dei popoli, che ne sono rimasti oppressi: non delle monarchie, che ne sono uscite menomate. Se ben si considera, dee dirsi, che si è fatta a pro unicamente del giudaismo, il quale, in virtù de’ menzogneri principii di libertà, di fraternità o di eguaglianza, ha potuto colorire a man salva il suo cupo disegno di predominio, in un grado che mai non raggiunse, da che la spada dell’ira di Dio ne disperse i seguaci per tutta la terra. […] I principii moderni, ossia i così nominati diritti dell’uomo, furono inventati da’ giudei, per fare che i popoli e i Governi si disarmassero, nella difesa contro il giudaismo, e moltiplicassero a vantaggio di questo le armi nella offesa. Acquistata la più insoluta libertà civile e la parità in tutto coi cristiani e coi nazionali, si aperse agli ebrei la diga che prima li conteneva; ed essi, qual torrente devastatore, in breve penetrarono da per tutto e scaltramente di ogni cosa s’impossessarono: l’oro, il commercio, le borse, le cariche più elevate nell’amministrazione politica, nell’esercito e nella diplomazia; l’insegnamento pubblico, la stampa, tutto cadde in mano loro, o di chi da loro dovea dipendere. Per guisa che ai di nostri la società cristiana incontra nelle stesse leggi e costituzioni degli Stati l’impedimento maggiore, a scuotere il giogo dall’audacia ebraica impostole, sotto colore di libertà.
[…]
 
DELLA QUESTIONE GIUDAICA IN EUROPA
 
GLI EFFETTI
 
I.
 
Quella collana di apotemmi, che nel 1789 si disse costituire la sintesi dei diritti dell’uomo, nel fatto non ha costituito altro, fuorché i diritti degli ebrei, a scapito dei popoli, nel cui seno la pratica di questi diritti fu intronizzata. Essi sono stati come il palladio della potenza, colla quale il giudaismo nel nostro secolo ha cinta d’assedio la società cristiana, l’ha assalita, l’ha sconvolta e se n’è in grandissima parte impadronito. Il che si fa manifesto, per l’universale stupore in cui è l’Europa, a vedere che l’oro, la diffusione delle idee e l’indirizzo politico-irreligioso de’ suoi Stati è quasi totalmente in podostà degli ebrei.
[…]
 
V.
 
Al dominio dell’oro, la razza israelitica unisce quello che più direttamente soggioga gli spiriti: vogliamo dire il magistero della pubblica stampa e delle cattedre. Nel Congresso giudaico, tenutosi l’anno 1848 in Cracovia, al quale concorsero gli ebrei più ricchi del mondo, fu decretato che il disperso Israello si avesse da impadronire de’ più potenti giornali d’Europa. […] Il giornalismo e la scuola superiore sono come le due ale, che portano il dragone israelitico, a rapinare e corrompere da per tutto nell’Europa.
[…]
Gli ebrei si sono, con singolare accortezza, serviti dei diritti d’uguaglianza, per invadere il foro, l’esercito, il Parlamento ed i Consigli dei ministri, come hanno fatto per signoreggiare le scuole.
[...]
 
VII.
 
Ma l’opera insigne, che, coll’aiuto delle sette massoniche, ha centuplicata la moderna potenza giudaica, è l’ Alleanza israelita universale, fondata in Parigi dal Crémieux, e si stende per tutto il globo, conferendo ai varii gruppi di ebrei, sparsi io ogni angolo, la vigoria dell’intero corpo d’Israello. […] Non erra punto chi tiene l’Alleanza israelitica per nerbo principale della massoneria, e vincolo d’unione fra le logge che arreticano il mondo incivilito.
 
VIII.
 
Noi non asseriremo, con varii autori, che la setta dei massoni fosse in su le prime creata da’ giudei. Questa sentenza non può provarsi, ed è contraria a quanto ci rivela la critica più oculata della storia. Bensì è certo che il giudaismo non tardò, nel secolo scorso, ad intromettervisi; e, colla usata sua finezza diabolica, ad informarla del suo spirito, ad indirizzarla a’ suoi intendimenti, ad incorporarsela ed a farsene vivo nerbo, per salire ove parea sogno sperarlo.
Per giungere a quel fastigio di dominazione, che fu sempre ed è il superstizioso termine del talmudismo la genia israelitica ben capiva, che un formidabile ostacolo le si levava contro, le chiudeva I’entrata nella società dei battezzati, e conseguentemente le impossibilitava il conquisto dell’ agognata signoria. Vogliamo dire la religione cristiana, fondamento di tutti gli istituti e di tutte le leggi, ond’era da secoli uscito l’ordinamento del civile consorzio. Ma, per tentare l’abbattimento della religione cristiana, e della cattolica in ispecie, occorreva agli ebrei lavorare sott’acqua, e dissimulatamente mandare altri avanti, e dietro loro nascondersi; non iscoprire l’artiglio giudaico, da tutti esecrato: in somma, bisognava dare l’assalto con soldatesche non proprie, e far cadere la fortezza in nome della libertà. Era quindi necessario scalzare questa granitica base, e sovvertire tutto I’edifizio della cristianità. Ed a questa impresa han posto mano, mettendosi a capo del mondo occulto, per mezzo della massoneria che si sono assoggettata.
I legami che stringono il moderno giudaismo al massonismo sono ora così evidenti, che sarebbe ingenuità recarli in dubbio.
[…]
 
IX.
Il giudaismo si epiloga tutto in un amore ed in un odio: l’insaziabile amore dell’oro, auri sacra fames, e l’ odio inestinguibile a Cristo: l’amore serve all’odio; e l’odio e l’amore debbon condurre all’apogeo di quell’impero, che è il delirio satanico del reprobo Israello. Si ricerchi la storia del massonismo, e si vedrà che, dal secolo trascorso ai dì nostri, altro pur esso non ha avuto in mira, se non accumulare ricchezze e guerreggiare a morte, nella società cristiana, Cristo e la sua Chiesa. Tutto il predominio, aperto o coperto, della massoneria è giovato alla cupidigia ebraica ed all’ebraica rabbia di atterrare la potenza cristiana, per provar di assidersi sulle sue ruine. Dal 1.° maggio 1789, giorno in cui si divinizzarono i diritti dell’uomo a puro pro de’ giudei, sino al 20 settembre 1870, in cui colle bombe si espugnò Roma e vi si fece prigioniero il Papato, le congiure, i tumulti, le ribellioni, gli assassinamenti, le stragi, le guerre, i fatti così detti rivoluzionarii, sortirono sempre e da per tutto il medesimo esito, di accrescere la opulenza agli ebrei e di deprimere ed opprimere la civiltà cristiana. […] Negli Stati Uniti d’America, abusando della libertà concessa loro dalla Repubblica di Washington, gli ebrei già si fanno campioni della scuola di Stato neutra, in odio ai cattolici che, pe’ loro figliuoli, intendono avere pur cattoliche e libere le scuole.
[…]
Siccome nelle Monarchie s’incontrano, colle tradizioni dinastiche, i patrimonii morali e civili delle varie nazioni, e dalle Monarchie la religione comune suol essere tutelata, quale forza precipua degli Stati, conforme si vede in tutti i paesi non sopraffatti dalla massoneria; così ne viene che il tramarne la ruina, per sostituire alla solidità dei troni la fragilità dei Governi a popolo, è di utile sommo agl’intendimenti di una razza, che non ha nè patria, nè culto pubblico, nè forma propria di reggimento, ma vive disseminata fra tutte le regioni, per tutto soggettarsele.
Tuttavia s’ ha da notare che il disordine politico, religioso ed economico, derivato in Europa segnatamente dalla questione giudaica, ha originato quel socialismo, che avrebbe da far tremare le vene e i polsi ai giudei. Perocché sembra dover essere questo il formidabile flagello della superna giustizia, per fiaccare la superbia giudaica de’ tempi nostri e farle, tutto in una volta, pagare il fio della sua luciferina tracotanza.
 
DELLA QUESTIONE GIUDAICA IN EUROPA
 
I RIMEDII
 
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Chi percorra la storia si avvede che la questione del predominio de giudei fra’ cristiani è tanto antica, quanto la cristianità medesima. Non vi è uno Stato, che ne suoi annali non trovi registrato un frequente avvicendarsi di permissioni ai giudei di soggiornare nel suo territorio, con solenni loro cacciate, per cagione degli abusi e disordini che vi commettevano. Se non che, fino al secolo nostro, la stirpe ebraica era nei Regni cristiani puramente tollerata, e come nemica, straniera e malefica, avuta in continuo sospetto e regolata da leggi particolari di eccezione, costituenti la comune difesa contro la loro dimora.
Al presente non è più cosi. Per grazia dei principii della rivoluzione prevalsi quasi da per tutto, il giudeo è stato ammesso al godimento del diritto comune: le leggi lo considerano eguale in ogni cosa agli altri, e lo proteggono al modo stesso che gli altri cittadini. Quindi la politica di difesa delle società cristiane è stata abolita, e s’ è concessa al giudeo piena libertà di offesa alle società medesime, che nel seno loro lo albergano.
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Ammesso pure che il rimedio dello scacciamento universale degli ebrei fosse ora praticabile, sarebbe difformee dal modo di sentire e di operare della Chiesa romana.
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Se non si rimettono gli ebrei al posto loro, con leggi umane e cristiane sì, ma di eccezione, che tolgan loro l’uguaglianza civile, a cui non hanno diritto, che anzi è perniciosa non meno ad essi che ai cristiani, non si farà nulla o si farà ben poco. […] Il solo modo di accordare il soggiorno degli ebrei col diritto dei cristiani, è quello di regolarlo con leggi tali, che al tempo stesso impediscano agli ebrei di offendere il bene dei cristiani, ed ai cristiani di offendere quello degli ebrei.
E questo è ciò che, in guise più o meno perfette, si fece pel passato: questo è ciò che gli ebrei da cent’anni in qua si sono studiati di disfare: ma questo è ciò che, tosto o tardi, per amore o per forza, si avrà da rifare; e forse gli ebrei medesimi saran costretti di supplicare che si rifaccia. Perocchè la strapotenza alla quale il diritto rivoluzionario li ha oggi sollevati, viene scavando loro sotto i piedi un abisso, pari nella profondità all’altezza in coi sono assorti; ed al primo scoppiare del turbine che essi, con questa loro strapotenza, vengono provocando, traboccheranno in un tale precipizio, che sarà per avventura senza esempio nelle istorie loro, com’è senza esempio la moderna audacia, colla quale proculcano le nazioni che follemente li hanno esaltati.
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Lo strumento d’ira, scelto dal cielo per punire la cristianità degenere del tempo nostro, sono gli ebrei. Il loro predominio sovr’ essa viene crescendo, col prevalere in essa del malvagio spirito, che ai diritti di Dio ha fatti succedere nel suo seno i diritti dell’uomo. La giustizia dell’Eterno si serve del più apostatico e maledetto dei popoli, per flagellare l’apostasia delle nazioni dalla sua clemenza più favorite. […] Si formino pure leghe di cristiani, che oppongano qualche argine alla irrompente fiumana del giudaismo, il quale, sciolto da tutti i ritegni, devasta colle sostanze i più preziosi tesori della fede e della civiltà nostra: si propaghi pure l’idea della necessità per la pubblica salvezza, di rinchiudere, con eque leggi, questa fiumana malefica nel suo letto antico: si scriva, si stampi, si parli, si operi a tale intento, entro i confini sempre di quello che il Vangelo fa lecito. Ma niuno, che abbia amore schietto di religione e di patria, si stanchi dal battere e ribattere di continuo e da per tutto il chiodo di questa grande verità: che, rispetto alle nazioni socialmente apostatiche dalla Chiesa per seguire le impostore massoniche, gli ebrei moderni sono il flagello della giustizia di Dio; e che tutto il dolce del liberalismo finisce con attirarle fra le strette della vorace piovra del giudaismo[...].
 
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Da questi brani rileviamo qual era la posizione della Chiesa a fine del XIX secolo non soltanto in fatto di Ebrei, ma anche in ambito politico generale. Notiamo un radicale rifiuto degli ideali rivoluzionari francesi, accompagnato da una vocazione reazionaria. Una consona prosecuzione del mio presente lavoro è la mia seconda monografia su Monsignor Robert Hugh Benson, la quale consiglio di leggere, terminato qui, dacché gli argomenti là affrontati costituiscono un proseguimento tematico pertinente inoltrantesi nel ’9007. In quest’altra separata sede ho riportato l’estrazione di un altro articolo de “La Civiltà Cattolica” inerente ai Giudei, analizzato l’ideologia politico-religiosa bensoniana quale simbolo concreto della visione sociale della Chiesa a inizio del XX secolo, trovato spunti per parlare di antisemitismo cattolico. Qua, dopo aver creato, e indicato, tale ponte fra miei testi in funzione di approfondimento incentrato sul ’900, ho la possibilità di aggiungere altre argomentazioni. La prima cosa che voglio rammentare è che i nazisti tedeschi andarono a riprendere nella loro propaganda antigiudaica le “Omelie contro gli Ebrei” di Giovanni Crisostomo. Il che costituisce exemplum di riprova della mia convinzione che ci sia omogeneità ideale, genetica ed eziologica tra antisemitismo spiritualista cristiano e antisemitismo pseudobiologico (de facto questo una clonazione fondata sugli estatutos de limpieza de sangre). La posizione de “La Civiltà Cattolica” è spiritualista in merito, non si faccia confusione. Per la Chiesa i Giudei convertiti si potevano recuperare, per il nazismo l’impronta razziale biologica era indelebile. Riguardo al resto però, come letto, la piovra giudaica rimaneva la medesima per cattolici e nazisti. Quindi se differivano su dettagli, tutto sommato, secondari, nei confronti del nocciolo della questione non divergevano su grandi aspetti (nella mia monografia su Tertulliano ho preso in esame di questi dettagli). Nell’atmosfera precedente la Shoah la plurisecolare linea dell’antisemitismo poliedrico non disturbava, diversamente da oggi, i più. È possibile rilevare ad esempio che nel XX secolo, prima dell’Olocausto, l’antiebraismo in genere fosse percepito come un fenomeno non anomalo e non allarmante in “Swastika Night” di Katharine Burdekin (1896-1963)8. Poter leggere quei tre articoli, di cui sopra, de “La Civiltà Cattolica” era “normale” ai loro tempi, dentro una quotidianità assuefatta da parecchi secoli all’ostilità verso le genti ebraiche. L’olocausto e la genesi del moderno Stato di Israele hanno segnato uno spartiacque, una frattura, nell’intero panorama occidentale, ma altresì nella sostanza del magistero ecclesiale romano. Per un motivo o per un altro non sarebbe stato più possibile alla Chiesa tenere ancora i toni e le idee antisemite patristiche. Fu sincero cambiamento? Ai posteri l’ardua sentenza. Chi leggerà la suddetta mia seconda monografia bensoniana, nel finale di essa, potrà capire quali e quanti possano essere i dubbi e le perplessità riguardanti diciotto secoli di antigiudaismo della Chiesa interrotti solo nella seconda metà del ’900: al momento non stiamo nemmeno 18 a 1. Chi ci garantisce che andando avanti il giudicato “errore” dell’antisemitismo cristiano non possa avere una rinascita alla luce della sua monumentale vita? Per ora la memoria della Shoah rappresenta un giusto e valido memento. Però credo altresì che non approfondire meglio la materia, e da parte dei più rimanere circoscritti a una conoscenza parziale e non interessarsi di quello che è stato il primordiale antisemitismo spiritualista, possano alla lunga essere fonti di imprevisti problemi. Perché se da un lato il razzismo pseudobiologico viene opportunamente messo all’indice, quello spiritualista, oggigiorno molto meno diffuso del primo, dall’altro gode, bene o male, del beneficio dell’ignoranza. E io reputo che quei diciotto secoli non meritino di essere accantonati, bensì vadano ricordati e studiati nella loro potenza gestatoria, secondo la mia maniera di valutare le dinamiche, di quell’atto tragico e inumano che è stato la Shoah. Io penso che senza antigiudaismo cristiano non ci sarebbe mai stato un antiebraismo pseudobiologico, e che dunque senza radici del genere forse la Storia, non solo novecentesca, potrebbe essere stata più serena e più libera. La mia idea potrebbe sembrare ucronica, ma resta comunque un giudizio storiografico che ho chiarito. La migliore conoscenza dei fatti storici potrà garantire alle generazioni future e presenti la migliore sicurezza di non cadere di nuovo nella barbarie: conoscere in modo critico può rendere il mondo un posto più giusto e lecitamente libero; parzialità, distorsione, oblio, giocano a sfavore di una sana società e del benessere globale.
 
 
NOTE
 
Questo scritto fa parte del mio saggio intitolato “Studi illuministi”
https://www.academia.edu/122120564/Studi_illuministi
 
1 Si vedano dentro ai miei lavori indicati le parti pertinenti: nella mia pubblicazione Oscurantismo e irrazionalismo del Cristianesimo in Tertulliano (2023) da pag. 17; la sezione intitolata Nevrosi e irrazionalismo in Agostino d’Ippona nel mio saggio Teologia analitica (2020).
https://danilocaruso.blogspot.com/2023/09/oscurantismo-e-irrazionalismo-del_12.html
http://danilocaruso.blogspot.com/2020/07/nevrosi-e-irrazionalismo-in-agostino.html
 
 
2 Indico, al fine dell’approfondimento, dei miei studi: Ermeneutica religiosa weiliana (2013); il mio testo intitolato Antropogonia e androginia nel Simposio e nella Genesi all’interno della mia opera Considerazioni letterarie (2014); gli studi recanti i titoli L’acqua e il dio biblico e Sul biblico “Cantico dei cantici” e su Gn 1,1 presenti rispettivamente dentro le mie opere Teologia analitica (2020) e Radici occidentali (2021); gli altri due testi intitolati Dall’inno stoico a Zeus di Cleante alla fondazione del Cristianesimo e Dalle parole di Gesù Cristo a quelle di Pauline Harmange contenuti nel mio saggio Prospettive rinnovate (2023).
https://www.academia.edu/6280171/Ermeneutica_religiosa_weiliana
https://danilocaruso.blogspot.com/2014/06/antropogonia-e-androginia-nel-simposio.html
https://danilocaruso.blogspot.com/2020/03/lacqua-e-il-dio-biblico.html
https://danilocaruso.blogspot.com/2021/08/sul-biblico-cantico-dei-cantici-e-su-gn.html
https://danilocaruso.blogspot.com/2023/08/dallinno-stoico-zeus-di-cleante-alla.html
https://danilocaruso.blogspot.com/2023/08/dalle-parole-di-gesu-cristo-quelle-di.html
 
3 Nella mia monografia citata nella nota 1, da pag. 28.
https://www.academia.edu/106504462/Oscurantismo_e_irrazionalismo_del_Cristianesimo_in_Tertulliano
 
4 Circa una passata inclinazione antigiudaica de La Civiltà Cattolica centrali le ricerche di Gadi Luzzatto Voghera, direttore del CDEC e autore di varie pubblicazioni storiche sull’antisemitismo. Sul tema indico un suo saggio: Aspetti di antisemitismo nella “Civiltà Cattolica” dal 1881 al 1903, presente sulla rivista “Bailamme”, nel num. 2 – dicembre 1987, alle pagg. 125-138. Utile reputo qua segnalazione, dacché rilevante e pertinente in ugual misura, di un altro saggio, di Annalisa Di Fant: Stampa cattolica italiana e antisemitismo alla fine dell’Ottocento in Les racines chrétiennes de l’antisémitisme politique (fin XIXe-XXe siècle) [Collection de l'École Française de Rome – 306 (2003)], alle pagg. 121-136.
 
5 Per esempio, Der Talmudjude (1871), opera del sacerdote e intellettuale antisemita cattolico tedesco August Rohling (1839-1931), fu considerato un testo iconico dai sostenitori dell’antigiudaismo. Apprezzato dai nazisti, attacca in particolar modo il Talmud, con argomentazioni simili a quelle qui rilevabili negli articoli menzionati de La Civiltà Cattolica.
 
6 A proposito del periodo intermedio antiebraico e oltre, in funzione di exempla di ampliamento dell’orizzonte, voglio segnalare tre lavori. Uno di Boleslao Lewin: La Inquisición en Hispanoamérica / Judíos, Protestantes y Patriotas (1962).  Un altro è: Le radici storiche dell’antisemitismo [a cura di Marina Caffiero (2009)], contenente contributi di autori vari. L’ultimo, mio, nella mia pubblicazione Studi illuministi (2024): Elementi di antisemitismo nella “Divina Commedia”.
https://danilocaruso.blogspot.com/2024/07/elementi-di-antisemitismo-nella-divina.html
 
7 Da Robert Hugh Benson a George Orwell (2024).
https://www.academia.edu/120529286/Da_Robert_Hugh_Benson_a_George_Orwell
 
8 Il caso di questo romanzo può essere approfondito grazie a una mia analisi: La distopica e criptica nazimisoginia di Katharine Burdekin presente nella mia pubblicazione Ritorno critico (2024).
https://danilocaruso.blogspot.com/2024/05/la-distopica-e-criptica-nazimisoginia.html